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Le lezioni del giorno dopo le passai riflettendo sulla conversazione avuta con Malfoy e su quello che era successo con il Prefetto, mi ero resa conto di essermi fatta prendere di nuovo dall'ansia ed era una cosa che mi succedeva fin troppo spesso, Abraxas grazie al cielo riusciva quasi sempre a farmi ragionare, era stato ridicolo da parte mia fare tali congetture e ripensandoci bene le domande di Riddle non erano così strane né era stato insistente. Dovevo sforzarmi di ricordarmi della mia ansia ed ancor di più dovevo sforzarmi a tenerla sotto controllo.
Durante l'arco della giornata iniziai a guadagnare qualche punto per la mia casa, dovevo ringraziare le lezioni che mi avevano fatto fare in casa. Quando arrivò la sera ci riunimmo di nuovo tutti e tre nella nostra Sala Comune.

«Ci pensate che quest'anno ci sarà il debutto?» - Lucretia si stava divorano le unghie appena toccò quell'argomento, Abraxas sbuffò alla sua domanda, sapeva come sarebbe finita la conversazione e non aveva abbastanza energie per affrontarlo.
«Lucretia, hai intenzione di ribellarti?»
«Cosa? No! Io... non l'ho nemmeno mai presa in considerazione come idea, voi sì?» — Mi rispose con un tono preoccupato.
«No, non ho intenzione di rinunciare all'enorme fortuna di mio padre, solo uno sciocco rinuncerebbe. Poi so che prenderanno in considerazione la mia opinione, sempre che sia nei parametri giusti...» — Avevo imparato a conoscerlo nel corso degli anni passati nella scuola e sapevo che stava cercando di mascherare la paura con una finta sicurezza, nonostante i matrimoni combinati fossero nella norma fra le famiglie magiche, soprattutto quelle purosangue, era difficile abituarsi all'idea di dover convivere per sempre con qualcuno che non si amava.
«Conoscendo la mia famiglia finirò con qualcuno dei miei cugini e ciò mi terrorizza ancor di più. Non riuscirei mai a vederli sotto quell'aspetto... figuriamoci ad amarli come si dovrebbero amare marito e moglie.» — Si passò le mani sul volto stanco, ultimamente il pensiero del debutto sembrava assillarla.
«Forse ti andrà bene come a Dorea, lei ha sposato un certo Potter, no?» — La vidi annuire e sembrava essersi tranquillizzata.
«Come fai a non pensarci? Sembri così tranquilla...»
«Me ne preoccuperò quando arriverà il momento, Lucretia. Convivo già con abbastanza ansia, non mi serve anche questo.»

Usai una scusa per andarmene, per quanto adorassi passare il tempo con loro quella conversazione stava diventando troppo pesante per me, mi dispiacque per aver lasciato Malfoy dentro quella conversazione, ero consapevole che non volesse parlarne almeno tanto quanto non volevo io. Mi aggirai per la scuola incurante del coprifuoco, la prima intenzione era di andare nella libreria della scuola dato che nella notte era molto tranquilla ma cambiai idea sentendo da lontano la voce del custode ciò mi fece cambiare completamente direzione ed aumentai il mio passo quando vidi in lontananza la luce della sua torcia affacciarsi al corridoio, cercai un posto sicuro dove rifugiarmi il più velocemente possibile e quando vidi il bagno delle ragazze vi entrai senza pensarci due volte tirando un sospiro di sollievo, lì non sarebbe mai entrato.

«Cosa ci fai qua?» — Feci un grosso salto presa dallo spavento, mi voltai di scatto accigliandomi nel notare lì il mio Preferto, storsi leggermente la testa.
«Io... stavo scapp- voglio dire, stavo facendo una cosa e sono dovuta venire in bagno dato che- aspetta... cosa ci fai tu nel bagno delle ragazze?» — Portai una mano sul mio fianco facendo qualche passo avanti con sicurezza. Lo vidi irrigidirsi, ma durò qualche attimo.
«Sono un Prefetto, devo assicurarmi che non ci sia nessuno fuori a quest'ora. Ed ho fatto bene ad entrare qua dentro, dato che ho trovato te.»
«L'altro prefetto non è una ragazza? Non dovrebbe controllare lei? Sono sicura che nonostante il tuo incarico tu non possa stare qua.» — Si allontanò dai rubinetti, il suo sguardo era duro, lo vidi respirare più velocemente.
«Tolgo dieci punti a Serpeverde per non aver rispettato il coprifuoco ed altri dieci per la tua continua sfacciataggine. Non puoi stare qua a quest'ora, Burke.»
«Prova a togliermeli e andrò dritta dal preside per dirgli dove ti ho trovato, non ne sarà contento. Sai bene anche tu quanto sia conservatore.» — La mia sicurezza aumentava nel vedere che non mi aveva dato una risposta ma essa vacillò appena il Serpeverde tolse ogni distanza che c'era fra i nostri corpi facendo sbattere la mia schiena contro il freddo muro di marmo, emisi un verso di dolore mentre avevo la sua bacchetta puntata sotto al mento, potevo leggere nel suo viso quanto fosse arrabbiato in quel momento.
«Non osare mai più minacciarmi. Burke, non ti avviserò di nuovo, la prossima volta che oserai minacciarmi o mancarmi di rispetto in questo modo userò maledizioni contro di te per rimetterti in riga e fidati, non ti piacerà. Non costringermi ad usare le cattive maniere, non vorrei mai sfigurare questo tuo bel visino, non costringermi a farlo. Provieni da una delle sacre 28, una delle famiglie più potenti del mondo magico al momento, scommetto che questa non è l'educazione che ti hanno insegnato i tuoi genitori, o sbaglio?» — Ascoltai in silenzio, nemmeno nei miei sogni più sfrenati avrei potuto immaginare una cosa simile, soffriva di attacchi di rabbia? Oppure aveva solo qualche rotella che non andava? Cercai di sfilare dalla tasca la mia bacchetta, per nessuna ragione al mondo avrei permesso di farmi trattare in quel modo anche se la paura era tanta e l'ansia stava prendendo il sopravvento. Il ragazzo fu più svelto, doveva aver notato o sentito i miei movimenti, mi blocco entrambi i polsi sopra la testa con una sola mano mentre la bacchetta rimaneva puntata su di me. «Sciocca ragazzina, credevi davvero che non me ne sarei accorto? Ed anche se fossi riuscita nel tuo intento, credevi di potermi battere?» — Rise in modo amaro scuotendo la testa. «Vedo che le mie parole sono andate perse, non hai ascoltato una parola. Passiamo direttamente ai fatti, è la mia parte preferita.»
Lo sentii usare vari incantesimi contro di me, il dolore fisico era la prima sensazione che mi pervase e se c'era una cosa che non sopportavo era proprio esso. Lacrime uscivano dai miei occhi, nonostante il mio forte orgoglio non provai nemmeno a trattenerle, i pochi minuti che usò per punirmi mi sembravano eterni, notai però che non aveva usato nessuna maledizione senza perdono ed arrivati a quel punto ciò mi stupii.
«Alzati.» — Stava usando un tono autorevole mentre mi guardava dall'alto in basso, scossi la testa senza dire nulla, non ci sarei riuscita. «Ti credevo più forte di così, Burke. Sei patetica. Non erano nemmeno incantesimi di livello medio.»
«Fatti curare, dico davvero.» — Mi allontanai da lui quando lo vidi avvicinarsi e chinarsi su di me, mi tenne di nuovo ferma avvicinando la sua bacchetta, gesto che mi fece tremare e chiudere gli occhi. Con mia grande sorpresa sentii quel poco dolore andare via del tutto e riaprendo gli occhi vidi il mio corpo essere guarito dai lividi che mi aveva causato.
«Avevi più bisogno di cure tu rispetto a me, ora alzati.»

Non ribattei le sue parole, forse per la stanchezza o più probabilmente per quello che era appena successo, mi alzai e lo seguì fino all'entrata dei dormitori. Durante il tragitto mi pentii di non essermi fatta beccare dal custode, di certo non mi avrebbe torturata. Mi sentii afferrare i capelli appena gli diedi le spalle, mi congelai sul posto appena sentii la sua voce parlare al mio orecchio ed il suo respiro sul mio collo.
«Non fare parola con nessuno di quel che è successo o ti garantisco che mi supplicherai per ricevere le maledizioni che ti ho impartito oggi, sembreranno carezze a confronto. Ci siamo capiti?» — Potevo scorgere dalla sua voce che non stava esagerando né mentendo, l'avrebbe fatto senza pensarci due volte.
«Non ci tengo a raccontare una cosa simile, non è qualcosa per cui valga la pena vantarsi, e non voglio nemmeno si sappia che eravamo in un bagno da soli.» — Il mio battito cardiaco così accelerato smentiva la sicurezza che provavo ad avere nel tono di voce, ma speravo che non avrebbe captato la mia ansia. «Perché mi hai curata, Riddle?»
«Non voglio che si facciano domande, anche se ammetto che vederti con tutti quei segni era piuttosto... affascinante. Ma non sono così stupido da lasciare delle prove e non pensare che mi sia mosso per compassione.» — Captavo del divertimento nella sua voce.
«Non ti lusingherei associandoti a tanto nobile sentimento, puoi starne certo. Proprio per la considerazione che ho di te ti ho posto questa domanda. Ora, con permesso.»

Trovai la forza di staccarmi dalla sua presa andando velocemente nei dormitori femminili, lì potevo stare tranquilla.

𝐍𝐮𝐩𝐭ĭ𝐚𝐞 › 𝐓𝐨𝐦 𝐑𝐢𝐝𝐝𝐥𝐞. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora