Cap 10

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-Sean

Appena la vedo seduta a tavola, ho un tuffo al cuore. Ormai mi sono abituato a vedere quei capelli ricci e neri come il carbone, ma devo dire che vederli così scompigliati mi fa sorridere: le stanno anche meglio del solito. Nei suoi occhi passa un ombra , quando si accorge della mia presenza, e io ,a causa di quel fottuttissimo orgoglio maschile proprio dei miei 16 anni , non posso che esserne felice. Mi siedo vicino al mio migliore amico e gli do una pacca sulle spalle. Lei mi guarda ancora attonita , mentre io continuo a sorridere come un deficiente.

Non è facile ammetterlo( sempre orgoglio maschile, che vi devo dire) ma provo un certo interesse per questa bellissima ragazza un po strana e incinta.

Non fraintendetemi, non sono masochista o altro, ma mi dite come potrebbe qualsiasi persona (e non intendo solo ragazzo) a non rimanere affascinato dalla forza con cui Lei affronta tutto "questo"? Come uno non potrebbe rimanere attonito davanti alla sua "spensieratezza" nonostante la situazione? Se lo sapete, fatemelo sapere perché io ne ho idea.

La prima volta che l'ho rivista dopo questi anni non l'ho proprio riconosciuta... che ne sapevo che la sorella incinta del mio migliore amico avrebbe frequentato la mia stessa classe, e che durante questo periodo fosse diventata così... bella? Di sicuro il padre sarà quel Francesco del cazzo (non mi è mai stato simpatico...), ma dal momento che non l'ho più visto da queste parti, credo che non stiano più insieme; in un certo senso sono anche contento anche se questo vuole dire che quella povera creatura dovrà crescere senza il padre.

Quando Federico va a prendere la macchina, la sua amica sale le scale, e Lei, dopo avermi lanciato uno sguardo incredulo e avermi chiesto (con parole molto sconnesse, devo ammettere)spiegazioni, la segue. Io nel frattempo vado verso l'auto che Francesco a parcheggiato fuori e mi siedo al posto di guida, dal momento che sono l'unico in grado di guidare e con la patente ( Zoe per motivi ovvi, e Fede perchè non è ancora riuscito a superare l'esame.)

Accondo la radio e la sintonizzo sulla stazione di musica rock, il mio genere preferito. Dal momento che l'inverno si sta avvicinando, accendo il

riscaldamento, così da non sentire l'aria gelida nell'abitacolo.

Zoe apre la porta e si catapulta dentro l'auto, come un uragano nel deserto: inarrestabile ma semplicemente affascinante. -Tieni- mi dice ,buttandomi con neanche troppa gentilezza il mio giubbotto di pelle addosso. - Grazie, gentilezza fatta persona.- le rispondo e lei mi fa un sorriso perfido.

-Scusate, ma come fa lei ad avere il tuo giubbotto?- chiede Federico confuso e sospettso, e solo in quel momento mi ricordo della sua presenza.

-Ehm..- dico tentando di inventare una scusa qualsiasi,dal momento che so che al mio amico non piacerebbe sapere che io e sua sorella ci siamo incontrati al campo (è ... alquanto... protettivo con la sua "sorellina" e non sopporta che nessuno le giri intorno), quando Lei mi salva .

- L'ha dimenticato in cucina prima, non te ne sei accorto?- dice guardandolo con occhi da cerbiatto , i quali sciolgono il fratellono.

Risolta la questione, Lei cambia stazione radio, e orribile musica classica innonda l'auto. I miei timpani non possono soffrire questi lamenti, e neppure quelli di Federico a giudicare dal gemito che ha fatto quando lei ha messo mano all'apparecchio.

- Eh no, non se ne parla neppure.- dico continuando a guardare la strada e cambio di nuovo stazione, ritornando a quella rock.

E Lei, che fa ? Ma ovvio, ritorna su quella classica.

Mi fa altamente incazzare, e così sfidandola ritorno alle note dure. Dopo parecchi "botta e risposta" capisco che è una battaglia persa: anche se incinta non ha perso la determinazione che aveva prima.

Per volontà del destino arriviamo all'ospedale; Per fortuna o per sfortuna, non saprei dire. Odio con tutto il mio cuore questi edifici, e solo ora mi rendo completamente conto che dovrò entrarci. Non prendetemi per stupido, sapevo dove dovevamo venire, ma la presenza di Zoe, e i piccoli bisticci mi avevano fatto accantonare la nostra destinazione.

Appena l'edificio si staglia sullo sfondo, un'ansia mista a tristezza e nostalgia mi infesta l'animo e in un certo senso perdo la parola, quasi nel bel mezzo di un discorso su qualcosa che non riesco neppure a ricordare. Lei se ne accorge ma non ha il tempo di dire nulla, perchè per fortuna (e in questo caso ne sono sicuro) raggiungiamo il parcheggio. Pago il pedaggio e parcheggio.

Non vi preoccupate... avevano detto... non ci sono pericoli. Tutte stronzate, con la S maiuscola. Non è mai tornata a casa con me, e mai più ho potuto sentire la sua voce mentre cantava.

Rinchiudo questi pensieri in un angolo remoto della mia mente, anche se una piccola lacrima fa in tempo a scappare , ma la asciugo subito.

Ci mettiamo in fila per uscire dal parcheggio, Federico davanti, io dietro e Lei tra noi due. Prima di entrare le sussuro all'orecchio, tentando di sdramattizzare la situazione e di sembrare più sicuro di me di quanto in realtà sono :- Hai vinto la battaglia, io vincerò la guerra.- la vedo rabbrividere al contatto del mio fiato con il suo collo, e non posso fare a meno di sorridere.




ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti, grazie infinite per i voti e i commenti ai capitoli precedenti. Mi scuso con tutti gli appassionati di musica classica per i commenti fatti, ma dovevo creare una siuazione del genere , e questo genere musicale si prestava al confronto. E mi devo scusare anche perchè io ovviamente essendo una ragazza non ho la minima idea di cosa pensate voi maschietti, e quindi scrivere questo capitolo è stato particolarmente duro : se lo trovate troppo femmminile e poco mascolino, fatemelo sapere. Vi ringrazio ancora , alla prossima.

Insieme, senza pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora