Cap 12

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SEAN
Sette  giorni. Sono passati sette fottutissimi giorni, 168 ore, 10 080 minuti ,  da quando la dottoressa le ha dato la notizia, ed è una settimana  che passo le ore in cui non sono a scuola o a dormire nella sua stanza.
All'inizio è  stato davvero difficile, perché i suoi occhi erano spenti e persi a causa della possibile perdita della bimba.

Le sto ancora tenendo la mano sulla spalla  quando sento lei che la prende e la stringe nella sua. Poi calde lacrime cominciano a bagnare i miei polpastrelli e mano a mano che i secondi passano i singhiozzi si fanno sempre più forti.
Poi smette, come se nulla fosse mai accaduto e poco dopo riprende... un ciclo continuo che non sarò io a bloccare perché immagino che ne abbia bisogno per sfogarsi.
Faccio per prendere una sedia su cui sedermi ma la stretta si fa più bisognosa e i suoi occhi da cucciola, ancora infestati da un velo di lacrime, mi osservano spaventati.
-Tranquilla, prendo solo una sedia- le dico e lei annuisce, e appena mi siedo incastra nuovamente le nostre mani.
Passiamo la successiva ora in questa posizione, con lei attaccata alla mia mano come se fosse la sua unica ancora di salvezza; mi fa strano non aver ancora visto Fede spuntare ma penso proprio che abbia avuto bisogno di tempo per sbollire, dal momento che mi sembrava instabile e alquanto distrutto quando la dottoressa gli ha parlato.
-Sai, mi ci ero abituata.- La sua voce squarcia il silenzio e mi volto a guardarla, trovandola a fissare il soffitto con i capelli neri sparsi ovunque sul cuscino.
-All'inizio è  stato difficile, Dio solo sa quanto è  stato difficile, soprattutto dopo aver visto quello che pensavo  essere l'amore della mia vita scappare e abbandonarmi in questo terreno inesplorato e terrificante.- Le lacrime tornano a  bagnare le sue guance, ma la lascio continuare mentre la osservo e lei imperterrita continua a fissare il soffitto.
-Ma poi, pensando e ripensando, mi sono detta che questa creatura aveva bisogno di una madre forte, e che io e solamente io sarei stata quella persona. Ho cominciato ad immaginare momenti di pace e serenità spesi insieme , momenti di litigate e confidenze, e tutto è diventato così ... vero. Sai che so già il nome? - mi dice sorridendo tra le lacrime e io le stringo più forte la mano.
-Si chiamerà Irene, vuol dire pace. Lei sarà  la mia pace- mi confida.
Io la osservo mentre lentamente si appisola e nel frattempo sento la porta chiudersi lentamente, come se prima un piccolo spiraglio fosse aperto...

Da quel giorno penso che i miei familiari e i miei compagni di squadra mi abbiano preso per pazzo, dal momento che sono praticamente scomparso dalla faccia della terra. Nonostante questo se mi chiedessero il perché del mio comportamento molto probabilmente rimarrei a fissarli: non so formulare una risposta sensata nemmeno per me stesso, figuriamoci per altre persone.
Non so proprio cosa mi sia successo , ma mi risulta impossibile anche solo pensare di non passare i miei pomeriggi qui con Lei e sinceramente non ho le forze mentali per tentare di trovare un motivo plausibile, e quindi ho smesso di cercarlo.
Fatto sta che passiamo i pomeriggi insieme, lei sul letto stesa e io in poltrona a fare tutte le cose che ci vengono in mente e che la sua ... posizione... ci permette. Abbiamo ascoltato musica, giocato a Monopoli (lei praticamente tirava solo i dadi e io facevo tutto il resto ) e guardato film, dai più vecchi e polverosi a quelli più  recenti.
Il colmo è  stato quando io ho nominato il film l'attimo fuggente e lei mi ha guardato senza capire di cosa stessi parlando. Li veramente stavo per alzarmi e uscire dalla stanza per l'indignazione ma mi sono trattenuto e ho chiesto a Fede di portarmi il computer...

"Sul serio non sai di che film io stia parlando??"  Le chiedo e lei si mette a ridere , negando con la testa. I capelli le ricadono sul viso e li sposta, mentre i suoi occhi vispi aspettano la mia prossima mossa. Io d'altro canto la fisso e mi dico che devo rimediare immediatamente.

Mi alzo, apro la porta e urlo a Federico che è  in cucina, di portarmi il computer. Dopo avermi detto di essere un nullafacente e di muovere il culo, lo sento sospirare e borbottare sotto voce. Passano pochi secondi e mi ritrovo il computer tra le mani; gli sorrido e rientro in stanza , dove Lei sta osservando fuori dalla finestra con uno sguardo perso . Lo fa spesso ultimamente e l'unica cosa che posso fare al riguardo è  riportarla nel mondo reale , ed è  ciò che faccio mettendomi davanti a lei e costringendolo quindi a guardarmi.
"Allora, pronta?" Le chiedo e lei annuisce.
Osservo la stanza , in cerca di un punto di appoggio e sto per prendere il tavolino , quando lei mi dice di fermarmi.
Mi volto e vedo che mi sta facendo spazio nel letto.

"Che c'è?  È  un problema? " mi chiede con gli occhioni da cerbiatta ,sintomo che crede di aver sbagliato qualcosa  dal momento che sono rimasta a fissarla.
Già,  Sean, perché dovrebbe essere un problema? Mi chiedo e sorridendo nego con la testa.
Lei fa un sospiro, di sollievo forse, è sistemo sul letto.

Siamo talmente vicini che tra
noi non passerebbe nemmeno una foglia, coscia contro coscia, avambraccio contro avambraccio,  e il contatto mi piace.

Il film procede , e man mano che la storia prosegue la vedo sempre più  presa, pronta a coglierne i minimi dettagli.                                             Secondo dopo secondo , minuto dopo minuto la testa sembra esserle diventata pesante, o semplicemente ha trovato un comodo appoggio nella mia spalla perché  sento i suoi capelli sfiorarmi la pelle della spalla. Allora mi abbasso e creo un incavo ancora più comodo.
Lei alza il viso e i miei occhi si incatenano ai suoi, mentre un sorriso fa spuntare le sue fossette che ho avuto l'onore di vedere ultimamente. Non riesco a staccarmi da quel contatto, i suoi occhi azzurri incstonati nei miei verdi e sarei rimasto li per sempre se non avessimo sentito la colonna sonora del film e se
,girandoci, non avessimo visto i titoli di coda...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 06, 2017 ⏰

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