La passeggiata

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21 Agosto 1940

Finalmente il fine settimana arrivò e, con questo, giunsero i miei due tanto desiderarti giorni di riposo. Quella settimana sembrava essere durata una vita intera, pensare che solo 5 giorni prima avevamo dovuto ospitare l'ufficiale del nuovo reggimento.

Sebbene questa convivenza fosse solo all'inizio, non sembrava poi così drammatica: dopo i primi due giorni non avevo più incontrato l'ufficiale, probabilmente i miei turni a lavoro non erano compatibili con i suoi e tornavo a casa troppo tardi anche solo per incrociarlo nel corridoio come era già accaduto.

Ogni sera, al mio ritorno, mia madre mi aspettava sveglia per raccontarmi come fosse andata la sua giornata e mai una volta il nome di quell'ufficiale uscì dalle sue labbra: viveva come se lui non esistesse nemmeno. Forse era un suo modo per reagire a quella situazione ostica, o forse, quell'ufficiale non lo vedeva mai neanche lei.

Certo questo era ben diverso da quello che avevo immaginato: una convivenza con un uomo burbero, dispotico, che avrebbe comandato in casa mia e che l'avrebbe trasformata nel suo parco giochi. Al contrario, l'ufficiale sembrava avere grande rispetto per questa abitazione e lo dimostrava l'ordine maniacale della sua stanza.

Quella mattina mi svegliai con parecchie energie, sapevo già che quel giorno non avrei dovuto lavorare e la cosa mi rallegrò. Scesi dal letto e guardai l'ora: erano le otto e un quarto e mi congratulai mentalmente con me stessa per non aver perso tutta la mattinata intera dormendo.

Finalmente quel giorno avrei potuto stare comoda nei miei abiti e mettere la divisa da infermiera da parte. Mi diressi verso l'armadio e optai per un vestito azzurro con dei fiorellini bianchi ricamati, uno dei pochi vestiti che mi faceva sentire bella agli occhi della gente.
Legai poi i capelli in un'acconciatura un po' più elaborata del solito, oggi avevo tutto il tempo che volevo da dedicare a me stessa. Allo specchio decisi poi di truccarmi leggermente: mi colorai le guance di rosa e infoltii le ciglia con un velo di rimmel.

Ultimato il tutto guardai la mia immagine allo specchio e quello che vidi, per la prima volta dopo tanto tempo, mi piacque. Prima della guerra adoravo prendermi cura di me stessa, dalle acconciature particolari, al vestirmi bene. Purtroppo però, il lavoro mi concedeva di rado il tempo per tutto questo.

Erano ormai le 9 di mattina ed io uscii finalmente da camera mia. Prima di dirigermi giù per le scale feci un rapido giro del corridoio per accertarmi che nessuno fosse in casa: mia madre come ogni sabato passava l'intera giornata a lavorare dalla signora Agnès, una ricca ereditiera che ormai faticava a prendersi cura di se stessa. In realtà non doveva far altro che andare a casa sua un giorno a settimana ad ascoltare i suoi lunghi monologhi su tutti i pettegolezzi di paese: era come un giornale vivente quella signora.

Scesi al piano di sotto e, canticchiando una canzone inesistente, cercai tutto il necessario per dipingere: in soggiorno trovai facilmente il cavalletto su cui appoggiare la tela di medie dimensioni, mentre in cantina trovai tutti i miei colori un po' usurati dal tempo e dal poco utilizzo. In effetti erano mesi che non dipingevo qualcosa.

Portai tutto il necessario nel mio adorato giardino e cominciai a pensare cosa avrei rappresentato: oggi il cielo era nuvoloso e la luce naturale scarseggiava, tanto che ogni colore vivo dei fiori del mio giardino non poteva essere rappresentato nel modo in cui avrei voluto. Tuttavia decisi di dedicarmi ad un angolo in particolare del giardino: l'altalena costruita da mio padre anni fa ormai, che visto il poco utilizzo, era diventata un tutt'uno con la vegetazione circostante.

Mi concentrai totalmente su quella tela vuota, cominciai  ad abbozzare quanto più fedelmente possibile quello che si trovava davanti a me: un cielo grigiastro, pieno di nuvoloni, dei deboli raggi di sole che cercavano di emergere tra una nuvola ed un'altra, delle siepi di un verde poco intenso vista la poca acqua che avevano ricevuto in questa estate calda, le rose bianche che avevo piantato con mia mamma qualche anno fa e...

Boundless love - Amore senza confiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora