Capitolo 13

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Non appena Marcello De Vita uscì dall'ufficio, piombò una sorta di silenzio imbarazzato tra gli impiegati dell'agenzia.

Eugenio non si scompose minimamente e con un gran sorriso prese la parola: - Bene, dato che da ora, anche se temporaneamente, io e mio fratello ci occuperemo di questa agenzia, direi che il primo passo sia quello di conoscerci, giusto? Facciamo così: a gruppi di lavoro, così come siete organizzati, verrete in ufficio, vi presentate e ci illustrate nel dettaglio i progetti sui quali state lavorando. -

Gli impiegati annuirono e con rinnovato entusiasmo si misero prontamente a raccogliere dai tavoli bozzetti e cartelle.

Lorenzo sorrise poi volse lo sguardo alla sua destra incrociando quello della ragazza dai lunghi capelli rossi - Cominciamo da Lei, signorina Fabris. Giacché si conosce già il suo nome procediamo subito col suo lavoro, che dice? - le comunicò, mentre suo fratello osservava serio e compunto, ma divertito dal fatto che la donna cercava di evitare lo sguardo di Lorenzo.

- Sì, d'accordo, come volete. Gli schizzi del progetto sono già nell'ufficio di De Vita, ... ehm cioè nel vostro... ora è vostro, se volete vederli. - rispose prontamente.

- Bene, perfetto, ci andiamo subito allora. Però mi sembra che siate organizzati a gruppi, giusto? - chiese Eugenio spostando lo sguardo sugli altri dipendenti cercando di individuare il collega.

La Fabris, come per scusarsi, non sapendo bene come trovare le parole per dirlo, replicò – Sì, al progetto "Fox" ci lavoro con la Rinaldi ma oggi non c'è. -

- Come mai? Sta poco bene, forse? Un permesso programmato? - incalzò Lorenzo, spinto dallo strano impulso di metterla a disagio, sebbene avesse già da subito intuito che era proprio quella Rinaldi di cui aveva parlato Pietro.

Lei non rispose fissandolo con uno sguardo tra l'enigmatico e l'imbarazzato.

- Suvvia, Lòre, te vai sempre di fretta! Ci segua in ufficio, signorina, così proseguiremo questa conversazione con maggior tranquillità ed avrà modo di spiegarci ogni cosa - intervenne Eugenio, invitando la ragazza a seguirlo con un gesto della mano, sorpreso dalla strana reazione di suo fratello. Poi si voltò verso gli altri: - Voi, intanto, organizzatevi e preparate i vostri progetti. -

Stava per voltarsi quando aggiunse: - Ah, vi chiedo anche la cortesia di predisporre un elenco coi vostri nomi, divisi per gruppi di lavoro. Un promemoria per noi, così eviteremo di fare confusione e impareremo a conoscervi più in fretta. - esclamò con un sorriso, quindi si avviò seguito dalla donna e suo fratello.

Eugenio entrò per primo nello studio, e si accomodò nella poltrona del De Vita, mentre Lorenzo si sedette sull'angolo della scrivania in un atteggiamento quasi dominante, accanto al fratello, dopo aver fatto accomodare la donna sulla poltroncina di fronte.

- Scusate, ma dal momento che avete lo stesso cognome, come dovremo chiamarvi? - esordì provocatoriamente la donna recuperando un certo controllo, ostentando sicurezza e spavalderia, ma evitando di incrociare lo sguardo di Lorenzo. La busta tra le mani, infatti, tremava leggermente, tradendo il suo stato d'animo.

Il suo cuore era in tumulto e non solo per lo strano effetto che quel Lorenzo le faceva, ma anche perché doveva consegnare la lettera di dimissioni della sua amica.

- Beh, dal momento che in questa agenzia c'è un team di persone piuttosto giovani credo che non ci siano problemi a chiamarci per nome, che ne pensa signorina Fabris? - cercò di metterla a suo agio. - Io sono Eugenio, ... -

- ... ed io Lorenzo. - aggiunse suo fratello con un sorriso sornione.

- Bene, in tal caso, il mio nome è Beatrice. Ma tutti qui mi chiamano Bea. - replicò decisa.

- D'accordo, Bea, ora che ci siamo presentati e che siamo solo noi in questa stanza, abbiamo un paio di cose da chiederti. Innanzitutto, chi provvede alla parte amministrativa qui? Sebbene la gestione sia centralizzata sai chi si occupa di trasmettere i dati in sede centrale? - chiese Eugenio cercando di metterla un po' più a suo agio.

- Se ne occupava personalmente Marcello, ... il dottor De Vita ... per lo più, ma si faceva aiutare anche da una ragazza, Sarah. Non mi ricordo il cognome ... non ha legato molto con noi ... è simpatica ma è una cosplay, quindi un po' strana, sembra uscita da un manga giapponese. Ma vabbè, è una mia opinione! ... comunque viene due o tre volte alla settimana, non so come si erano messi d'accordo con il dottor De Vita - rispose alzando un po' le spalle.

- Va bene. Ora dicci perché la tua collega non è presente in ufficio oggi. - la sollecitò quindi appoggiandosi comodamente allo schienale.

Bea scattò in piedi e sporgendosi verso l'altro lato della scrivania, porse loro la busta, mettendo maggiormente in evidenza la linea dei suoi seni, già ampiamente sottolineati dalla generosa scollatura del maglioncino leggero aderente, fucsia che indossava sui jeans attillati.

Finse di non notare lo sguardo di Lorenzo, spostatosi "involontariamente" su quel punto anche se tornando a sedersi gli lanciò una brevissima occhiata di maliziosa rivincita.

- Cos'è? - chiese Lorenzo prendendola in mano senza aprirla, distogliendo lo sguardo.

- Una lettera di dimissioni della Rinaldi. - rispose lapidaria.

- Dimissioni?! Perché? - chiese Eugenio, lanciandole uno sguardo inquisitorio.

- Beh, ecco, diciamo che ha avuto un'accesa discussione ... punti di vista non concordanti ... con il dottor De Vita, per cui ha deciso di dimettersi. - rispose evasivamente.

- In questo caso, capitolo chiuso. De Vita non c'è più e decidiamo noi. Dimissioni respinte, naturalmente. - ribatté prontamente Eugenio restituendo la busta senza nemmeno aprirla, prelevandola dalle mani di suo fratello.

Quindi si alzò in piedi: - A questo punto direi di rimandare la nostra conversazione a più tardi. Nel frattempo Bea, ti invitiamo a chiamare la tua collega per farla venire qui prima possibile. Non accettiamo scuse. Mandaci dentro il prossimo team. - la congedò dolcemente ma con fermezza, accompagnandola verso la porta.

Bea uscì un po' sollevata, anche se non sapeva bene come avrebbe reagito quella testarda della sua amica.

Dopo aver avvisato i suoi colleghi uscì rapidamente dall'ufficio col cellulare in mano: non voleva che gli altri sentissero.

Mentre componeva il numero ripensò allo sguardo di Lorenzo e un brivido caldo le corse lungo la schiena, facendola sorridere soddisfatta.

- Alice, finalmente! - esordì dopo aver atteso solo tre squilli - Devi venire subito in ufficio, è urgente! - le disse concitata.

- Bea, ma che ti prende? Te l'ho già detto: non voglio più vedere quell'uomo! - disse irritata.

- No, no, devi venire, invece, e subito. De Vita è stato trasferito, non c'è più. Qui è tutto diverso ora ... comunque poi ti dico, non ho tempo per spiegarti tutto. Per il momento, sappi solo che qui ci sono i fratelli Velluti, i titolari dell'agenzia, sono venuti dalla sede centrale di Firenze di persona e hanno respinto le tue dimissioni. Mi hanno detto di dirti che devi essere qui entro un'ora! - le ordinò parlando in fretta come sua abitudine.

- Ti pare che abbia le ali?! Non posso esser lì in un'ora. Non so nemmeno se ci sono treni! - rispose sorpresa e indispettita.

-Ohhh ... Uffa, sei esasperante a volte! Prendi l'auto per questa volta, cosìfarai prima. Ora, smettila di perder tempo e trovare mille scuse. Devi veniresubitissimo, punto. Quindi alza le chiappe, tesoro, muoviti e non perdere altrotempo. Ah, appena arrivi, chiamami. Io sono qui che ti aspetto. - concluse intono perentorio e chiuse la comunicazione senza darle modo di replicare.

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