Capitolo 5 - Under Pressure

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La luce del sole entrò dalla serranda, sentii degli uccellini che cantavano festosi. Lentamente aprii gli occhi.

«Mh, che ore sono? Le nove e mezza?!» Dissi prendendo in mano la sveglia. «Ho dormito troppo, forse. Ma di domenica è giusto riposarsi.»

Rimasi altri cinque minuti sdraiata, per poi scendere dal letto, aprire le finestre e aggiustare le coperte. Dopo essermi sciacquata il viso ero pronta per dirigermi un cucina.

«Buongiorno dormigliona!»
«Buongiorno mamma.» Dissi ridendo.
«Tieni, questa mattina colazione un po' più leggera, altrimenti a pranzo ti sazi subito.» Disse mia madre, mettendo il piatto in tavola.
«Sì, hai ragione.» Risposi, sedendomi sullo sgabello.
«Tesoro, questo pomeriggio avevo intenzione di andare al supermercato, però mi sono ricordata di un impegno... potresti andarci tu, per favore?»
«Certo! Così faccio anche una bella passeggiata!» Risposi mangiando la mia colazione.
«Grazie! Ti faccio la lista di cose da comprare! Tieni i soldi.»

Così mi andai a fare una doccia e subito dopo uscii di casa.

«Io esco!»
«Fa' attenzione!»

"Sono passati tre mesi da quando mi sono trasferita qui... pensandoci ancora non mi sembra vero quello che è successo... Mi abituerò mai a questi palazzi? A tutta questa gente tra le strade?"

Arrivata al supermercato, iniziai a prendere tutto il necessario.

«Fanno 4.895 Yen.» Disse la commessa.

Pagai e, dopo aver messo frettolosamente tutta la spesa nelle buste, uscii. Non so perché, ma il momento di riporre la spesa nei sacchetti mi genera un'ansia tremenda, come se dovessi sbrigarmi per liberare lo spazio nel minor tempo possibile, permettendo alla persona dopo di me di fare lo stesso senza dovermi aspettare. Si era fatto mezzogiorno, così cercai di aumentare il passo. "SBAM!" Urtai qualcosa facendo cadere una busta per terra.

«EHI, ATTENTA A DOVE VAI!»
«S-Scusi...»

Era un uomo molto alto, con un cappello, la barba lunga e un braccio tatuato.

«Guarda cosa hai fatto! Mi hai sporcato le scarpe bianche!»
«Non l'ho fatto apposta... ho già chiesto scu-»

Strattonandomi afferrò il mio polso.

«FERMO!» Urlò una ragazza, avvicinandosi a noi.

Prese il braccio dell'uomo e glielo torse dietro la schiena, levando la presa del bruto dal mio polso.

«Ehi! E tu chi diavolo sei? E cosa credi di fare?!»
«Polizia di Tokyo. Cosa credo di fare? Arrestarti se continui a fare lo spaccone e farti passare una notte dietro le sbarre. Ti basta come risposta?» Disse la ragazza, stringendo ancora di più la presa.
«Va bene, va bene... Che siete permalose voi donne... me ne vado!»

Così la poliziotta lasciò la presa e l'uomo se ne andò, grattandosi la testa, quasi spaventato.

«Stai bene?» Disse la ragazza sorridendo verso di me.
«Sì, grazie! Non so cosa sarebbe successo senza il tuo aiuto.»
«Figurati. È il mio compito proteggere le persone!» Disse dopo essersi chinata per raccogliere la busta della spesa. «Stavi andando a casa, vero? Tieni la busta e fa' attenzione!»
«Grazie mille!»

La salutai e corsi direttamente a casa, consegnando la tanto sudata spesa a mia madre.

-

Arrivò la mattina successiva, Satou mi aspettava come ogni giorno fuori casa.

«Buongiorno, Kuroda!» Disse Satou energicamente.
«Buongiorno! Come stai?» Risposi io.
«Tutto be-»

The Opposite of Me - Watashi no HantaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora