3

146 11 0
                                    


Taehyung era sdraiato sul letto e fissava il soffitto color crema. Non aveva dormito per tutta la notte, aveva solo fissato il muro mentre la sua mente gli raccontava storie.

Kang Nana.

Non riusciva a togliersi dalla testa quel nome. Per anni aveva vissuto nella convinzione che gli umani fossero tutti uguali: deboli, sottomessi e inferiori a lui. Ma oggi c'era qualcuno su cui non aveva alcun effetto e non si era mai sentito così impotente.

Forse Jungkook aveva ragione. Forse non si era concentrato abbastanza, ma la seconda volta ci mise tutta l'anima.

Grugnì, gettando le mani e le gambe in aria prima di borbottare alcune parole assolutamente indecifrabili.

Si alzò e si diresse verso il vetro di cristallo che dominava l'intera città di Seoul. Un sorriso si formò sul suo volto mentre vedeva la vita che scorreva sotto di lui. Aveva avuto una vita piuttosto noiosa da quando era arrivato qui. Forse Nana era la cosa nuova di cui aveva bisogno: una specie di mistero di cui poteva sapere di più.

______________

Passai davanti al gruppo di studenti che parlavano nel corridoio. Stringendo forte il mio libro, mi diressi verso la mia classe. Odiavo questo posto. Prima di tutto, se non era già abbastanza faticoso essere una studentessa universitaria, qui ero una specie di emarginata.

Nessuno mi parlava davvero, tranne Jennie, la mia migliore amica. A quanto pareva, questa doveva essere una scuola per élite e le persone come me e Jennie, che erano qui con una borsa di studio statale, non avevano alcun diritto di stare qui.

Ignorando le forti risatine che provenivano da un gruppo di ragazze in piedi fuori dalla mia classe, girai la fredda maniglia della porta per entrare in classe. Vedendomi, si zittirono e il loro volto divenne disgustato. Una ragazza alta con un biondo artificiale - Nami - che odiavo con tutta me stessa, mi passò davanti mentre la sua borsa Saint Laurent mi colpiva al fianco, facendomi indietreggiare un po'. Il suo gruppo di amici borbottò qualcosa tra di loro prima di sentirne uno dire un debole: "Perché permettono ai contadini di entrare in questo college".

Ignorandoli, mi avviai al mio posto. Jennie, che stava leggendo qualcosa, alzò lo sguardo con un sorriso quando vide Nana, che però si trasformò subito in preoccupazione quando vide il volto di quest'ultima.

"Nana, cosa è successo?".

"Niente, sono stufa di questa cazzo di università".

"Qualcuno ha detto qualcosa?", chiese prima che i suoi occhi tracciassero Nami e la sua banda che ridacchiavano tra loro.

"Quella puttana", disse sottovoce. "Uno di questi giorni prenderò i suoi capelli biondi, li taglierò e glieli ficcherò su per il culo se non tiene a freno le sue azioni".

Stavo per dire qualcosa, ma mi fermai quando sentii questo, facendomi scoppiare in una risatina. "Sei così carina quando ti arrabbi", dissi dandole un pizzicotto sulle guance che si erano gonfiate per la rabbia.

"Giuro che capirà con chi si è messa in mezzo il giorno in cui il mio pugno entrerà in contatto con il suo naso di plastica".

"Aigoo Jennie, la mia piccola gangster", dissi e lei mi schiaffeggiò la mano in segno di disgusto. "Va bene, può dire tutte le stronzate che vuole, non me ne può fregare di meno".

La porta dell'aula si aprì di nuovo e io presi frettolosamente posto, ben sapendo che il mio professore di letteratura non approvava il fatto che ci aggirassimo in giro inutilmente. Ma invece di lui, mi sono trovato di fronte il nostro Rettore.

"Gli studenti si mettano subito a posto".

Al suo comando, tutti si raddrizzarono e la classe divenne silenziosa.

LUCIFER thvDove le storie prendono vita. Scoprilo ora