Araldo (tema: Isekai)

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Il ragazzo si ritrovò li... in cima al mondo. Sotto di lui giacevano i suoi compagni, la sua vecchia nuova vita. All'inizio era parso un sogno idilliaco e meraviglioso. Il teletrasporto in una terra di magia e cavalieri, di dame ed elfi. Aveva presto incontrato amici, compagni fedeli come il possente Frillar l'orco o la spensierata pixie Yve. Aveva soprattutto conosciuto l'amore, una cosa a lui ignota nella sua prima vita, sulla terra. Aveva trovato l'unica persona capace di far palpitare all'impazzata il suo cuore, nessun'altro ne era capace nonostante fosse l'eroe del continente. E quella persona ora giaceva davanti a lui, senza vita. Qualche passo più in là, la peggiore calamità conosciuta dal regno era riversa a terra, martoriata dagli attacchi degli eroi. Il corpo del signore dei demoni stava iniziando a decomporsi in cenere poco lontano dal ragazzo, l'ultimo della sua squadra. Il giovane accarezzò i capelli scuri del compagno deceduto di fronte a lui, il volto freddo come pietra era un tempo sorridente e spensierato, gli occhi color dello smeraldo erano chiusi per sempre. Uno spesso velo di lacrime offuscò la vista dell'eroe, le gocce gli rigarono le guance mentre si abbandonava ad un pianto silenzioso. Le lacrime si mischiarono al sangue, poi al terreno brullo. Quel mondo si rivelò quello che era... non un sogno, ma un incubo esattamente come la sua prima vita. E adesso? Sarebbe tornato alla capitale e avrebbe vissuto da solo? Ormai aveva perso tutto. I ricordi lo trascinarono con loro mostrandogli tutti i momenti migliori di quella meravigliosa avventura. il campo di battaglia era silente, ma qualcosa attirò l'attenzione del giovane: una piccola sfera di fiamme violacee era apparsa di fronte a lui. Da essa provenne una voce femminile, suadente ma roboante.

"non sei soddisfatto vero?"

Il ragazzo scosse la testa

"posso cambiare le cose... ma devi fare un favore a me prima"

-qualsiasi cosa

Il ragazzo dai capelli biondi rispose sicuro, senza esitazione. D'improvviso tutto attorno a lui si trasformò in un vuoto nero pece. Poi però iniziarono ad accendersi delle minuscole luci bianche, prima una, poi due, poi dieci, cento, mille, fino a che il giovane non si trovò a galleggiare in un universo infinito. Di fronte a lui si formò una sagoma sempre più dettagliata, presto prese forma umana ed il giovane sgranò gli occhi. La dea era gigantesca, la pelle era color delle galassie e i capelli parevano nebulose che ondeggiavano nel vuoto cosmico. I suoi occhi brillavano di luci violette arancioni e rossastre e le fini vesti erano candide e semi trasparenti. La dea gli parlò, e la sua voce parve rimbombargli nella mente.

"diventa il mio campione, sbaraglia coloro che si metteranno sulla tua strada, conquista con il pugno o con la mente i tuoi avversari. Quando sarai allo zenith, io ti renderò un dio, ed i tuoi desideri saranno realtà"

L'eroe attese un secondo, ripensò alle sue vecchie vite, ripensò a lui. "Veiros..."

-accetto!



Era ormai il secondo anno di guerra contro la potenza marittima delle Isole di Ghiaccioartiglio. L'esercito Galeniano era avvantaggiato a terra, ma fiaccato dagli innumerevoli assedi delle genti del nord. Era giunta voce che un araldo fosse disceso e avesse unito i clan in un unico esercito, ma molti credevano fossero solo dicerie. Il timido sole invernale fece capolino dalle nubi illuminando lievemente la piana di Dunderhill: un largo spiazzo brullo e senza vegetazione. Li si sarebbe svolta la battaglia. Gli stendardi di Galenia brillarono d'oro e rosso, il dragone rampante dei popoli meridionali scintillò sotto il sole. Dwerven Crop, primo comandante di battaglione dismise i generali che si sparpagliarono per i ranghi. Quella sarebbe stata la loro ottava battaglia quel mese e messer Crop non credeva di riuscire a esistere ancora per molto. Le cicatrici sul volto del soldato mostravano la sua esperienza al comando dell'esercito del drago. Dall'altra parte della piana i nemici si stavano raggruppando: una solida muraglia di scudi tondi e maglie di ferro. Dwerven rimembrò le battaglie passate, la maggior parte delle cicatrici che ornavano il suo volto sono state inferte dalle brutali genti dei clan settentrionali: uomini duri come l'acciaio e spietati come l'inverno. Dietro gli alleati scintillavano le alte torri di Greyamere, importante città di mercanti e il battaglione di Crop era l'unica difesa tra essa ed i nordici, mancava solo la cavalleria ausiliaria che sarebbe arrivata di lì a poco, fondamentale per la riuscita del muro difensivo. Il primo comandante stava per ordinare ai sottoposti di mettersi in formazione e prepararsi quando, senza preavviso, l'esercito nemico avanzò in una spietata carica. Dwerven si guardò spaventato intorno mentre gli uomini si armavano come potevano. In pochi minuti si formò uno sparuto gruppo di zelanti soldati come prima linea, gli scudi tremanti nelle mani dei guerrieri, le spade nei pugni serrati per il nervosismo. L'esercito settentrionale si avvicinò come un'onda di marea, la distruzione era certa. Ma qualcosa tra i suoi ranghi attirò l'attenzione di Dwerven: una figura, incappucciata con un lungo e grezzo mantello grigiastro. La figura camminò tranquilla tra i ranghi Galeniani, fino a raggiungere la prima linea. Il comandante stava per chiamarlo, ma qualcosa lo bloccò, un istinto, come una preda che osserva un cacciatore passarle davanti senza notarla. Anche i suoi uomini dovettero percepire la stessa cosa: lasciarono procedere senza muovere un muscolo. La figura giunse di fronte alla prima linea e alzò un dito, puntandolo davanti a se, verso l'esercito nemico. Una minuscola fiammella comparve di fronte all'indice del giovane, vi rimase per qualche istante, poi partì come un dardo verso le linee settentrionali. Ci furono un paio di secondi di nulla. Poi un bagliore illuminò la piana, così forte da rassomigliare ad un piccolo sole. Il calore fu talmente intenso dal far bruciare le sopracciglia a Dwerven e a far svenire i soldati più suscettibili. Quando il bagliore terminò, al lato opposto della piana vi era rimasto solo un cratere di terra fusa e spade liquefatte. La figura si girò verso l'esercito galeniano togliendosi il manto. Era un ragazzo muscoloso e slanciato, vestito solo con dei pantaloni larghi di tela. I lunghi capelli lisci brillavano biondissimi sotto il sole invernale mentre luminosi tatuaggi rossastri adornavano busto e braccia, accompagnati su queste ultime da bracciali dorati. Il giovane parlò con voce sicura, facendosi udire dai soldati, mentre dietro di lui minuscole figure comparivano nel cielo all'orizzonte.

-il mio nome è Levateinn! Araldo di Surtr, fratello dei draghi! Portatore di cenere! Spargitore di fiamme! Singore del fuoco! E, da oggi...

Il giovane spalancò le braccia mentre dalla sua schiena comparivano due paia di ali membranose. Le figure incielo scesero sotto la coltre di nubi, rivelandosi come centinaia di draghi di diverse dimensioni che volarono sopra l'attonito esercito. Il ragazzo squadrò tutti i soldati con i suoi occhi arancioni brillanti dalla pupilla verticale.

-... sono a capo dei regni meridionali!



-padre! Padre! Vieni a vedere! Ho imparato quel volteggio di spada!

La piccola era corsa di fronte all'uomo con gli occhi luminosi ed un sorriso innocente. L'uomo aveva sorriso e si era tolto i fini occhiali.

-arrivo subito, piccola guerriera, poi però devi rientrare a casa, altrimenti farà buio.

Il sorriso della bambina aveva vacillato per un istante, ma non si era spento.

-certo papà! Ora guarda!

La figlia fece un goffo tentativo di imitare la tecnica del padre, fallendo, ma girandosi verso l'uomo con il volto radioso, l'uomo sorrise.

-sei stata eccellente!

La piccola gli corse in contro gettando via la spada di legno e lo abbracciò.

-ti voglio bene papà!

Il tramonto illuminò i due. Rosso come il sangue, rosso come il fuoco. come quel fuoco e quel sangue.

-mio Jarl!

L'uomo viene riscosso dai suoi ricordi... no, dai ricordi dell'altro. Punta i suoi occhi azzurro ghiaccio in quelli spaventati del messaggero. Il silenzio della casa lunga è interrotto solo dallo scoppiettare dei caldi falò.

-abbiamo notizie dal fronte, mio signore.

L'araldo dell'acqua si mise più composto sul trono intagliato di legno, al suo fianco l'immenso spadone manda cupi baluginii riflettendo le fiamme arancioni.

-va avanti...

-l'esercito... è stato totalmente sterminato... crediamo sia opera dell'araldo delle fiamme... i saggi l'hanno visto con la divinazione.

L'uomo sul trono attende qualche secondo, si liscia i lunghi capelli neri come la folta barba curata e intrecciata con decorazioni argentee, fa un grosso respiro e si rivolge con voce seria al messaggero.

-fai preparare la mia nave...

Poi si alza, afferrando lo spadone, i suoi tatuaggi si illuminano di un azzurro intenso sul possente petto nudo.

-... che sia un araldo a fronteggiare un suo pari.

Il messaggero si inchina.

-che il volere di Aegir si compia.

L'uomo fa un cenno con il capo, rispondendo all'augurio.

-possa il signore delle maree guidarci in questa tempesta.



Nome: Levateinn

Dea: Surtr

Araldo: fuoco

Eredità: Fiamma divina

Nome: Eldir

Dio: Aegir

Araldo: Acqua

Eredità: Fonte divina

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