Capitolo 8

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Camminavano per le stradine e i vicoli del centro storico senza una vera e propria meta, un po' a caso, chiacchierando tra loro e commentando le notizie ricevute dal detective, finché giunsero in Piazza delle Erbe.

- Guarda un po' dove siamo finiti. - esclamò Eugenio sorridendo e guardandosi intorno. – Che ne dici di una giratina alla "Casa di Giulietta"? Dovrebbe essere non molto lontano da qui. -

- No, ma che scherzi? Un mi va d'entrare ni' pigìo, incastrato in mezzo a tutti questi turisti. Io preferirei andare verso il lungadige: assomiglia un po' al nostro lungarno, magari un filino in più d'aria c'è. - rispose Lorenzo con enfasi.

- Forse hai ragione. Andiamo verso il fiume, magari troviamo un localino carino e ci prendiamo una bella birra fresca. Tutto questo gran parlare m'ha messo sete. - rise e si incamminarono in direzione delle Arche Scaligere, addentrandosi a caso nei vicoli di sampietrini coi palazzi dai muri di mattoni rossi, riprendendo la conversazione interrotta poco prima.

Il localino lo trovarono, in una corta traversa che finiva con 4-5 scalini in salita proprio sul lungadige e nella quale erano stati posizionati alcuni tavolini.

Si sedettero, ordinarono due birre artigianali locali e qualche stuzzichino, quindi si misero a leggere il dettagliato rapporto dell'investigatore con cura.

Ad un certo punto l'attenzione di Lorenzo fu catturata da una ragazza che passava proprio davanti al loro tavolo.

Alta, capelli lunghi, castani, indossava un soprabito rosso, aderente, su un miniabito altrettanto corto che evidenziava le sue gambe lunghe e affusolate, velate da calze nere e inguainate in un paio di stivali al ginocchio dal tacco altissimo.

La scollatura piuttosto audace, d'altro canto, non passava inosservata e metteva in particolare risalto il suo seno pieno, le sue forme sinuose. A completare il tutto, una piccola borsa nera di pelle con motivo trapuntato e catenella dorata.

Camminava ancheggiando, quasi fosse su una passerella, e si dirigeva verso quella piccola scalinata, facendo ondeggiare i suoi capelli che ogni tanto spostava vezzosamente dietro le spalle con la mano.

Non appena li ebbe superati Lorenzo si rivolse a suo fratello sottovoce: - Ma, dico, icché'ttu l'hai vista? Con tutto quel ben di dio, non mi spiacerebbe farci un giretto. - e fece per alzarsi.

Immediatamente suo fratello lo trattenne.

- Frena quel cavallino focoso, fratello. Certo che l'ho vista. Porto gli occhiali, ma non sono mica cieco. Sta' un po' tranquillo. Getta un'occhiatina lì. - lo rimproverò a voce bassa indicandogli con un gesto del capo un ragazzo appoggiato al muretto del lungadige.

La ragazza lo raggiunse giusto in quel momento e lo baciò gettandogli le braccia al collo.

- Hai visto? Rischiavi come minimo un occhio nero. - continuò ridendo mentre la coppietta si allontanava.

- Uhm, ma te come hai fatto a notarlo? - chiese incuriosito e sorpreso. - Porca l'oca, non ti sfugge mai niente! -

- A differenza di te, ogni tanto mi guardo intorno. Poco fa, mentre bevevo un sorso di birra, l'ho visto arrivare, fermarsi e cincischiare col cellulare. Se non vuoi finire nei guai, impara a guardarti un po' in giro, Lòre. Io non posso sempre starti attorno. - rise.

Nel frattempo Pietro si era organizzato.

Aveva messo il portatile nella ventiquattrore, con tutti gli accessori, era salito in macchina e si era portato nei pressi dell'agenzia di proprietà dei fratelli Velluti.

Entrò nella piccola pensione dell'edificio di fronte e prese una camera.

Piazzò gli strumenti sul tavolino e si sintonizzò con le telecamere installate, mettendosi in paziente attesa.

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