3. Ruskin School Of Art

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Mi svegliai il giorno dopo senza fretta né furia verso le nove del mattino con il solo cinguettio degli uccellini e il sole che mi si posava sugli occhi, me li stropicciai e mi stiracchiai. Guardai il cellulare sul comodino di fianco a me e aprii il meteo, segnava che quel giorno avrebbe fatto molto caldo scalando di poco i trenta gradi, sospirai pensando a come avrei passato quella giornata, che per quanto sarebbe stata bella, non l'avrei sopportata un attimo per il caldo insopportabile. Odio il caldo, soprattutto io che lo soffro molto.

Decisi di alzarmi dal letto e dopo la mia solita routine il pensiero di fare la mia prima colazione mi eccitava, così mi preparai dei pancake, li farcii con della nutella posizionandoli uno sopra l'altro e spargendogli dello zucchero a velo sulla superficie, il tutto accompagnato da una tazza di latte ovviamente, non sarei stata io senza. Mi piacque così tanto che una volta finita battei le mani in segno di gioia, sì era stupido e alquanto infantile, ma io ero così e non potevo farci nulla; presi dunque la tazza di latte finita e il piccolo piattino e me li portai sulle gambe, cautamente una volta posizionate le mani sulle rotelline a passaggi stretti, mi iniziai a muovere fino alla lavastoviglie, ormai ero diventata una giocoliera perché il bicchiere da sopra il piattino non si mosse e non cadde quindi riuscii a metterli nell'elettrodomestico senza problemi.

Ero ancora in pigiama in realtà, allora andai in camera mia e aprii le ante del mio guardaroba enorme e senza pensarci troppo tirai fuori una gonna a strisce bianche e nere e una maglietta a maniche corte bianca con un semplice fiorellino stampato sopra: Mi infilai prima la gonna con meno difficoltà delle altre volte, si sentiva che indossavo solamente pantaloni lunghi, e poi la maglietta, successivamente andai in bagno per lavarmi i denti e truccarmi con un po' di correttore sotto le occhiaie, mascara e un lucidalabbra, infine ripettinai di nuovo i capelli che dopo essermi vestita si erano gonfiati come se fossero un palloncino. Infine preparai la mia borsa da tracolla ed uscii di casa. 

Sentii immediatamente il calore avvolgermi, se non fossi stata sulla sedia a rotelle molto probabilmente sarei svenuta sul colpo, mi sventolai la mano sul viso per farmi aria invano tutto, faceva troppo caldo e oggi avrei dovuto fare tante cose. Pensai che forse queste ore della mattina sarebbero passate più velocemente se avessi fatto qualcosa di divertente, e tenendo conto di questo caldo, entrai di nuovo in casa per recuperare un costume ed indossarlo, quindi mi spogliai e cambiai gli indumenti per un vestitino grigio e fresco ed uscii di nuovo di casa, questa volta non dando retta al caldo insopportabile ma a quello che mi aspettava. Direzione mare!

Mi informai su quali bus salire per arrivarci e fortunatamente non distava troppo da dove abitavo. Ogni bus che presi era munito di una pedana per tutti coloro costretti su una sedia a rotelle, mi sentii a casa per un momento, una delle cose che l'America non mi aveva mai fatto mancare era la solidarietà e il fatto che sono sempre riuscita a sentirmi autonoma nonostante tutto, non mi sono mai sentita come se mi ritrovassi "con il bastone tra le ruote" o barriere che potessero farmi capire che da certe parti io non dovevo esserci o andarci.

Dopo una buona mezz'ora ero finalmente arrivata a destinazione, mi aiutarono a scendere dal bus e io mi ritrovai su di una salita di ciottoli, riuscii a cavarmela per arrivare dall'altra parte della strada dove c'era una stradina di legno che portava alla piccola spiaggetta libera. Arrivata lì mi ritrovai nel mezzo di un'altra stradina dove mi resi conto portava praticamente a mare, così la percorsi, a metà strada tra la sabbia e il mare mi fermai sporgendomi un po' di più e lasciare spazio agli altri di attraversare.

Scesi dalla sedia cadendo sulle braccia e toccando con le mani e le ginocchia la sabbia non troppo calda ma pulita e dorata, non c'erano pietre, non c'era alcun pericolo per me, mi sentivo bene e tirava anche quel venticello gradevole che non ti faceva sentire il caldo addosso. Mi iniziai a trascinare con le mani tutto il corpo per avvicinarmi di più alla riva, non mi sarei mai buttata a mare, anche perché non avrei potuto, ma mi avrebbe fatto molto piacere se il mare mi avesse accarezzato sui piedi, le gambe e le mani. Una volta che sentii l'acqua bagnarmi le mani ed il mento chiusi gli occhi e feci forza sugli avambracci per tirare su il petto e girarmi su di un lato e mettermi seduta tirandomi le gambe per piegarle. 

-"Forse dovrei avvicinarmi all'acqua un altro po'..." Pensai, così feci stendere le gambe e con le mani appena dietro i fianchi mi feci forza e scesi un po' di più, adesso le onde del mare potevano bagnare le mie gambe fino al bacino e io in compenso mi sarei sentita più fresca, mi portai l'acqua sul collo e il petto per rinfrescare anche quella parte del corpo che sembrava chiedermi aiuto a causa del calore. Finalmente non sentivo più troppo caldo. 

Passai due belle orette in riva al mare osservando di tanto in tanto il cielo e chiudendo gli occhi per godermi il sole che intanto mi accarezzava il viso col suo calore meno insopportabile adesso, quasi piacevole, mi parve di notare una coppia di fidanzati, un ragazzo ed una ragazza, lei sorrideva mentre lui la ammirava e le sistemava alcune ciocche di capelli posizionandole dietro l'orecchio, quanto amore provai in quel momento, un'emozione di felicità che presto si sarebbe pero' in leggera malinconia...

Avrei mai vissuto tutto quello che quella ragazza stava vivendo in quel momento? A volte non chiedo altro, ma chi mi amerebbe mai in questo stato?

Decisi di non pensarci ancora, così mi girai e mi trascinai fino alla sedia a rotelle per salirci, raccolsi le mie cose tra cui l'asciugamano e mi asciugai per bene le gambe, mi misi di nuovo il vestitino e mi spinsi fino alla passerella per poi proseguire fino alla fermata dell'autobus, aspettai lì sotto per una decina di minuti e quando vidi che il bus che stavo aspettando era arrivato mi precipitai vicino alle porte con la speranza che il conducente mi notasse e mi facesse salire, andò tutto bene, salii e partii.

Era ormai l'una e mezzo del pomeriggio quando scesi dall'autobus e mi venne fame, mi guardai attorno e intravidi un locale quasi pieno, allora mi incamminai per arrivare in tempo e trovare posto quando una qualcuno mi venne praticamente addosso urtandomi e facendomi quasi cadere a terra. Gli urlai: -"EHI! MA GUARDA DOVE VAI! Cavolo che botta..." -dissi massaggiandomi la spalla.- Mi aveva fatta male e non solo, neanche si era voltato per chiedere scusa, non gli era letteralmente importato, possibile che non mi avesse notata? Arrabbiata e infastidita da quel comportamento poco educato ci andai vicino: -"Scusa, non hai notato che stavi quasi per farmi cadere a terra?" Quel ragazzo mi guardò squadrandomi dalla testa ai piedi, ma chi si credeva di essere? Mi sorpassò senza dire niente, come se fossi un fantasma. Sbuffai, -"Ma che gente che c'è in giro." sussurrai guardandolo mentre se ne andava, non mi sarei dimenticata di quel ragazzo: Aveva i capelli castani e spettinati, indossava una maglietta nera con una scritta la quale non riuscii a decifrarne le parole poiché teneva un borsa a tracolla che gli copriva la schiena, dei pantaloni neri attillati e degli anfibi da uomo dello stesso colore.

Nonostante quello che era successo ordinai comunque un'insalata fredda, mi arrivò dopo due minuti e io me la divorai letteralmente, era sia buona che io affamata, pagai il pranzo e dopo essermi congedata mi diressi peer la fermata dell'autobus per prenderlo e ritrovarmi vicino casa in mezz'ora da lì.

Entrata a casa, riposi tutto a posto e mi diressi in bagno per entrare in vasca, la riempii dunque d'acqua e sapone, nel mentre mi spogliai e aiutandomi sempre con le mani mi sedetti sul bordo della vasca, portai le gambe all'interno e scivolai. Mi lavai bene tutto il corpo tranne i capelli che erano puliti e infine feci l'esatto inverso per uscire, mi asciugai e mi diressi in camera per mettere l'intimo, e i vestiti che avevo deciso di indossare un po' di ore prima.

Avevo finito tutto quello che dovevo fare, adesso mi restava solamente andare a presentare il curriculum all'accademia che avrei dovuto frequentare successivamente, allora mi affrettai e uscii per l'ennesima volta di casa per andare fuori all'ingresso, ci arrivai in poco tempo, fortunatamente ero capitata molto vicina alla struttura dunque non dovevo usare mezzi. Mi fermai sotto quell'edificio al dir poco enorme e visibilmente antico, sentivo l'arte penetrarmi nelle vene, osservai in alto e lessi l'insegna con su scritto il nome di quell'accademia: 

Ruskin School Of Art.

Fra l'arte e la musicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora