Capitolo 5

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Si era appena seduta in macchina e aveva poggiato lo zainetto sul sedile accanto quando il suo sguardo si posò sull'orologio del cruscotto.

"Uhm, sarebbe un po' tardi ma, chissà, forse con un pizzico di fortuna una mezz'oretta riesco ancora a dedicargliela" pensò "Sì, chiamo subito e spero che mi risponda Suor Carla, con lei vado sul sicuro", sorrise.

- Pronto? - rispose dall'altra parte una voce delicata.

- Suor Carla, sono Alice. -

- Ciao cara, come stai? - la salutò con enfasi.

- Bene, grazie. Ho chiamato perché avrei un po' di tempo libero. So che è un po' tardi, ma vorrei tanto passare lo stesso. - chiese con un certo fervore.

- Oh, Alice, - rispose con tono divertito - È per il piccolo Andrea, vero? -.

- Beh sì, sorella. Sai bene quanto gli sono affezionata. -

La sentì sospirare.

- Purtroppo devo dirti di no. Vedi, sembra che ci sia una coppia intenzionata ad adottarlo per cui sarebbe molto meglio, per il piccolo stesso, che non ti facessi vedere, almeno per un po'. - rispose dispiaciuta.

- Ma che bella notizia! Speriamo che vada tutto bene questa volta. - esclamò Alice.

- Lo spero anche io. Prego per lui tutte le sere, Alice. Confido che il Buon Dio gli dia una mano. Abbiamo già iniziato a prepararlo per il suo trasferimento graduale nella nuova famiglia. Se alla fine anche questa coppia dovesse rifiutarlo, sarebbe già la terza volta e rischierebbe di essere dichiarato inadottabile dal Tribunale dei minori, almeno credo, lo sai che capisco poco di pratiche legali. - la informò con una punta di preoccupazione.

- Oh no! Speriamo di no, sarebbe davvero un dramma per lui. - replicò allarmata - Accidenti, sorella, se solo potessi, ti assicuro che lo adotterei io, immediatamente, seduta stante! - le disse accoratamente.

- Su, Alice, non esser triste, confidiamo nella misericordia di nostro Signore e affidiamo a lui le nostre preghiere, vedrai che ci ascolterà. - la rassicurò con dolcezza.

- Lo farò, Suor Carla. Pregherò molto per il piccolo Andrea. Dagli un bacio da parte mia, mi raccomando, e fammi sapere gli sviluppi. -

Appena chiusa la conversazione, accese il motore e si diresse verso casa con una strana ansia e agitazione.

Era felice per quel bambino ma, al tempo stesso, era preoccupata: temeva che venisse rifiutato per l'ennesima volta.

Eppure era così bello e dolce!

Capelli lisci di un biondo così chiaro da sembrare quasi bianchi, occhi di un blu profondo, grandi, ma spesso tristi, pelle chiarissima ... "e quelle guanciotte rosee, da tirabaci", pensò.

A tre anni non diceva una sola parola, si esprimeva ancora a gesti, cosa piuttosto normale, almeno a quanto le aveva detto la psicologa, dato che era stato rifiutato già due volte.

"Ad alcune coppie dovrebbero negare anche il solo pensiero di adottare. I bambini, per quanto difficili, non possono essere inadottabili." pensò con un certo disappunto.

"Ma come si fa a rifiutare un bambino, perché «È troppo biondo, non sembra figlio mio!» ... «Non ha ancora detto una parola, nemmeno mamma». Ma, dico, perché permettono che vengano restituiti, così, come oggetti. Persone orribili, ecco cosa sono, neanche un cane randagio si tratta così!" e batté il pugno con rabbia sul volante.

"Fortuna che non sono un'assistente sociale. Sicuramente gli vomiterei addosso quanto di peggio mi passasse dalla mente!" pensò piuttosto contrariata.

Parcheggiò l'auto sotto casa e salì nel suo appartamento.

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