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Il pianto si faceva sempre piú forte, poi diventava un lamento finissimo, smetteva e poi ricominciava.
Chris sapeva di trovarsi in un sogno, eppure avanzava, tremante, lungo il corridoio sepolto nel buio.
E poi vide Margaret: ora stava piangendo, ma pareva non accorgersi della presenza dal ragazzo.
Il suo sguardo era fisso sul pavimento e il volto era coperto dai capelli pesanti e bagnati di lacrime.
Poi all' improvviso alzó lo sguardo e, guardando il giovane, inizió a parlare.

La strada in discesa che conduce al traguardo... Chris!.... Chris!

Si sveglió di soprassalto.
-Chris! Svegliati. Tuo cugino è morto!-.
La voce di Margaret rimbombava nelle stanze silenziose.
Chris la fissó per un secondo, era terribilmente sconvolto. Come poteva essere? Cosa stava succedendo?
Finalmente lucido si alzó dal letto e raggiunse la ragazza.
-Cosa è successo? - Chiese lentamente, scandendo bene le parole, anche se aveva capito benissimo.
La ragazza sospiró.
-Ha appena chiamato tuo padre, tu dormivi, allora ho risposto io-.
-Ma.. come...?-
-Richard. É stato ucciso. Nella stessa maniera di tuo zio. Questa notte-.
Chris si sedette sul letto. Le mani giunte in viso.
-Chris scusa io devo andare, ho una questione urgente da risolvere-.
-Cosa devi fare?-
-Niente... Scusa è tardissimo, stasera ti spiego tutto-
-Quindi stasera torni qui?- Chiese il ragazzo, ma la donna era già scomparsa fuori dalla porta.

Il sole scompariva lentamente dietro la linea di edifici grigi, presto sarebbe calata la sera.
Era solo con I suoi dubbi.
Era stato a casa di Richard quella mattina, dopo che Margaret se n' era andata.
Nella casa regnava un silenzio collettivo, nessuno osava parlare, nessuno osava piangere.
Ma tutti pensavano la stessa cosa, le stesse domande invadevano la mente di tutte le persone presenti
-Chi aveva ucciso quelle persone? Perché? Perché erano stati uccisi nello stesso modo?-
Adesso nella casa avrebbe dovuto esserci la polizia, dicevano che dovevano ispezionare la stanza in cui era avvenuto l' omicidio, come avevano già fatto nella casa di zio Jeremi.
Entrambi erano stati uccisi a coltellate nel proprio letto alle cinque e mezzo del mattino. Che senso aveva?
Il telefono squilló.

-Pronto?-
-Ciao Christopher, sono Anne Marie, la moglie di Richard-
-Sí-
-Dovresti venire in commissariato. Quelli della polizia dicono che devono farci delle domande di routine. C' è anche tuo padre.
-Arrivo-.

La stanza era poco illuminata, una sola lampada dava una luce fioca che conferiva un lato inquietante ai volti dei poliziotti davanti a lui.
Entrando aveva incrociato suo padre: sembrava cupo, pensieroso, e quando Chris gli aveva rivolto un cenno di saluto, lui l' aveva ignorato.
-Lei è Christopher Cooper giusto?-
Chiese una donna. Capelli castani raccolti in una coda di cavallo che pareva tremendamente tirata, due occhiali dalla montatura nera le coprivano gli occhi scuri.
-Sí sono io, perché avete voluto parlare con me?-
-Ascolti- Disse la donna togliendosi gli occhiali -Conosce qualcuno che avrebbe voluto opporsi al matrimonio dei suoi genitori?-
-No.... No certo che no. Perché? Cosa c' entra con tutto questo?-
-Abbiamo interrogato anche suo padre. Non ne siamo sicuri... Potrebbe anche essere una semplice coincidenza...-
-Mi dice che cosa succede?!- Chris si stava agitando, fece per alzarsi.
-Si calmi- Disse un altro poliziotto. Era calvo e pareva il doppio del ragazzo in lunghezza quanto in larghezza, motivo principale per cui Chris obbedí e si sedette.
-Vi ascolto- Disse ricomponendosi.
-Come le dicevo- Proseguí la donna -Potrebbe essere una banale coincidenza, ma abbiamo motivo di credere, e dobbiamo prendere in considerazione l' ipotesi, che gli omicidi siano collegati con il matrimonio di suo padre e sua madre in quanto...-
Chris la interruppe -In quanto erano I due testimoni del matrimonio-. Se n' era reso conto solo adesso, non ci aveva pensato fin ora.
-Esatto. Ascolti suo padre ci ha appena riferito che il suo è stato un matrimonio celebrato segretamente perché I genitori, nonché suoi nonni, non lo approvavano.
Gli unici contro il matrimonio quindi sarebbero stati loro ma ovviamente non possono essere gli assassini in quanto sono venuti a mancare piú di vent' anni fa. Per questo ci serve sapere se qualcun altro non approvava questo matrimonio-.
-Beh, quello che io so è che, a parte I testimoni, nessuno era stato invitato perché appunto era tutto in segreto. Ma non penso proprio che qualcuno abbia deciso di fare una cosa del genere solo perché si sentiva offeso, e poi.... Che senso avrebbe farlo dopo cosí tanti anni? Se veramente tutto è successo per il matrimonio, perché non farlo subito?-
-É quello che ci chiediamo anche noi-
-Senta signora, con tutta onestá io non penso che questa faccenda sia collegata al matrimonio dei miei genitori...-
-Signor Christopher, noi dobbiamo prendere in consideranzioen ogni pista possibile, e per ora l' unica è questa. Inoltre la invito a ricordare che le due vittime sono state uccise alle cinque e trenta del mattino: la stessa ora in cui suo padre e sua madre hanno detto di sí al prete-.

Quando tornó a casa inizió a realizzare veramente quello che gli agenti gli avevavo detto. Le coincidenze erano effettivamente troppe, per quanto avrebbe voluto che tutto questo fosse un' enorme bugia, non poteva negare che il ragionamento filava: gli omicidi erano collegati al matrimonio.
Un pensiero lo assalí all' improvviso.
La lettera.
Cosa diceva quella lettera?
Ah sí: suo padre si scusava con una certa Sarah per averla tradita, diceva di essersi sposato con un' altra donna per non oltraggiare il nome della sua famiglia, diceva che questa Sarah stava per avere un figlio e che lui se ne sarebbe preso cura.
Certo! Era tutto chiaro. Non poteva sposare una donna incinta prima del matrimonio, sarebbe stato uno scandalo, probabilmente questa Sarah se l' era presa.
Poi diceva che delle persone l' avevano allontanata e solo due persone erano presenti oltre agli sposi e al prete: Jeremi e Richard.
Doveva capire chi era Sarah.
Ma quel bambino? No, non poteva essere Chris: sua madre, la moglie di Augustus a tutti gli effetti, gli aveva raccontato cosí tante volte della sua nascita!
Rimaneva un' ultima domanda, se Sarah aveva letto quella lettera, perché non l' aveva piú perdonato? Perché non aveva nemmeno preso in considerazione le sue parole?
Ovvio! Come aveva fatto a non pensarci? Se la lettera era a casa di suo padre, evidentemente Sarah non l' aveva mai ricevuta.
Certo, l' assassina doveva essere questa Sarah.
Doveva portare la lettera alla polizia, l' aveva messa sullo scaffale in salotto, ne era sicuro.

La lettera non c' era.
Adesso peró ne era sicuro, quella lettera era stata lí e ora era sparita.
E lui sapeva chi l' aveva presa.

-Dai rispondi!-
Il telefono squillava, ma Margaret non rispondeva -Rispondi Margaret...-
Ma niente.
Finché qualcuno dall' altro capo del telefono attaccó.
-Allora è vero! La lettera l' ha presa lei! L' ha presa e se n' è andata. Ma cosa c' entra lei con questa storia?!-
Chris era agitato.
Poi decise: sarebbe andato dalla polizia, ricordava anche il cognome di questa Sarah: era scritto sull' indirizzo della lettera. Gli agenti sarebbero riusciti a risalire a lei e magari avrebbero scoperto anche qualcosa su Margaret.
Ormai ne era sicuro.
Non si sarebbe mai più fidato di lei.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 12, 2015 ⏰

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La ragazza dai capelli di peceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora