Capitolo 1

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Solita giornata del cazzo. Mi alzo alle 5 per avere il tempo di preparmi e per prendere quel fottutissimo treno, il quale, ovviamente, arriva in ritardo di mezz'ora proprio oggi che ho quella dannata verifica di latino in prima ora.
'Cazzo!' Chiamo mia madre,come al solito risponde la segreteria telefonica: -Ehi, ciao mamma, scusa il disturbo, ma il treno arriva in ritardo di mezz'ora. Non puoi portarmi tu a scuola perchè ho una verifica importante alla prima ora? Grazie, ciao mamma.- riaggancio.
Mia madre è una donna di affari, molto affascinante e ciò gli porta molto successo ovviamente. Non passiamo molto tempo insieme, la vedo qualche minuto la sera perchè mi saluta e mi da la buonanotte prima di andare a dormire. Nonostante il nostro rapporto un po' lasciato in disparte, gli voglio bene e penso che la cosa sia reciproca.
Mio padre, purtroppo, è morto circa un anno fa per una grave leucemia con la quale lottava da diversi lunghi anni e che alla fine se lo è portato via. È stato un anno duro, durissimo per me e mia madre.
Ed eccola che appare davanti alla stazione.
-Grazie per aver ascoltato il mio messaggio, mamma.-
Gli dissi con una palpabile freddezza nella mia voce.
-Stai bene tesoro?-
Chiese facendo finta di essere davvero interessata.
-Si, grazie. Sono solo un po' agitata per la verifica.- Mentii
-Andrà bene, piccola.-
Disse cercando di rassicurarmi.

Ormai con mia madre non riuscivo più a parlarle come prima.
È come se mi fossi costruita una gabbia intorno a me stessa e mi fossi isolata da tutti.
Mio padre era il mio eroe, l'unica figura maschile che volevo e vorrei avere ancora al mio fianco. Sapeva aiutarmi, consolarmi, consigliarmi, abbracciarmi nei momenti più giusti.
Ma ora non c'è più, io non ci sono più.

Bene verifica di latino fatta. Sarà un altro 2 assicurato, son negata in questa materia di merda.
La prof spiega un nuovo argomento mentre un ragazzo, dai capelli neri e occhi azzurri oceano, entra nel nostro stupido e inutile corso di latino. Cazzo se è bello. Alto, muscoloso e fottutamente stupendo. Dio, sono rimasta talmente incantata da questo figo, che non mi sono neanche accorta che lo stavo guardando a bocca aperta.
Mi serve il calcio di Annie a farmi sobbalzare e rendermi conto che la mia bellissima mascella stava cadendo letteralmente a terra.
-Annie! Fai male cazzo!- Sussuro per non farmi sentire dalla prof.
-Mia amata e dolce Rebecca, stavi sbavando! Capisco che è un gran figo, ma mantieni a freno i tuoi ormoni!- sussura ridacchiando.
Gli schiaccio un dito del piede approfittando del fatto che oggi ha i sandali.
Il tipo figo ha iniziato a presentarsi. 'Bene rebecca, stai calma e attenta a ciò che dice, impassibile'
-Buongiorno a tutti. Mi chiamo Elliot West e sono nato a Georgia. Mi sono trasferito qui a Seattle per il semplice motivo che amo questa magnifica città. Amo giocare a football, e ho vinto parecchi trofei alla "Washington Football States". Ho vent'anni e mi piace il lusso. Mio padre fa il chirurgo plastico e mia madre dirige un'importante azienda qui a Seattle. La "West Coast". Sono un ragazzo molto aperto e sincero. Non sono romantico e sono sfacciato.-
Mi sta già sul cazzo, non credo faccia per me.
Siamo troppo simili e cazzo, non va bene.
Una luce di speranza si è appena spenta in me, fanculo.
-Posso sedermi?- Mi chiese Elliot cortese indicando la sedia libera alla mia destra.
Annuii impassibile.
Iniziò a fissarmi, a fissare i movimenti che facevo con le mani.
Cazzo che fastidio. Come fa ad essere davvero così sfacciato? Un minimo di educazione l'ha avuta visto che è un ricco sfondato?
-C'è qualcosa che posso fare per te?- Dissi cercando di nascondere l'imbarazzo che provavo.
-Come ti chiami?- Mi chiese guardandomi negli occhi attentamente. Cazzo se è bello. I suoi occhi! Mi ci perdo appena li guardo, sono così azzurri che sembrano lenti a contatto.
-Mi chiamo Rebecca- Risposi, distogliendo gli occhi miei dai suoi.
-Rebecca,e?- Chiese senza distogliermi lo sguardo.
-Ah, oh, ehm.. Rebecca Lincov- Dissi, ormai rossa dall'imbarazzo. Suonò la campanella. 'Grazie a dio!'

Mi hai cambiatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora