Capitolo 4

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La carrozza del regionale sulla quale era salita era vuota. Alice aveva l'imbarazzo della scelta, poteva sedersi dove voleva.

Scelse il posto vicino al finestrino nel senso di marcia e posò lo zainetto sul sedile di fronte.

Il treno sarebbe partito entro una decina di minuti e in quaranta minuti sarebbe arrivata a destinazione.

Riprese in mano lo zainetto per estrarre cuffiette e cellulare, poi rimase un attimo incerta sul portatile, ma ci rinunciò quasi subito, quindi lo ripose nuovamente sul sedile di fronte.

Si sentiva particolarmente in agitazione.

"Ho bisogno di ascoltare qualcosa che mi tranquillizzi un po': quello strano incontro mi ha scombussolata" pensò con disappunto.

Aprì l'applicazione della musica e scorse rapidamente con un dito le playlists.

"Eccola qui, perfetto, proprio ciò che mi ci vuole!" e fece partire il primo brano: Alan Stivel-Brian Boru, il preferito di sua nonna Erin. Si sentiva accanto a lei ogni volta che ascoltava questa antica ballata.

Erano già più di tre anni che viveva da sola, che aveva scelto l'Italia come sua residenza.

La vita al consolato non faceva per lei. Lasciare quel mondo al quale sentiva di non appartenere, era quanto di meglio potesse fare, una decisione che aveva preso quando era solo una ragazzina.

Non sentiva affatto la mancanza dei suoi genitori: sua madre era sempre stata così distante con lei, del resto.

Ma sua nonna Erin era tutta un'altra cosa.

Aveva approvato la sua scelta e l'aveva incoraggiata.

Le mancava. Le mancavano le sue storie, la sua saggezza, la sua allegria.

Nonostante amasse molto Verona, la città di nonna Sofia, la città che Shakespeare aveva reso famosa nel mondo per la sua tragica storia d'amore, che trasudava storia, arte, cultura da ogni sampietrino, il piccolo villaggio di Malahide, col suo antico castello, le spiagge, l'atmosfera d'altri tempi, le aspre e selvagge costiere, il cielo costantemente vergato da un gregge di piccole nuvole bianche, tipico delle terre d'Irlanda, restava comunque sempre nel suo cuore.

Si abbandonò sul sedile della vettura e puntando lo sguardo fuori dal finestrino riprese il corso dei suoi pensieri.

Ripensò all'incontro con quei due ragazzi.

Era rimasta stupita e un po' intimorita dalla loro intraprendenza, ma tutto sommato era riuscita a padroneggiare quella strana situazione piuttosto bene, si disse.

Certo, le era già capitato che qualcuno l'approcciasse in un modo inusuale, fantasioso, ma questa volta ...

La storia di essere fratelli gemelli ...

... no non reggeva proprio!

"Ma pensavano davvero che fossi così stupida?" si chiese con una certa irritazione.

Sì, poteva ritenersi soddisfatta,

Si era saputa difendere bene, tutto sommato. Non si era lasciata trasportare dalle sue emozioni, le aveva gestite bene, ed era riuscita ad essere cortese, gentile ma ferma al tempo stesso.

Si complimentò con sé stessa, anche se ... alla fine, comunque, non aveva fatto altro che fuggire via, per paura di ... chissà che cosa poi, si chiese perplessa.

Fissò distrattamente il paesaggio che correva veloce fuori dal finestrino, mentre si rigirava freneticamente una ciocca di capelli tra le dita, una abitudine che aveva sin da piccola.

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