Capitolo 36

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Sono passate due o tre ore da quando sono arrivata in ospedale.

Nessuno si è accorto della mia assenza.

Harry, figuriamoci, avrà avuto da fare.

Zayn è sparito. Non ho sentito la sua voce finche mi portavano via. Non c'era nessuno a casa. Mi domando perché, se i ragazzi sono tornati e hanno trovato una porta sfondata, non si siano fatti una domanda. Cioè, se io lasciassi una persona chiusa fuori di casa, e quando torno non la trovo, ma in cambio ho una porta sfondata, mi farei qualche domanda.

Questa è l'importanza che ho sulle altre persone.

Entra qualcuno dalla porta e, chiudendola, si avvicina a me.

Quando si muove sento quel rumore di ciabatte di gomma, quindi penso che sia un'infermiera. Appoggia qualcosa sul tavolo e si avvicina al mio orecchio, accarezzando i miei capelli.

"Amanda, ciao cara. Ti ho portato qualcosa da mangiare se ti svegliassi. Non so se mi senti, ma io te lo dico lo stesso, cara. Non sei in coma, sei solo in uno stato di shock. Non vuoi svegliarti; è uno di quei casi in cui delle persone prendono una serie di spaventi tutto su un colpo. Hai paura di svegliarti, in pratica. Quindi, non è un coma, svegliati. Hai la vita davanti, non avere paura di affrontarla" Mormora.

Vorrei risponderle che non ho la vita davanti.

Tutti prima o poi moriamo, ed io sono una di quelle persone che fanno parte del 'prima'.

"Il tuo amico sta arrivando. Ha detto che avrebbe preso il primo aereo per venire qui da te. Quindi, svegliati per il suo ritorno, devi farti trovare pronta" Ride.

Harry?

Si siede sul letto e apre un cassetto.

Mi prende i capelli e comincia a passare la spazzola.

"Ecco, qui faccio io. Non ho mai visto dei capelli più belli di questi. Sono davvero gelosa, sai? Mi ritrovo con due peli in testa a spazzolare Raperonzolo, e la cosa è esilarante" Continua.

Vorrei ridere.

Anzi, sto ridendo nella mia mente.

Le infermiere mi sono sempre piaciute. Certo, ci sono quelle abbastanza arroganti che pensano ai pazienti come dei cani in canile. Poi ci sono quelle, come questa, che fanno di tutto per riportarti al mondo reale. Non ti conoscono, eppure trovano la forza di darti quel sostegno che le persone che non soffrono non possono avere. Loro vedono tanta di quella sofferenza.

"Ecco qui. Adesso ti sistemo meglio sul letto, ti hanno sistemato come se fossi un sacco di patate" Dice prendendomi per il busto e adagiandomi piano sul letto.

Sono più comoda, ora. Prima avevo un male alla schiena..

"E adesso mettiamo le mani sulla pancia, come una principessa" Dice prendendomi le mani e facendo come aveva detto.

"Ora devo andare, cara. Ma se ti svegli, io sono Patty. Possiamo diventare ottime amiche" Ride.

"Allora ciao" Dice e chiude la porta.

Il silenzio regna nella mia stanza. Presumo di essere in stanza da sola, perché si sente il rumore di un solo macchinario; il mio.

Bip.

Bip.

Il mio corpo non reagisce e non voglio farlo.

In questo momento, mi sento uno scarto della società. Nessuno, e dico nessuno, si è preoccupato per me. Non dico che dovevano venire qui in massa, ma almeno fare un salto per vedere se sono viva o morta.

Can we grow up together? •H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora