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Pioveva. Erano settimane, forse mesi, che non pioveva cosi'.
L'ultimo sole di settembre aveva stretto in una morsa cocente tutta New Orleans.
Chris se ne stava seduto sulla sdraio, posta sul balcone del piccolo appartamento del sesto piano a osservare le gocce argentee che violente colpivano ripetutamente le piastrelle ai suoi piedi.
Gli era sempre piaciuta la pioggia.
La sensazione dell'acqua che scorre lentamente sulla pelle fredda e inzuppa I capelli che ricadono pesanti sul viso bagnato.
Amava quella sensazione dolce del silenzio e della calma che solo la pioggia poteva dare, la luce fredda dei lampioni che davano quel poco di luminosita' alle strade ormai nello spietato abbraccio della notte.
Ad un tratto qualcosa si mosse sul marciapiede a ridosso del viale deserto.
Chris fisso' la sagoma nera per alcuni secondi. Gli sembro' di scorgere una chioma di capelli neri sotto l' ombrello rigato di blu su uno sfondo celeste.
Non ne era sicuro... Eppure...
La sagoma si muoveva a passi lenti ma decisi mentre il buio la inghiottiva a poco a poco.
Conosceva quell'andatura...
Si', era proprio lei!
Aveva intravisto quella ragazza innumerevoli volte. La prima era stata al cinema: lei era seduta sulla poltroncina rossa appena dietro alla sua e, per tutta la durata del film, Chris aveva avuto la sensazione di avere I suoi occhi puntati addosso. Poi c'era stata quella volta al parco, e poi in quel piccolo negozio di alimentari sotto casa sua... E poi... Poi non aveva piu' tenuto il conto.
Una volta addirittura la ragazza aveva suonato al campanello di Chris, ma quando lui aveva sollevato il citofono, nessuno aveva risposto e, affacciatosi al balcone, non aveva visto nient'altro che la strada vuota che pareva sciogliersi sotto quei raggi potenti di un'estate che sembrava non poter finire.
Gli erano ormai noti I suoi capelli di pece, cosi' contrastanti con quegli occhi enormi color del mare: un mare che pero' era di ghiaccio, un mare impenetrabile e inflessibile.
Si', quel volto gli era fin troppo famigliare, ma a pensarci bene non aveva mai sentito il suono della sua voce. L' aveva sempre vista solo in compagnia di se stessa e dell' alone di mistero e stranezza che l'avvolgeva perennemente, un occhio coperto da un ciuffo di fili di seta.
Era la donna piu' bella che Chris avesse mai visto: cosi' matura sotto quello sguardo da bambina.
Eppure c'era qualcosa di sinistro dietro quel volto che sembrava cosi' innocente, troppo innocente, dietro a quel portamento sicuro.
E ora la sagoma stava lentemente svanendo tra il sottile strato di nebbia provocato dall'irrompere delle gocce di pioggia sull'asfalto.
Si era fatta notte.
Che ora poteva essere? Le due? Le tre? Il mattino dopo si sarebbe dovuto svegliare alle sette per arrivare in azienda, era meglio che andasse a dormire.
In realtà Chris doveva essere in ufficio alle nove, e quell'edificio grigio che doveva essere la sua fonte di denaro per I prossimi trent'anni almeno, distava solo pochi isolati da casa sua. Ma a lui piaceva alzarsi a quell'ora, prepararsi con calma e uscire di casa in anticipo per passeggiare da solo lungo le vie della città in movimento: odiava la fretta, odiava la sensazione di dover controllare costantemente l'orologio per tenere il conto dei minuti che aveva ancora a disposizione per raggiungere in orario l'azienda.
Quel volto però, tornava a intermittenza nella sua testa e Chris non riusciva a cancellarlo, no, basta pensare.
Doveva reprimere quei pensieri dalla sua mente, soffocarli in fondo al suo subconscio; doveva dimenticarsi di quella ragazza, scartare dalla sua anima quel curioso sentimento che lo attirava e allo stesso tempo lo allontanava da lei
Improvvisamente il sonno lo rapi'.
Le palpebre si fecero pesanti, e faticosi furono quei pochi passi che lo condussero al letto.
E poi il buio.

La ragazza dai capelli di peceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora