Il demonio veste di bianco (tema: Western)

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Trovi rifugio dal caldo soffocante del tardo pomeriggio in un piccolo e rustico pub. Un vecchio dalla barba canuta intrattiene i pochi ospiti con una ritmata canzone mentre al bancone il barman dall'aria burbera pulisce un bicchiere con un panno grigio. Non appena prendi posto ad un tavolo una figura si avvicina, notando la macchina fotografica appesa al tuo collo.

-cerchi qualcosa?

L'uomo è alto, dai tratti delicati e dalla voce stranamente suadente, che poco si sposa con l'ambiente selvaggio attorno a loro.

-una storia, sto scrivendo un articolo sulla vita nella frontiera.

L'uomo dal vestito elegante fa un'educata risatina e si accomoda di fronte a te, con una mano si liscia indietro i corti capelli neri e perfettamente curati.

-allora capito proprio a fagiolo. Si dia il caso che io conosca una storia da prima pagina.

Il tuo sguardo si accende d'interesse.

-di cosa si tratta?

L'uomo si crogiola nella tua attenzione con un silenzio teatrale.

-ti racconterò la storia del più terribile pistolero della contea: il Demonio Bianco

Il giovane stava tornando a casa, bagnato dalla luce vermiglia del sole al tramonto. Nonostante la giornata faticosa come fattorino, sapeva che si sarebbe riposato a dovere con una bella zuppa calda ed una storia raccontatagli dal padre. Arthur, questo il nome del ragazzo, percorse con passo svelto la via principale di Saint Jeneve, la piccola ed isolata città che gli aveva dato i natali. Stava per entrare nella sua modesta casa, quando dalla porta di legno grezzo uscì un uomo in nero. Il Pastore Diller, capo spirituale del paese, uscì a passo svelto, sorrise al giovane, anche se nel suo sguardo Arthur non vide altro che furia e vendetta. Quando entrò in casa, il giovane salutò i suoi genitori, che gli risposero con voce distratta, come avessero la testa da un'altra parte. Edith invece, sua sorella maggiore, corse ad abbracciarlo.

-Edith, cosa succede, cosa voleva il Pastore?

La giovane quindicenne gli sorrise, anche se Arthur percepì l'agitazione nella sua voce.

-nulla, tranquillo Arthur, adesso vai pure a riposarti, io e mamma ti prepareremo una cena con i fiocchi.

Il ragazzo tentò di protestare, ma i crampi allo stomaco lo fecero filare verso la tavola in cucina.

La sera terminò normalmente, anche se i genitori avevano un'aria strana. Il giovane Arthur non ci fecce molto caso, e, finita la cena, si congedò alla famiglia e raggiunse la sua camera, dove il sonno lo colse quasi immediatamente.

Il mattino presto il ragazzino si diresse verso le stalle, attento a non svegliare i genitori e la sorella ancora addormentati. Quel giorno doveva consegnare una lettera ad un paesino vicino, per cui salì in groppa al destriero e partì lungo la strada sterrata. La consegna andò bene ed il ragazzo rientrò in città poco dopo mezzogiorno. Ma c'era qualcosa di strano, una grande folla si era riversata in mezzo alla via principale dove pareva essere stata issata una struttura di legno. Quando il ragazzo si rese conto di cos'era, immediatamente scese da cavallo e si diresse incuriosito verso la folla. Quello che vide gli si impresse a fuoco nella mente. Sopra il patibolo, legati a due cappi, sua madre e suo padre tentavano di divincolarsi e gridare, ma erano trattenuti da spesse corde ed imbavagliati da grossi stracci. Sul palco il Pastore Diller stava tenendo ferma Edith, la ragazza aveva polsi e caviglie legate e un bavaglio bloccava anche la sua bocca.

-per i crimini di stregoneria io dichiaro questi individui blasfemi come eretici! Pertanto, che sia il signore a giudicarli!

Arthur urlò e si fece largo a forza tra la gente, tentando di raggiungere il patibolo, ma fu tutto inutile. La botola sotto ai due si aprì, lasciandoli cadere verso il proprio destino. Diller si rivolse ancora al pubblico mentre due guardie armate trattenevano Arthur.

STRAPPASTORIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora