CAP.2

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Quella mattina mi svegliai stranamente riposata, come se avessi solo sognato gli avvenimenti della notte precedente, la finestra era aperta e le lunghe tende nere si muovevano al ritmo del vento, la luce del sole rifletteva sullo specchio da terra appoggiato in un angolo e tutta la mia stanza era perfettamente in ordine, tutto ciò mi tirò notevolmente giù di morale, odiavo l'ordine, preferivo vivere nel mio caos, ma questo Pixie, il nostro elfo domestico, non lo avrebbe mai capito.

Indossai velocemente una felpa che avevo preso in prestito da Blaise e che avevo tolto durante la notte e dei semplicissimi pantaloncini neri.

Guardai la mia sagoma allo specchio e mi
vidi particolarmente bella. Non avevo mai avuto problemi con l'autostima o con la sicurezza di me stessa, dopotutto ero stata cresciuta dalla famiglia Malfoy e la mia era una bellezza naturale disarmante.

Il colorito della mia pelle quella mattina era molto chiaro, come sempre, le labbra rosee e gonfie, gli occhi neri e profondi ancora terribilmente assonnati, le pochissime lentiggini davano colore al naso e alle guance ed infine i capelli rossi e neri spettinati mi facevano sentire così bella e sicura di me.
A spiccare sul mio viso era la lunga cicatrice che mi ero procurata a 11 anni, ma la storia dietro di essa preferirei non raccontarla.

Scesi al piano di sotto per fare colazione e come sempre trovai Draco a sorseggiare il suo caffè, amaro, mentre leggeva un romanzo, probabilmente in francese, appoggiato con i gomiti sull'isola della cucina.
I capelli biondi quasi bianchi erano scompigliati e non lo avrei mai ammesso, ma Santo Salazar, amavo quando li portava in quel modo. Al contrario mio era già parzialmente vestito, indossava una camicia in lino coreana (come sempre i primi due bottoni di essa erano slacciati), al di sotto invece indossava un paio di semplicissimi pantaloni neri eleganti. Impeccabile.
Ovviamente.
Non sollevò gli occhi dal suo libro ma mi passò molto velocemente una tazza di caffè con 2 cucchiaini di zucchero e un po' di latte.

Come ogni mattina Pixie preparava la nostra colazione e Draco si prendeva la briga di passarmi la tazza; nulla di più.
"Buongiorno Draco" dissi assonnata, lui mi rispose non degnandosi di alzare lo sguardo:
"Lestrange, vedo che stamattina sei di buon umore" sollevò gli occhi e chiuse il libro con un tonfo secco.
"stamattina i miei genitori non ci sono, né tantomeno Bellatrix; mia madre mi ha chiesto di andare stamattina a Diagon Alley per comprare i nostri libri, non saranno a casa per una settimana e mezzo circa, ritorneranno due giorni prima della partenza per Hogwarts. Ora va a cambiarti, non abbiamo tempo da perdere" concluse e iniziò a salire le scale.
"Perfetto", sussurrai scocciata, già sapendo che quella sarebbe stata un lunga settimana.

Finii il mio caffè (bruciandomi oltretutto la lingua) e corsi in camera mia, indossai un dolcevita bianco, al disotto di esso una maglietta nera e dei pantaloni di pelle neri tutto fuorché aderenti , aggiunsi degli stivali bianchi molto poco sobri e scesi in un lampo in sala da pranzo, dove Draco mi stava aspettando vestito di tutto punto e guardandomi come se fossi un'apparizione divina.
Quel momento di pace durò poco perché ritornò alla sua solita espressione dura e fredda.

Sia chiaro, Draco mi "rispetta" solo perché faccio parte della sua famiglia e mi parla a stento; mi odia e parecchie volte me lo fa notare in modo molto irritante.
Mi ha sempre vista come la figlia "impura" di Bellatrix, l'essere che viveva in quella maestosa dimora solo per colpa di una donna accecata dall'amore, in breve, odiava che esistessi.
Ad interrompere i miei pensieri fu proprio Draco che mi disse di afferrargli la mano.

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