Capitolo 7

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Pietro con aria grave, si appoggiò alla spalliera della sua sedia girevole e tirò fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette e l'accendino.

Ne portò una alle labbra.

- Sigaretta? - offrì loro.

- No, grazie. Noi non fumiamo. - rispose Lorenzo.

- Oh, pardon. Allora, fumerò dopo. - replicò e rimise la sigaretta nel pacchetto che posò sul tavolo accanto all'accendino prima di proseguire.

- Dunque, come vi ho già illustrato, per le mie indagini ho piazzato microfoni e messo sotto controllo anche il telefono dell'ufficio. Beh, proprio quando stavo per chiudere il mio rapporto e smontare tutto, è accaduto qualcosa di strano. Devo avvertirvi che in un certo senso mi sono fidato del mio intuito per cui non ho vere e proprie prove, dimostrazioni di quanto sto per dirvi. -

Mentre parlava si alzò dalla scrivania per dirigersi verso la macchinetta del caffè posata sul mobiletto basso alla sua destra.

- Vi va un caffè? Purtroppo non ho altro da offrirvi - chiese.

- Accettiamo volentieri - rispose Lorenzo.

- Per tornare a noi, - riprese preparando i tre caffè - so che è stato un passo azzardato farvi venire appositamente fin qui soprattutto perché basato solo su supposizioni, ... Zucchero? - si interruppe.

- Per Lorenzo sì grazie, io lo prendo senza - rispose Eugenio.

- Dunque ... - proseguì Pietro tornando a sedersi - stavo per chiudere le mie indagini, quando una delle vostre dipendenti, entrando senza bussare nello studio del De Vita, probabilmente pensando che non ci fosse più nessuno, lo ha ... come dire, "scoperto" in un momento di totale sconforto. Sapete come sono le donne, questo animo da crocerossine spesso finisce col metterle in situazioni pericolose, se vengono fraintese. Ed è quanto è successo, a mio avviso. Lei ha cercato di consolarlo, con bellissime e toccanti parole d'incoraggiamento. Io stesso che le ho ascoltate sono rimasto colpito da quanto fossero e profonde, sebbene, da quanto ho intuito, come me non conoscesse le ragioni del suo stato d'animo così prostrato. -

Bevve un sorso di caffè prima di proseguire - In ogni caso, da quel giorno il De Vita ha iniziato a comportarsi in modo strano, diverso. Il suo atteggiamento nei confronti di quella ragazza è ... cambiato, ma non in maniera eclatante. Come ve lo spiego?... Piccolezze, movimenti insoliti, un atteggiamento un po' più familiare, ma che mi hanno subito allertato. Dalle intercettazioni ambientali non sono riuscito a scoprire granché, ma ho il forte sospetto che abbia qualcosa in mente. So bene di non avere uno straccio di prova, che mi sto basando su una mia sensazione, ma vi invito a fidarvi di me. -

Fece una smorfia di disappunto e riprese: - Purtroppo, non sono sicuro al 100% delle sue intenzioni, dato il differente "modus operandi", se così lo vogliamo definire. Gli indizi raccolti sono poco chiari, lo ammetto e, ahimè, non so nemmeno il nome o il cognome di questa dipendente. Di fatto, non li ha mai pronunciati rendendomi impossibile l'individuazione del soggetto-obiettivo. - disse con una punta di rammarico nella voce.

- Non capisco. Intendi dire che ... vuole fare il solito "giochetto" per "agevolare" le dimissioni anche di questa ragazza? - chiese Eugenio sconcertato.

- No, no, assolutamente. O, almeno, non credo. È proprio questo il punto. Se così fosse non avrei insistito per farvi venire fin qui. Vedete, a mio avviso qui non si tratta affatto di "mobbing", al contrario. Il suo atteggiamento è totalmente differente, anzi, opposto, ed è esattamente questo che mi ha spinto a proseguire le indagini. Lo so, l'intera faccenda è parecchio nebulosa, sembra senza senso ciò che dico, ma ... Come posso spiegarvi. - cercò di chiarire passandosi una mano tra i capelli - ... Intanto, posso assicurarvi di una cosa: non risultano, come per le altre due dipendenti, precedenti contatti con quell'agenzia vostra rivale, né con altre. -

Fece una breve pausa e un sospiro prima di continuare con un tono grave - Ripeto, è solo una sensazione ma ... ecco, sono sicuro che intenda provarci con questa ragazza ... se capite cosa intendo. Quindi, vi chiedo scusa se, senza consultarvi prima, dati i tempi ristretti, al fine di carpire maggiori informazioni, mi sono preso la libertà di installare alcune microcamere nell'ufficio del De Vita, introducendomi con uno stratagemma nel suo studio. Tuttavia ... ehm, devo avvertirvi che, occultarle rapidamente e senza destare sospetti nemmeno tra il personale dell'impresa di pulizie, è stato piuttosto difficoltoso. Sono mortificato, ma non avevo molta scelta... in breve, le registrazioni risulteranno ... prive della testa. - li informò con una punta di imbarazzo. - In ogni caso ho bisogno da parte vostra, ora, di una formale autorizzazione a procedere oltre. Vi assicuro che è proprio necessario, oltre che urgente. - concluse deciso.

- Urgente? E perché mai? - chiese Eugenio piuttosto preoccupato.

- Perché credo che sia per oggi. Le informazioni assunte nonché una serie di strani movimenti, mi hanno portato a pensare ad oggi, verso la fine dell'orario di lavoro. Chissà, forse approfittando anche del fatto che c'è un fine settimana di mezzo. Avrei quindi intenzione di restare in ufficio e collegarmi in diretta con telecamere e microfoni. So di chiedervi tanto, ma mi fido molto del mio istinto e vi invito a fare altrettanto. Se ho ragione, potrei evitare che "la vittima" in questione possa subire "avances" non gradite e, nell'eventualità anche intervenire prontamente. - dichiarò con particolare enfasi.

- In caso contrario, cioè se dovessi essermi sbagliato, sono pronto ad accollarmi tutte le spese e a rinunciare al mio intero compenso. – aggiunse infine per convincerli maggiormente.

- Sì, sì. Sei senz'altro autorizzato. Hai il nostro pieno, totale appoggio, Pietro. Non tolleriamo una tale mancanza di rispetto, di etica. - rispose deciso Eugenio lanciando un'occhiata a suo fratello che gli fece un cenno di approvazione, poi con un sorriso piacevolmente sorpreso proseguì: - Noto che hai preso molto a cuore questo incarico. Sei disposto a rinunciare addirittura al tuo compenso! Ma dimmi, sei sempre così pignolo?

- Diciamo di sì. Sono piuttosto scrupoloso, è vero, ma questo caso è particolare. Tutti gli indizi mi portano a pensare a probabili molestie a sfondo sessuale o qualcosa di simile e questo, no, non posso proprio tollerarlo. È una questione di principio! - disse con determinazione.

Eugenio e Lorenzo si scambiarono un furtivo sguardo interrogativo.

Pietro lo notò e sorrise, quindi spiegò: - So che siete sorpresi da questa mia ... enfasi sulla faccenda ma ... Va bene, voglio essere sincero con voi. Vi conosco da poco, tuttavia, come ho già detto, credo molto nel mio istinto: sono certo che possiate capire questa mia presa di posizione. - fece una breve pausa prima di proseguire con un tono di voce piuttosto amaro.

- Si tratta di una promessa che ho fatto a me stesso quando avevo circa 15-16 anni. Mia madre è stata violentata proprio sul posto di lavoro e non ha denunciato subito il suo aggressore, per vergogna, paura ... non lo so per certo. Sta di fatto che ha sporto querela solo successivamente, dietro forte insistenza di mio padre. Lui ha cercato di raccogliere le prove, rimanendo nei termini della legalità ma, come certo immaginate, dato il tempo trascorso dalla commissione del fatto alla denuncia, il colpevole è stato assolto con formula dubitativa per insufficienza di prove. Mia madre ha dovuto subire una doppia umiliazione, in un processo che sembrava voler mettere lei sotto accusa. Ovviamente si è licenziata, non ha più voluto lavorare, chiudendosi in casa. Aveva paura perfino di uscire per la spesa. Si sentiva perseguitata, spiata. La donna solare, col sorriso sempre sulle labbra, non c'era più. Quella ferita se l'è portata dentro, rendendola giorno dopo giorno sempre più triste, taciturna, fragile. A nulla servirono le nostre cure e rifiutò di essere seguita da uno psicologo. Non la lasciavamo mai sola: mio padre teneva chiusa l'agenzia finché io ero a scuola. Purtroppo, però, non è stato sufficiente, il fardello era troppo pesante da portare. Un giorno approfittando della nostra distrazione, si lanciò nel vuoto. - concluse tristemente puntando lo sguardo verso un punto invisibile davanti a sé.

- Che storia triste! Mi dispiace, Pietro. Deve essere stato molto doloroso per te. - esclamò con una certa partecipazione Lorenzo.

-Lo è stato, questo è vero, però ... in un certo senso, dopo un po' il dolorediventa parte integrante del tuo essere, quasi come se fosse un braccio o unagamba. Purtroppo si fa l'abitudine a tutto, incluse le battute maliziose,ironiche, cattive della gente. - disse scrollando le spalle - Ma da allora hogiurato solennemente sulla sua tomba che se avessi avuto l'opportunità di farequalcosa per evitare ad altre donne di trovarsi in quella situazione, l'avreifatto. ... Anche a costo di mettermi nei guai con la legge. - concluse fermamentecon una punta di irritazione nella voce, mentre un bagliore sinistro attraversòcome un lampo i suoi occhi.

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