XIIII (tema: storico)

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Per aspera ad astra! Per ardua ad astra!

Exurge mars, mars ultor! Roma et imperator!

Il coro di voci scandite dalla marcia si diffonde per il paesaggio boscoso. I canti degli usignoli e degli altri volatili boschivi sono soffocati dallo sfregare di armature e dalle sonore voci dei soldati. La quattordicesima legione, guidata da Gaio Svetonio Paolino, si muove come un unico enorme organismo, si stanno dirigendo verso Londinium dopo una campagna terminata con successo nelle terre dei druidi. Tito Flaminio procede con passo marziale nella colonna della sua coorte, la quinta. Sono in Britannia da molti mesi, ma la cosa non pesa troppo al legionario, sua moglie Silvia ed i suoi bambini sono al scuro, giusto qualche lega più a sud est, a Camulodonum. Tito ha avuto la fortuna di essere stanziato vicino a dove alloggia la sua famiglia, o almeno, parte di essa. Mentre l'esercito marcia nel mattino caliginoso, il legionario osserva le verdi fronde, pensando ai suoi genitori ed a suo fratello, tutti nella capitale.

"ancora qualche anno, e mi ritirerò... tornerò a Roma con onore"

Le sue elucubrazioni sono interrotte da uno squillo di tromba. Bisogna aumentare il passo.

Viribus, unitis! Semper fidelis!

Sommus fili lupae capitolinae!

"legio! Duplex acies formate!"

La voce possente di Paolino echeggia per le linee romane. sono giunti in una grande piana e di fronte a loro si sono ritrovati un folto gruppo di barbari. Druidi dalla pelle tinta d'azzurro e di altri colori, le mani alzate mentre pregano i loro dei, uno strano odore di spezie e olii naturali infesta la zona. Immediatamente le coorti si muovono. Tito prende posto nella seconda linea, al suo fianco si trova Gallio, una giovane recluta ausiliaria dallo sguardo vispo e dai capelli color paglia, indizio della sua genia germanica. I legionari rimangono in attesa di ordini. Paolino, montato in sella al suo cavallo, osserva per alcuni minuti i druidi, aspettando un qualsivoglia indizio di ostilità, ma essi rimangono fermi, cantando nel loro idioma barbaro. La quattordicesima legione aveva avuto modo di scontrarsi con la gente dei druidi, esseri spietati e folli. Non meritano pietà.

"legio quarta decumana! Procedite!"

E' un massacro. I barbari vengono trucidati in maniera sistematica, senza rimorso ne odio. La legione si muove come una macchina, avanza, pugnala, calpesta, ripeti. Neanche un barbaro giunge nelle retrovie dove si trova Tito. Quando la terra è bagnata dal sangue di ognuno di quei druidi, la legione si ferma, osservando i cadaveri dei bretoni, tuttavia accade d'improvviso qualcosa di inaspettato: dal bosco che circonda la piana esce un singolo druido, urlante mentre regge una torcia in mano, immediatamente i legionari comprendono cosa sta per accadere e si allontanano dal campo di cadaveri. L'ultimo druido rimasto in vita si getta in mezzo ai morti, non appena la torcia tocca un cadavere, violente fiamme arancioni si spargono, dilagando come un fiume in piena. In poco tempo l'intero campo si trasforma in un gigantesco falò sotto agli occhi inorriditi dei romani. I druidi erano ricoperti di olio combustibile, mascherato dall'odore di spezie e sangue.

"è un rituale vi dico! Ci vogliono maledire!"

Tullio, della settima coorte, sbuffa dopo aver sentenziato ciò con voce rauca. I legionari hanno costruito un accampamento provvisorio per la notte una lega e mezza dal luogo del massacro. Tito sta mangiando la sua razione di pane secco assieme ad alcuni suoi commilitoni per il pranzo serale.

"ho sentito che Marco, della decima coorte, ha vomitato anche l'anima dopo il sacrificio di quei barbari, magari ci hanno già maledetto"

Gallio parla con voce un po' tremante, ma subito Tito lo rimbecca in modo scherzoso.

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