Arriviamo davanti alla casa di Amy, lei mi apre la porta e mi fa entrare per prima.
È una casa abbastanza piccola con una cucina, una camera con un letto da una pizza e mezza e un bagno piccolissimo con lo spazio giusto per la doccia e il water.
"Scusa per il disordine... soprattutto scusami se non è grande come la tua" dice quadi vergognata.
"Ei non ti preccupare, è accogliente" le rispondo con tono sincero.
Mi sorride, è cosí bella quando sorride.
"Allora, posso darti questa maglia e questi jeans, credo ti vadano, dovremmo avere la stessa taglia, forse ti andranno piú larghi perchè sei piú bassa di me" dice mentre mi porge il cambio.Sono una maglia nera e dei jeans color panna molto semplici.
"Il bagno è dopo la cucina sulla destra, se vuoi puoi farti anche una doccia".
La ringrazio e raggiungo il bagno.
Lascio scorrere l'acqua per far si che raggiunga la temperatura ideale, nel frattempo mi tolgo i vestiti e rimango in intimo.
Mi guardo allo specchio.
Ho sempre odiato il mio corpo, da quando sono bambina. Mi sono sempre vista troppo grassa, ingombrante e sentita troppo pesante.
Ogni volta che mi siedo su una sedia ho paura di sfondarla.
Ogni volta che devo mangiare mi sale l'ansia e mi si chiude lo stomaco.
Vorrei trovare un modo efficace per piacermi e allora penso subito "potrei tagliare via il grasso dal mio corpo".
Cerco affannosamente un oggetto tagliente e trovo un rasoio, lo rompo e tiro fuori una lametta.
L'appoggio sulle coscie e inizio a fare tagli verticali sempre piú profondi, stesso vale pr la pancia con tagli orizzontali e le braccia.
Mi butto immediatamente sotto la doccia per fare in modo che il sangue non coli per terra.
L'acqua calda a contatto con i tagli dovrebbe bruciare, ma io non sento nulla, non mi sento reale.
Esco dalla doccia, il sangue si è fermato, per precauzione mi fascio ogni parte del corpo mutilata.
Mi vesto, butto tutto nel gabinetto ed esco dal bagno.
Vedo Amy seduta sul divano che sta leggendo, mi avvicino a lei e cerco di capire che libro ha in mano ma mi sente e lo chiude immadiatamente.
Si alza di scatto.
"Per farmi perdonare ti offro qualcosa da Starbucks" annuncia.
"Hai già fatto tanto, non ce n'è bisogno, davvero"
Lei continua ad insistere e per la seconda volta cedo alle sue preghiere.
Entriamo nel bar e ci sediamo su un divanetto con dei cuscini bianchi, arrivano le nostre ordinazioni, per non farle spendere troppo ordino un iced coffe, lei prende una ciambella.
Parliamo della mostra di Banksy e troviamo un altro interesse in comune: le mostre e i musei.
"Beh un giorno potremmo andare ad una mostra insieme" propongo.
"Mi farebbe molto piacere".
Usciamo da Starbucks che sono circa le 18.
"Io dovrei tornare a casa" dico.
"Ti accompagno io".
Oramai ho capito che vince sempre lei e che è inutile protestare.
Arrivate all'androne di casa mia ci fermiamo e iniziamo a guardarci negli occhi.
Sono cosí luminosi, sembrano due stelle nel cielo.
"Umh- em- pensavo che- che potremmo uscire ancora insieme e magari potrei darti il mio numero" dice tutto d'un fiato.
Mi scappa una risata sentendola cosí imbarazzata e impacciata, tiro fuori il telefono e lei inizia a dettarmi il suo numero. Le scrivo un "ei sono V" e ci lasciamo.
La guardo allontanarsi e quando sparisce dalla mia vista entro in casa.
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Let me be your last first kiss
Teen FictionVi presento V&C due migliori amiche che hanno condiviso di tutto, e ora sono pronte per il loro primo viaggio fuori Italia. Andranno a Londra ospitate da una famiglia un po' particolare, cinque ragazzi molto affiatati tra di loro. Riuscirà V a dare...