Capitolo 1

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«Era notte fonda. La luna non splendeva in quel cielo cupo, nero come la pece. Tutto intorno regnava un silenzio quasi innaturale rotto solo dal bubolare sporadico di alcuni gufi.

Celato da quel buio totale, Robert procedeva silenziosamente, facendo attenzione a dove metteva i piedi, seguendo i movimenti di quegli uomini, cercando di non fare il minimo rumore. I suoi occhi si erano abituati a quella oscurità, tanto da riuscire persino ad intravedere le sagome degli alberi o dei grossi cespugli dietro i quali nascondersi.

Doveva riuscire ad osservare senza essere scoperto, doveva cercare di capire dove e in che modo riuscissero a fare arrivare le merci di contrabbando e soprattutto doveva scoprire chi c'era dietro tutto questo.

Quel traffico doveva finire!

Il re era stato chiaro ed esplicito, quando l'aveva convocato: la mancata riscossione delle imposte su tè e alcolici stava pesando troppo sulle casse della Corona.»

- Ecco il tuo cappuccino, Alice! – disse il cameriere con un sorriso posando sul tavolo la tazza e il piattino con un fragrante croissant alla crema.

Alice sussultò lievemente a quell'inaspettato richiamo alla realtà. Concentrata com'era a scrivere la sua storia, aveva dimenticato di essere seduta al tavolo di un bar.

Sorrise chiudendo il suo portatile.

- Grazie, Simone. Tieni pure il resto - gli disse allungandogli una banconota da 5 euro.

- No, no. Quest'oggi offre la casa. - poi abbassando il tono di voce ed avvicinandosi un po' di più le disse: - Ti confido un segreto. Mio fratello dice che sei la sua musa: nessuno gusta i suoi dolci come fai tu e per noi è una bella pubblicità. -

Alice arrossì e scoppiò a ridere: - Ma no, dai, è solo merito suo se sono così buoni! Ringrazia anche tuo fratello da parte mia. -

Ripose il portatile nel suo zainetto e fissò quel croissant come se fosse l'amore della sua vita, poi spostò dietro le spalle la sua lunga treccia, per non sporcarsi i capelli con lo zucchero a velo, e lo addentò con voluttà.

Non più alta di un metro e sessanta centimetri, Alice non era una ragazza da copertina. La vita era sì sottile, ma seno e fianchi piuttosto prosperosi, la facevano sentire cicciottella, più somigliante ad una formosa donna degli anni cinquanta che ad una ragazza moderna.

Beatrice, la sua migliore amica, al contrario era alta, magra, perfetta, un fisico da modella. I lunghi capelli rossi, mossi e sempre impeccabili le ondeggiavano morbidi e sensuali sulle spalle, perfetta cornice per i suoi occhi verdi. I ragazzi erano attratti da lei come api al miele e spesso si sentiva quasi un brutto anatroccolo al suo fianco.

Non che Alice fosse grassa, ma le sue forme così procaci, piene, la mettevano in qualche modo a disagio. Si sentiva goffa e per questo si nascondeva sotto abiti ampi e informi.

Eppure, nonostante i suoi sforzi per rendersi invisibile, a volte capitava che non passasse del tutto inosservata.

Ciò che colpiva erano gli occhi, dal taglio a mandorla, grandi, scuri, ombreggiati da lunghe, nere ciglia, incastonati in un ovale pieno, che spiccavano sul suo viso pulito, semplice, mettendo quasi in secondo piano le sue labbra morbide e delicate, armoniche, non troppo piene né sottili, ma solo quando non si piegavano in un sorriso.

Quando sorrideva, infatti, le sue labbra si stiravano in una curva vivace e gioiosa, scoprendo una fila di bianchissimi piccoli denti, rendendo il suo sguardo più profondo ma al tempo stesso più brillante, accendendolo di una luce incantevole.

Quel sorriso sincero, istintivo conquistava chi lo guardava quasi fosse una arcana malia, era il suo principale punto di forza, il suo gioiello più bello, che però troppo spesso teneva nascosto.

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