Nonostante la sensazione di scomodità che si impadronì di lui scosse la testa, costringendosi ad ignorare quel dettaglio e a sollevare la grata, puntandoci la torcia all'interno.
Davanti si ritrovò un piccolo sacchettino che risaltava con quei muri sporchi perché di un bianco accecante e pulito. Strano.Lo afferrò e se lo infilò nella tasca interna della giacca decidendo che l'avrebbe controllato dopo, ritornando con la luce verso i propri piedi. Iniziò a scendere - attento a non far rumore - ma si paralizzò quando sentì qualcosa sfiorargli la caviglia: non muoverti.
Chiuse gli occhi, strinse la mazza nella mano e prese un profondo respiro, passò la cosa come una sua impressione e riprese a scendere ma sta volta, però, proprio quando era con un piede già attaccato al pavimento, la sua caviglia venne afferrata da ciò che al tatto gli parvero lunghi e freddi artigli. Si girò di scatto e ci puntò la luce, urlando a pieni polmoni subito dopo: c'era una bambola. Ci stava una cazzo di bambola in ceramica con mezza faccia spaccata e il vestito a pezzi che lo teneva per la caviglia con -e forse gli scappò una bestemmia- dei fottuti artigli al posto delle dita.
Gli stava venendo un mancamento.
Seguì l'istinto e la colpì con la testa della mazza con talmente tanta forza che la sentì urlare... ad ogni modo si era liberato dalla presa, perciò non perse tempo ed iniziò a correre spedito verso la porta ancora spalancata attraversando l'armata di incubi materiali che si stava svegliando e che avevano tutti un unico obiettivo: giocare con Min Yoongi.
Quando uscì dalla stanza iniziò il vero inferno e in cuor suo sperò che fosse il primo e ultimo: si ritrovò inseguito da una dozzina, o forse più, di giocattoli alle calcagna. Chi saltava, chi correva, strisciava o si spostava attaccato al soffitto, Yoongi ce li aveva tutti quanti dietro e non provò nemmeno a girarsi per guardarli, sicuro che se l'avesse fatto si sarebbe messo a piangere in un angolino e onestamente si riteneva fin troppo bello per morire in un modo così patetico.
Peccato che Yoongi fosse umano e per quanta voglia avesse, per quanto impegno ci potesse mettere, lui non poteva correre in eterno: la sua mente iniziò a fare calcoli e ad immaginarsi possibili scenari di vittoria, non fermandosi nemmeno quando il biondo urlò dopo che si sentì sfiorare la nuca da solo Dio sa cosa, sforzando le sue gambe e i suoi polmoni ad aumentare il ritmo che lo avrebbe tenuto in vita.
Svoltò l'angolo, quasi si slogò una spalla vista la forza che utilizzò per aprire due porte in metallo che gli si erano presentate davanti e rischiò addirittura di cadere a terra ma lui continuò a correre e correre, passando corridoi e reparti, lanciando qualche altro urlo e prendendosi infarti quando si vedeva spuntare dai condotti dell'aria alcuni di quegli affari, giocando al salto dell'ostacolo, che si decise a tentare: continuò a svoltare angoli su angoli, oltrepassò porte che provò pure a chiudere negli istanti dopo che le aveva oltrepassate sfruttando la velocità della corsa, spingeva qualsiasi oggetto che gli si parava davanti, grande o piccolo, pesante o leggero, doveva rallentarli e prendere distanza.
E ci stava riuscendo, li stava davvero distanziando, ma il suo cuore smise di battere quando si sentì crollare a terra: le sue gambe avevano ceduto. E Yoongi si sentì morire mentre stava lì, sul punto di avere una crisi isterica, le lacrime agli occhi e le sue gambe che inermi non rispondevano più ai comandi che il cervello stava loro mandando. I giocattoli lo avevano raggiunto, stava per essere preso ma una voce rauca e arrabbiata fece tremare i muri e ghiacciare la scena, facendo fermare tutto.
« Che cosa ci fate fuori dalla vostra area? »
I brividi si impossessarono di lui e se prima si sentiva morire dentro, adesso rimpiangeva di essere tornato a casa.
Perché? Perché quando girò la testa verso quella voce si ritrovò davanti il suo carnefice, colui che lo aveva trascinato in quel posto e Dio, quell'espressione glaciale e quegli occhi spalancati gli facevano terrore.Nessuno osò fiatare e questo sembrò irritare ancora di più Jack, che strinse la maschella: « NAMJOON! »
Il biondo sobbalzò, notando poco dopo la figura del platinato avvicinarsi e fermarsi dietro il ragazzo che lo aveva chiamato.« Porta via Yoongi: andate nella tua stanza, in un ufficio, nella mensa dove cazzo ti pare ma allontanatevi da qui. - scoccò un'occhiata veloce al biondo per terra e mormorò, - Non vorrei che il nuovo arrivato si spaventasse come hai fatto tu la prima volta... »
Namjoon non disse nulla, si avvicinò solamente a Yoongi e lo prese in braccio in stile sposa, assicurandosi prima che il biondo tenesse la mazza al petto. Diede le spalle alla scena e senza esitare o guardarsi indietro, iniziò ad allontanarsi con passo veloce ma controllato, tenendo in viso un'indifferenza fredda come il ghiaccio.
Yoongi stette in silenzio per tutto il tragitto, rimurginando su quanto avesse fatto schifo, la testa appoggiata alla spalla del più alto e il suo profumo muschiato che gli riempiva le narici e cullava i suoi muscoli dolenti.
Arrivarono davanti una porta in legno, il silenzio di sottofondo, e quando Namjoon entrò nella stanza Yoongi provò una sbiadita curiosità. Venne messo sul letto dal platinato che si affrettò a richiudere la porta, lasciando il tempo al biondo di guardarsi attorno: la camera - perché di una camera da letto si trattava - era pulita, il bianco era l'unico colore presente,se non fosse per alcuni dettagli azzurri (che si notavano qua e là).
Il letto su cui era seduto, sta volta, era comodo.
C'erano alcune mensole sui muri, un paio di foto, alcuni quadri, una libreria con tanti libri e una scrivania posta sotto una finestra da cui si poteva vedere il buio pesto che regnava al di fuori.Era così assorto dallo guardarsi attorno che sobbalzò quando Namjoon gli sfilò silenziosamente la mazza dalle braccia per poggiarla vicino la scrivania, sedendosi poi accanto le sue gambe. Le guardò in silenzio, poggiando una mano sopra la destra ed iniziando a massaggiarla piano, non reagendo nemmeno quando ne sentì i muscoli tendersi e il piccolo lamento che uscì dalle labbra rosee di Yoongi.
« Quindi ti stavi facendo ammazzare, neh? »
E rise, ma la sua voce aveva perso colore.
🎭1055 parole🎭
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➳ Qual è il Tuo Incubo? | M.Y.
Kinh dị{ IN CORSO } Non si sarebbe mai aspettato che quella sera, identica a tutte le altre, sarebbe stata l'inizio di quell'esperienza che l'avrebbe segnato a vita; non si sarebbe mai aspettato che quella sensazione di inquietudine nel vedere ogni mattina...