5.

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«Stavi cercando questo?»
Una voce autoritaria alle mie spalle mi fece voltare di scatto, non era servito guardarlo in faccia per riconoscere Tom Riddle, la sua voce ed il suo forte profumo di colonia erano già abbastanza.
«Come fai ad averlo tu?» — Non aspettai una sua risposta per toglierglielo dalle mani con uno scatto che, osservando dalla sua espressione, non si aspettava.
«Non ha importanza. Ti avevo detto di presentarti in biblioteca e non l'hai fatto, sai per quanto ti ho aspettata?» — Deglutii alle sue parole, quello non era l'orario adatto per quel tipo di conversazione ed il mio piano era appena andato a quel paese.
«Avevo altro da fare, te l'avrei detto se solo avessi aspettato una mia risposta prima di andar via. Non sono il tuo cagnolino, Riddle.»
«Potevi venire lì e dirmelo, si chiama rispetto. Più passano i giorni e più mi rendo conto di quanto a te manchi questo bellissimo tratto. L'ultima lezione che ti ho impartito non dev'essere stata abbastanza, spero che quella che stai per ricevere ti faccia comprendere un po' di più.» — Stava muovendo fra le mani la sua bacchetta, l'ansia iniziava ad insinuarsi nella mia testa e nel mio corpo ma mi ripetevo che non poteva farlo qua, poteva presentarsi chiunque in qualsiasi momento, era rischioso e lui non era stupido.
«Una cosa giusta l'hai pensata, non sono stupido, anzi.» — Mentre cercavo di assimilare le sue parole e capire che aveva appena usato la Legilimanzia per sapere a cosa stavo pensando mi ritrovai nel suo dormitorio. Mi aveva trascinato alla velocità della luce, usando probabilmente qualche incantesimo, ne fece altri per insonorizzare e chiudere a chiave la stanza, mi guardai velocemente attorno facendo qualche passo indietro per allontanarmi da lui. Perché poi dormiva da solo?
«Ti fai troppe domande inutili. Ti rendi conto che ciò che hai fatto non può rimanere impunito, vero?»
«Stai esagerando, Riddle. E ribadisco che non hai aspettato una mi risposta, non puoi comandarmi come ti pare e piace. E per favore, smettila di leggere nella mia mente.»
«Si tratta di rispetto per il tempo degli altri, rispetto per il lavoro degli altri. A te può anche non interessare del tuo rendimento scolastico e di ciò che i professori pensano, ciò l'ho notato trovandoti a zonzo per i corridoi dopo il coprifuoco, ma c'è a chi interessa. Non tutti abbiamo le spalle coperte da una grande ed importante famiglia, ma tu a questo non ci pensi.» — Scrollai la testa incredula di come avesse fatto a collegare tutte quelle cose arrivando a fare un discorso di quel tipo.
«La manipolazione è il tuo forte? Cosa c'entra ora tutto questo con il fatto che io non mi sia presentata?»
«Il progetto di Lumacorno, Burke. Per l'amor di Salazar, nemmeno te lo ricordi? Contano così poco i tuoi doveri per te?» — Cercai di avvicinarmi quanto più piano possibile alla porta della sua camera, per fortuna avevo ancora la mia bacchetta con me ed avrei potuto usarla se fossi stata abbastanza veloce.
«Non avevo capito fosse per quello altrimenti mi sarei presentata, dovevi dirmelo.»
«Dovresti pensare di più e prendere meno iniziative.» — Smisi definitivamente di ascoltarlo e prestargli attenzione dovevo rimanere concentrata sulla mia bacchetta e sulla porta, dovevo essere abbastanza veloce per uscire da quella stanza, non sarei rimasta un secondo di più dentro quel dormitorio con lui. «Expelliarmus!» La mia bacchetta volò dalla parte opposta della stanza, era stato ovviamente più veloce di me, forse aveva usato di nuovo la Legilimanzia e sapeva cos'avevo pensato.
«Smettila di leggermi nella mente! E lasciami andare, non puoi infliggermi punizioni corporali solo perché pensi sia giusto. Ti rendi conto di essere uno psicopatico?»
«Non mi sembra che tu sia nella posizione di avanzare richieste o di fare osservazioni, giocherei meglio le mie carte se fossi in te. Non sei tu qui che hai il controllo qui, ma io.» — Il mio respiro era ora più veloce assieme al mio battito cardiaco, non era paura ma rabbia. Lasciai perdere le parole, servivano ben a poco con lui, avrebbe comunque trovato un modo per controbattermi, era una battaglia persa in partenza. Non potevo nemmeno difendermi dai suoi incantesimi dato che la mia bacchetta era troppo lontana e provare a raggiungerla era una sciocchezza. D'altro canto il ragazzo non perse ulteriore tempo nel lanciarmi una maledizione, riuscii a rimanere in piedi ma dovetti piegarmi per il dolore che avevo sentito, dopo quello ancora un altro e così via, il mio corpo stava reagendo meglio rispetto alla prima volta ma il dolore iniziava ad essere insopportabile. Per la seconda volta nell'arco di un paio di giorni ero di nuovo accovacciata a terra di fronte a lui, senza lacrime questa volta.
«Stai iniziando a sopportare di più anche se trovo comunque patetico il modo in cui il tuo corpo reagisce a questi incantesimi così facili.» — Lo vidi avvicinarsi e porgermi la bacchetta che afferrai immediatamente, seppur il mio primo istinto fu di scagliarli addosso almeno un centinaio di maledizioni sapevo di non averne le forze, la usai per guarirmi, rialzandomi.
«Abbiamo finito?»
«Per ora sì. Domani dopo le lezioni ci vediamo in biblioteca, vediamo se hai imparato la lezione questa volta.»

Me ne andai facendo ritorno al mio dormitorio tirai un sospiro di sollievo nel vedere Lucretia addormentata, probabilmente non si era accorta della mia assenza ed era meglio così. Non avrei fatto parola con nessuno di ciò che era successo, la vergogna era troppa.
Le lezioni del giorno dopo furono particolarmente difficili per me data la stanchezza che stavo provando, avevo due occhiaie nere sotto gli occhi che non erano andate via nemmeno con il trucco.

«Vieni con noi fuori? Ci stanno aspettando anche Yaxley e mio fratello, Orion.»
«Non posso, devo iniziare il compito per Lumacorno, vi raggiungerò se dovessi finire in tempo.»
«Con Riddle?» — Annuì dando un'occhiata a Malfoy per fargli capire che quello non era né il momento né il luogo per parlarne, mi salutarono recandosi fuori.
Raggiunsi la biblioteca maledicendo la grandezza di quel castello, nonostante i sei anni passati al suo interno era molto facile per me perdermi o metterci qualche secondo per ricordarmi la strada giusta che portava in un certo luogo e le scale, che cambiavano a loro piacimento, di certo non aiutavano.

«Sei in ritardo.» — Appoggiai i libri nel tavolone di legno sedendomi di fronte al Serpeverde che sembrava parecchio scocciato, sbuffando.
«Avevo lezione dall'altra parte del castello, dammi almeno il tempo di arrivare.»
«Ti vorrei ricordare che frequentiamo lo stesso anno ed abbiamo praticamente gli stessi corsi. L'ultima lezione l'abbiamo fatta assieme, io a differenza tua però non mi sono fermato a chiacchierare con i miei compagni.» — Lo osservai, aveva una postura invidiabile.
«Possiamo cominciare senza ulteriori distrazioni? Non sono venuta qua per litigare né per farmi maledire.»

Non riuscii a raggiungere i miei amici né tanto meno unirmi alla cena, i libri ci avevano risucchiato completamente ed il ragazzo seduto di fronte a me aveva espresso senza troppi rigiri la sua intenzione a finire la ricerca entro la giornata. Mi sarei aspettata più liti e discussioni ma con mia grande sorpresa furono poche, nell'aria si respirava odore di competizione e la voglia di primeggiare l'uno sull'altra era forte, per questo non provai nemmeno ad insistere per continuare il giorno dopo. Entro fine serata la ricerca era finita e curata nei minimi dettagli, non mi sorprese questo quanto costatare — una volta tornata nella sala comune — che mentre io e Riddle avevamo finito la ricerca i nostri compagni non avevano nemmeno iniziato. Ecco perché Lumacorno ci aveva affiancati, l'aveva forse previsto?

«Ti sta così antipatico da voler finire una ricerca in un giorno?» — Malfoy rise di gusto alle sue parole contagiando anche me.
«Anche, più che altro si tratta di competizione, entrambi abbiamo cercato di mostrarci meglio dell'altro. Si sa ovviamente chi lo è davvero...» — Mi lasciai ansare nel divano sorridendo.

𝐍𝐮𝐩𝐭ĭ𝐚𝐞 › 𝐓𝐨𝐦 𝐑𝐢𝐝𝐝𝐥𝐞. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora