5. La musica

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Appena me lo disse, ne rimasi sorpresa e scioccata allo stesso tempo, mi ribollì il sangue nelle vene per un momento ripensando a ciò che mi era successo poco tempo prima, allora era da lì che veniva quel ragazzo? Gliela farò pagare cara per tutta la violenza che ha usato con me.

Ann poi si rese conto dei lividi che si erano formati attorno ai miei polsi e mi chiese cosa fosse successo.

-"Oh, niente, non è successo niente non ti preoccupare..." Ero visibilmente nervosa sperando che non mi avrebbe fatto più domande, fortunatamente fu così ma la vidi non molto convinta della mia risposta e sulla credibilità della cosa, fece spallucce: -"Che hai intenzione di fare adesso?" Mi chiese -"Voglio andare a vedere il piano di sopra." Risposi fredda.

-"E perché mai?" Mi guardò incredula con gli occhi spalancati, sembrava spaventata dalla proposta. -"Così, sono curiosa... c'è un'ascensore qui?" La guardai in attesa di risposa mentre lei mi scrutava ancora più sorpresa. Come mai sembrava che le ragazze avessero paura di andarci? -"Oh, e-ehm certo." Rise nervosamente. -"Bene, allora andiamo." Dissi incamminandomi per prendere l'ascensore seguita da lei, premetti il pulsante e aspettai che arrivasse; entrammo.

Notai che Ann era sempre più nervosa e spaventata, così iniziai a preoccuparmi: -"Ann perché sei così strana all'improvviso? Se non vuoi venire con me, tranquilla, posso starci solo io." -"No, no starò con te... devo starti vicina." -"Ahm, come vuoi allora."

L'ascensore si fermò al piano e si aprirono le porte rivelando un corridoio pieno zeppo di ragazzi che urlavano e camminavano avanti e indietro, un casino totale, ma appena uscii mi guardarono tutti come se fossi una creatura venuta da un altro pianeta, inclinai il capo interrogativamente, poi ripresi a camminare fregandomene altamente. Il corridoio era seguito da finestre gigantesche su di un lato mentre su l'altro c'erano aule vuote e piene di studenti e strumenti musicali sparsi dappertutto. Era un bel posto, affascinante e luminoso. -"E' molto bello qui." Dissi riferendomi a Ann. -"E' vero, ma sono i ragazzi che rovinano il posto purtroppo." -"Perché? Cosa fanno? Sembrano così indaffarati." Mi guardai attorno curiosa.

-"Si, sembrano... semplicemente c'è una cerchia di ragazzi che fa paura a tutti all'interno di questa accademia, ecco perché non volevo venirci. Anche se alcune ragazze impazziscono per due di loro in particolare." -"Chi sono?" -"Non conosco i loro nomi, non mi interessano." Si bloccò d'improvviso, guardai dietro di lei, quel ragazzo che l'aveva fatta cadere poco tempo fa. Era terrorizzata.

-"Uh, ma guarda chi c'è, la matricola e la sua amichetta." Strinsi i pugni. Chi è questo? -"La smetti di fare il coglione di turno?" Gli dissi da lontano, l'attenzione di tutti era rivolta su di me adesso come se avessi detto una cosa proibita. Si avvicinò a me e Ann che ormai tremava e mi supplicava di andarcene, la ignorai mentre guardavo negli occhi quel ragazzo con sguardo di sfida. Si mise sulle ginocchia per arrivare alla mia stessa altezza. -"Chi sei tu per dirmi queste cose, mocciosa?" Mi afferrò il mento con il pollice e l'indice, io lo spinsi subito subito via facendolo sedere a terra. -"Non toccarmi, coglione." -"TU." Mi puntò il dito contro e poi mi afferrò il braccio al che Ann lo allontanò subito via seppur impaurita. -"N-non avvicinarti un'altra volta. Jane, andiamocene, lo sapevo che sarebbe stata una pessima idea venire qui." Mi girai per andarmene ma quel coglione fece un altro commento poco carino sulla mia amica, così mi girai e lanciando la mia borsa a tracolla lo colpì dritto in faccia. -"Schifoso che non sei altro." Entrammo in ascensore che poco prima Ann aveva chiamato e scendemmo al piano di sotto. -"Ci siamo messe in guai seri adesso Jane, cazzo." -"Michael Turner." -"Cosa?" -"Michael Turner, così si chiama quel ragazzo." -"E tu come lo sai?" -"Quando si è avvicinato a me si è inginocchiato ho visto la targhetta sulla sua maglietta." Fece il segno con le mani di un'esplosione  sulla testa con tanto di onomatopea e mi disse: -"Tu sei qualcosa d'incredibile Jane Williams, così potremo fare causa al preside dell'accademia." -"No, non possiamo fare niente, non abbiamo prove." -"Certo che le abbiamo, sei tu!" La squadrai dalla testa ai piedi, realizzò la cosa che aveva appena detto e si scusò immediatamente tanto che risi. -"Uffaa, scusami non intendevo quello, lo sai." Disse mentre teneva una mano sulla mia spalla e la testa china facendo cadere i suoi capelli lunghi e biondi.

-"Mh, va bene, va bene." -"Ti voglio bene, grazie aaah." -"Anche io." Le sorrisi. Ho una migliore amica molto probabilmente. Uscimmo dall'ascensore che si era fatto buio, erano le sei del pomeriggio e quasi tutti gli studenti erano andati via. -"Senti,  ti va di uscire per un'aperitivo domani pomeriggio?" Disse quasi per uscire dalla porta d'uscita finché non mi fermai di botto. -"Ho dimenticato la mia borsa...vai, ci sentiamo domani" -"Oh no, sei sicura?" -"Certo, - le sorrisi. - non ti preoccupare, farò presto." Aspettai che andasse via per rientrare in ascensore e salire di nuovo al piano di sopra e vedere dove fosse finita dove averla lanciata in faccia a quel coglione.

Girai per tutto il corridoio finché non la trovai e controllai se ci fosse ancora tutto all'interno, cavolo mancava solo la mia carta d'entità, evidentemente era volata via dalla borsa nel mezzo del lancio. -"Quel coglione se mi ha fatta smarrire la carta d'entità lo ammazzo." Continuai ad andare avanti mentre guardavo in ogni angolo di quel posto che sembrava infinito, poi una musica. Chi si metteva a suonare a quest'ora della sera? Mi avvicinai sempre di più a quella musica così orecchiabile e calma finché non mi trovai davanti ad un'aula, mi sporsi per vedere chi ci fosse, un ragazzo, un ragazzo magrolino dai capelli neri e ricci, la pelle bianchissima, indossava una maglietta bianca a mezze maniche e un pantalone di tuta nero e delle converse semplici, le sue mani che toccavano i tasti bianchi e neri del pianoforte mentre avrebbero incantato tutto il pubblico se ci fosse stato in quel momento. Vidi la mia carta d'entità all'interno dell'aula a terra ad un vaso, mi assicurai di non fare troppo rumore ed entrai lentamente, ero quasi vicino quando improvvisamente finì la musica, mi bloccai vedendo quel ragazzo abbassare la testa e sospirare rumorosamente e girarsi verso di me, si alzò e in un'attimo si ritrovò vicino a me, chiusi gli occhi.

Li riaprii per un secondo per essere sicura che non fosse più lì, li richiusi maledicendomi e lui mi afferrò i polsi per poi avvicinarmeli e tenerli con una mano al muro, il mio busto adesso era alzato e non ero più seduta, tra le mie ginocchia sentivo la sua gamba che mi teneva; parlò:

-"Ancora tu, matricola." Aprii gli occhi e mi ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio, lo guardai negli occhi finché non li strizzai e girai la testa verso il muro, quella stretta era così forte che mi stava facendo male. -"M-mi stai f-facendo male..." Aprii gli occhi un'attimo per far scendere una lacrima. -"L-lasciami! Cosa vuoi da me?!" Mi dimenai all'improvviso contro quella stretta, mi ritrovai di nuovo a guardarlo negli occhi, quegli occhi così scuri che quasi non si vedevano le pupille, così spenti. -"Ti odio." Mi disse, poi finalmente mi lasciò e si allontanò da me mentre io trattenevo le lacrime e cercavo di tenere i miei polsi il più fermi possibile senza farli tremare più di quanto già non lo stessero facendo. Alzai il capo verso di lui che mi guardava impassibile mentre altre lacrime continuavano a scendere. Non capii tutta quella rabbia e cattiveria nei miei confronti.

-"Non ti fai sfiorare da nessuno eppure da me ti fai addirittura toccare..." Mi disse lui mentre i nostri sguardi erano incrociati e il mio respiro aveva smesso di fuoriuscire dal mio corpo.

E così lui se ne andò via, rimasi scioccata da quelle parole, le lacrime che pochi secondi prima stavano scendendo, di colpo si erano fermate, i miei polsi avevano smesso di tremare e così anche il dolore insopportabile che sentivo si era d'improvviso alleviato. Uscii subito da quell'aula dopo aver recuperato la mia carta d'entità, una volta anche preso l'ascensore e uscita da quella accademia.

Le uniche cose che mi erano rimaste in testa e che non smettevano di frullarmi anche durante il tragitto di casa fino ad entrarci, furono quella musica, quelle parole ma soprattutto lui, quel ragazzo.

Fra l'arte e la musicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora