Capitolo 11

1 0 0
                                    

Quando De Vita entrò in ufficio quel lunedì mattina, notò subito il posto vuoto della Rinaldi.

Aveva sperato in cuor suo che cambiasse idea, ma non poteva darle torto: il suo comportamento era stato a dir poco inqualificabile.

D'altro canto, era ben consapevole che, per il bene dell'agenzia, non poteva permettersi di perderla, che doveva escogitare qualcosa per farla ritornare in squadra, ... anche a costo di umiliarsi, pensò.

Inoltre, non poteva che concordare con la Fabris: quelle tre dimissioni ravvicinate avrebbero sollevato non pochi sospetti in sede centrale.

Doveva porvi rimedio e subito, ammise preoccupato, prima di rischiare di ritrovarsi davanti i fratelli Velluti pronti a farlo a pezzi, e lo doveva anche a sé stesso, per recuperare onore, dignità, professionalità ma soprattutto, il rispetto.

Non riusciva a cancellare dalla sua mente lo sguardo di disprezzo che la Fabris e la Rinaldi gli avevano lanciato due giorni prima.

- Buongiorno a tutti - esordì cupo, senza un sorriso, facendo finta di nulla.

Poi si rivolse alla giovane donna dai capelli rossi - Fabris, nel mio ufficio. Subito. - le ordinò avviandosi in quella direzione senza attendere risposta.

Lei spostò la sedia con calma e si chinò per prendere una busta che aveva all'interno della borsa riposta nell'ultimo cassetto.

Mentre si avviava, due giovani si affacciarono nell'ingresso e il suo sguardo incrociò quello del giovane biondo che le sorrise.

Restò un attimo senza parole, ma si riprese immediatamente: - Buongiorno signori, posso esservi utile? - chiese gentilmente, cercando di evitare lo sguardo del bel biondino.

- Sì, - rispose Eugenio con una punta di divertimento, notando che lei fissava di nascosto, da dietro le sue lunghe ciglia, suo fratello. - Dobbiamo conferire con il dottor De Vita urgentemente. - proseguì.

- Ma veramente, non credo che possa ricevervi. È piuttosto occupato, oggi. Per caso avete già un appuntamento? - chiese gentilmente.

- No. Nessune appuntamento, ma Le assicuro, signorina, che ci riceverà. - proseguì deciso Lorenzo, non dimenticando di scoccarle uno dei suoi sorrisi da conquistatore. – Allora, ci conduce Lei nel suo ufficio? -

- Ok, se insistete, ma non vi prometto nulla. –rispose scrollando le spalle - Se mi date i vostri nomi provo ad introdurvi. Ci stavo giusto andando. - aggiunse, un po' intimorita dalla presenza virile del ragazzo biondo.

- Non si preoccupi dei nostri nomi, ci faccia strada. - insistette lui con decisione.

- Va bene. Seguitemi, prego. – si arrese e si avviò, arrossendo leggermente, un po' in collera con sé stessa, dato che non era da lei sentirsi così a disagio.

- Fabris, finalmente! - esordì brusco non appena aprì la porta.

- Marcello, scusa ma ci sono due persone che chiedono di te. Sembra che sia urgente. -

- Non ora. Fissate loro un appuntamento, In questo momento non ho tempo. - rispose.

- Ma come, neanche per noi? - intervenne Eugenio entrando d'imperio seguito da suo fratello.

De Vita scattò in piedi sorpreso: - Voi?! Come mai siete qui? -

Eugenio si voltò verso la Fabris: - Grazie, mille signorina ... Fabris, giusto? Torni pure al suo lavoro, per ora. -

Una volta chiusa la porta i due fratelli notarono un certo disagio nell'uomo che avevano di fronte.

- Come stai, Marcello? È un po' che non ci vediamo, vero? - chiese Lorenzo con una punta d'ironia nella voce.

- Sto bene, grazie - rispose con un sorriso tirato - ma potevate avvertirmi che arrivavate. Qual buon vento vi porta qui a Verona? -

- Sediamoci e parliamo un po'. - lo invitò Eugenio con fare evasivo.

Gli impiegati erano stupiti per quell'insolita visita e si domandavano chi potessero essere quei due, soprattutto perché il loro capo sembrava conoscerli molto bene.

Un leggero mormorio riempì l'ufficio.

Tutti erano impegnati a fare le più disparate supposizioni sull'identità dei due uomini, senza trovare un minimo accordo.

Distratti da questa novità, discussero piuttosto animatamente.

Soprattutto le giovani rappresentanti del gentil sesso, non smettevano di fare apprezzamenti di vario tipo sui due prestanti giovanotti: un chiacchiericcio sommesso, per non farsi sentire.

Erano già trascorse quasi due ore quando la porta dell'ufficio del De Vita si spalancò e tutti si affrettarono a riprendere le proprie postazioni di lavoro.

- Bene, ragazzi, innanzitutto ho il piacere di presentarvi i fratelli Velluti, proprietari di questa agenzia. - esordì con un sorriso.

- Buongiorno a tutti voi. Scusateci se non ci siamo presentati prima, ma volevamo fare una sorpresa al nostro amico Marcello. - aggiunse il ragazzo biondo, lanciando uno sguardo malizioso alla Fabris, che prontamente abbassò il suo.

- Già, è stata davvero una sorpresa! Sono venuti qui personalmente, direttamente da Firenze, per darmi una lieta notizia. - continuò il De Vita - da domani mi trasferirò a Milano. Per la mia esperienza e competenza sono stato scelto dai titolari per collaborare in qualità di co-direttore nella neonata agenzia milanese, le cui finalità sono quelle di conquistare un posto di preminenza nel difficile mercato internazionale. La crescita di questa ditta, della quale siamo tutti ovviamente orgogliosi di fare parte, come vedete è inarrestabile e sono certo che anche con il vostro apporto diventerà una società di punta, un fiore all'occhiello ma, soprattutto la conferma del nostro genio artistico, della nostra fantasia, anche in questo campo così spesso deprezzato ma importantissimo per le molte aziende che si rivolgono a noi per pubblicizzare e rendere appetibili i loro prodotti. D'altronde, la pubblicità è l'anima del commercio e chi meglio di noi ne conosce fino in fondo il significato, dico bene? - poi rivolgendosi ai due fratelli - Vi ringrazio infinitamente per la fiducia che riponete in me, non vi deluderò. -

Lorenzo non poté fare a meno di notare una piccola espressione di disprezzo sul viso della Fabris che tuttavia non disse nulla e si limitò a sorridere come tutti gli altri.

Poi si rivolse nuovamente a tutti i dipendenti: - Dal momento che con la mia partenza questa agenzia rimarrebbe senza una guida, Eugenio e Lorenzo resteranno qui a sostenervi e dirigervi, anche se solo per il tempo necessario a trovare un mio sostituto. Certo, avrei voluto essere portato a conoscenza delle loro intenzioni un po' prima, in tal modo avrei potuto festeggiare con tutti voi questa favolosa notizia, ma sono comunque felice di questa grossa opportunità. Sarò sincero, non vi nascondo che sento nel cuore un po' di tristezza nel dovervi lasciare, ma vi assicuro che porterò con me i molti momenti fatti di risate ma anche di difficoltà che questa fantastica squadra ha brillantemente superato. Questo sarà il mio bagaglio, fatto di ricordi, ma soprattutto di affetto e stima, quella che ho per ciascuno di voi, nessuno escluso. -

Fece una piccola pausa prima di proseguire il suo discorso d'addio: - Infine, voglio cogliere l'occasione per chiedere scusa pubblicamente a tutti voi per qualsiasi mancanza o comportamento brusco, dispotico, inappropriato, che possa avere avuto in questi anni - e si voltò a cercare con lo sguardo la Fabris che ne rimase sorpresa: le ultime parole erano implicitamente dirette a lei e alla Rinaldi.

- Perdonatemi se sono costretto a scappare via: sono molte le cose da organizzare per poter essere operativo a Milano già a partire da domattina. E poi, non vorrete rischiare di vedermi piangere come un bambino! - scherzò provocando l'ilarità dei suoi dipendenti, quindi riprese: - Ringrazio di cuore nuovamente tutti per l'apporto che avete dato a questa agenzia e che ha senza alcun dubbio contribuito a questa mia inaspettata promozione. - concluse con un po' di emozione nella voce.

Vittorio De Giorgi fu il primo ad avvicinarsi e a parlare stringendogli la mano: - Ti faccio i miei complimenti, Marcello. Te lo meriti davvero! Ci mancherai. Facci sapere dove vuoi che mandiamo tutte le tue cose. - gli disse sinceramente con un po' di commozione e dispiacere - Sarai sempre il nostro capo Marcello, e credo di parlare a nome di tutti. -

Un mormorio di approvazione si levò nella stanza, poi più o meno tutti si avvicinarono per congratularsi e stringergli la mano, quindi salutò commosso un'ultima volta e uscì.

Amami o CancellamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora