Il pollo era leggermente bruciacchiato, ma Chris fece finta di niente.
Se ne stava seduto al grande tavolo d' ebano occupato solo da loro tre.
Gli vennero in mente I vecchi tempi, quando sua madre invitava tutti a quel tavolo per il pranzo della Domenica, Quando gli affari andavano bene e lui era solo un bambino spensierato e vivace.
C'erano lo zio Jeremi e la zia Rose che gli portavano ogni volta un regalo diverso, I cugini Jessy e Richard che lo obbligavano a giocare a nascondino nel cortile, poi c'era la bisnonna Marie, che portava divinamente I suoi novantotto anni e poi... Oh certo, c' era nonno Gerald, con le sue storie di draghi, streghe e spade magiche.
Gli sembró di udire la voce di sua madrepapá, smettila di riempirgli la testa con quelle sciocchezze... Crescerá tra le nuvole!
Gli si posó sul volto un inconsapevole sorriso. Sua madre era sempre stata una donna con I piedi per terra e voleva che suo figlio crescesse consapevole del mondo in cui viveva. Non che non potesse sognare, no, solo... Non voleva che si facesse illusioni.
Poi certo c' era il cugino Brian, la piccola Lauren...-Chris!-
Tornó al presente.
Gli occhi dei due lo squadravano incuriositi.
-Sí?- Rispose con aria incerta.
-Ti abbiamo appena fatto una domanda...Ma che cos' hai? É tutta la sera che te ne stai lí senza parlare...-.
La voce di Margaret era una perfetta combinazione di autorevolezza e dolcezza allo stesso tempo, con quel pizzico di sensualitá che Chris adorava cosí tanto.
-No... É solo che... Stavo solo pensando a tutti gli altri...-
-Gli altri chi?- Margaret insistette.
Suo padre devió il discorso -Passiamo al dolce?- Propose disinvolto, o almeno apparentemente.
Chris ne era sicuro: Augustus sapeva ció di cui lui stava parlando. Faceva sempre cosí: Chris provava a parlarne, a far riaffiorare vecchie cicatrici ancora infette, ma il vecchio non ne voleva sapere, non aveva mai strappato via quel cerotto che nascondeva le sue ferite.
-No- Disse freddo Chris -Vado a prendere un po' d' aria.Il vento tagliente penetrava nella pelle di Chris come un milione di aghi nelle vene. Scuoteva I suoi capelli spettinandoli e facendoli volare nell' aria gelida.
Il sole all' orizzonte stava lentamente cedendo il posto alle tenebre: certo, lui la faceva facile, quando arrivava il buio scappava via per andarsene a illuminare un altro posto.
La sagoma della ragazza si fece avanti nel campo visivo di Chris, chiudendo delicatamente la porta di casa alle sue spalle.
-Allora?- Esordí lei sfacciata.
-Allora cosa?-
-Non fare il finto tonto, cos' hai?-
Chris sospiró -Non lo sopporto. Non ce la faccio più. Io provo a parlarci, ma lui fa di tutto per ignorarmi, è snervante-.
-Non capisco Chris... Si può sapere che problema c' è tra voi due?-
-Il problema è che dobbiamo chiarire una volta per tutte. Ma lui...
-Cosa? Cosa dovete chiarire?- Il suo tono si fece più alto, quasi stridulo.
-Chris- disse con voce più gentile -Scusa... Solo... Mi spieghi cos' è successo?-.
Chris si appoggió al muro freddo della casa. La timida luce del lucernario appeso al muro dava al volto di Margaret un ché di inquietante.-Alcuni anni fa morí mia madre- Cominció.
-Dopo la sua morte l' azienda passó a mio padre. Gli affari andavano bene, ma Augustus era straziato dalla sua perdita. Tirava avanti, inizialmente sapeva separare la vita privata dal lavoro. Ma poi crolló.
Certo, era prevedibile: lavorava dalle sette del mattino alle nove di sera, soffriva di insonnia e poi, piú tardi, arrivarono gli attacchi du cuore.
Ad ogni modo I debiti aumentavano, non riusciva a gestire un peso del genere. Poi cominciarono gli scioperi del personale.
Quello che sembrava un semplice periodo buio, un momento di depressione com' è normale dopo un lutto del genere, diventó una tragedia.
Era stremato.
Inizió a preoccuparsi sempre meno dei suoi operai, dell' azienda.
Della sua stessa vita.
Niente aveva piú senso per lui.
Gli operai scioperavano, cosí la produzione diminuiva, cosí aumentavano I debiti, cosí smettevamo di spendere per I servizi dell' azienda, cosí gli operai scioperavano.
Non ne uscivamo.
Quasi tutti I nostri parenti lavoravano con noi, le loro condizioni erano le stesse nostre. Iniziarono I litigi con mio padre-.Chris si interruppe.
Non riusciva a continuare. La voce si era ridotta a un filo, gli occhi come una diga, trattenevano un lago di lacrime.
Chris usó tutta la forza d' animo che aveva per respingerle indietro.
Non aveva mai parlato con nessuno di tutto questo. Era stato un colpo tremendo.
Le braccia calde della ragazza lo strinsero a sé in un abbraccio incantevole e Chris soffocó le lacrime in un groppo in gola.
La veritá era che si vergognava, si vergognava di essere lui quello dei due ad aver bisogno di essere consolato.
Forse era proprio quello il motivo per cui era triste.
Si scostó dalla ragazza e la guardó: una lacrima argentea luccicava sulla sua guancia perfettamente levigata.
Lui continuó passandosi una mano sul viso.-I miei parenti volevano che chiudesse l' azienda. Era l' unico modo, le rendite erano praticamente a zero.
Ma lui non ne voleva sapere, diceva che sua moglie non l' avrebbe mai fatto, e che sarebbe riuscito a risolvere la situazione.
Se ne andarono tutti.
Zii, cugini. Tutti.
C' era da aspettarselo. Nell' ultimo periodo I litigi si erano fatti sempre piú frequenti e accesi.
Finché lui non lo disse. O accettate le mie decisioni oppure andatevene.
E ovviamente lo fecero. Chi non se ne andó smise semplicemente di avere contatti con noi. E da allora lui è la mia famiglia.
Non voleva darlo a vedere, ma la delusione gli si leggeva in faccia, I suoi sorrisi amari dicevano tutto. La tristezza e la solitudine lo stavano divorando giorno dopo giorno.
Non ne parlammo mai più, mai.
Non parlammo più dei parenti, non parlammo più di mia madre, non parlammo più dell' azienda.
Ora io non riesco più a reggere questo peso. Voglio sapere cosa pensa, sono sicuro che I suoi problemi di salute siano lo specchio di quelli inconfessati che si tiene dentro-.Il silenzio riempí quegli interminabili secondi.
-Torniamo dentro- Disse lei - Voi due avete molte cose da dirvi-.-Dobbiamo riassumere gli zii-.
La voce di Chris era determinata, ma quel leggero tremolío sulle consonanti testimoniava la sua insicurezza.
-Dobbiamo riallacciare I rapporti. Questo silenzio con gli altri non può più durare papà! Sono la nostra famiglia. Questa... Questa non è una questione solo umana. Ci servono impiegati, solo così l' azienda si risolleverá. Loro sanno giá tutto, conoscono gli spazi e...-
-No- La risposta fu secca.
-Ma potremmo fallire!-
-Ho detto no!- Gli occhi del vecchio racchiudevano tutta la rabbia che quel volto smunto aveva nascosto per anni.
Chris non replicó. Non l' aveva mai visto così infuriato.
A un tratto peró, la rabbia cedette il posto alla stanchezza, le rughe su quel volto pallido sembrarono a Chris ancora più evidenti del solito.
-Non posso- Continuó il vecchio con voce quasi supplichevole. -Non posso, hanno giurato di andarsene per sempre se non gli avessi ascoltati... E non l' ho fatto-.
-Ma c' è tempo!- Insistette Chris.
-No, io non ho più tempo, è troppo tardi, vivrei solo per te Chris , ma ora anche tu non sei più solo-.
Lo sguardo di Chris si volse verso una figura che non trovó. Margaret era uscita dalla stanza. -Vedi, vivere e sopravvivere sono due cose molto diverse- Proseguí il vecchio - E io ho smesso di vivere già molti anni fa. Ti chiedo un ultimo favore figlio mio, aspetta il giorno in cui me ne andró, e poi potrai fare tutto ciò che vorrai. Vendila, chiudila, mantieni quell' azienda, tutto ciò che vuoi Chris. Ma aspetta quel giorno-.
Se ne andó verso le camere e Chris crolló stremato sulla sedia.Sentí un lieve rumore proveniente dalla stanza adiacente alla sala da pranzo. Entró nel corridoio vuoto. La porta della stanza di suo padre era chiusa.
Udí uno scricchiolio e si voltó di scatto.
Il vecchio Augustus stava leggendo un libro sulla poltrona del salotto.
Aspetta. Allora chi c' era in camera?!
Aprí con un colpo la porta.
-Margaret- Esclamó -Che ci fai qui?-.
La donna parve colta alla sprovvista.
-Stavo... Stavo dando un occhiata in giro, è grande la casa di tuo padre- Si mise a ridere sommessamente -Mi sono già persa un paio di volte, poi mi sono trovata qui. Questa stanza è piena di fotografie-.
Chris scorse tra le sue mani una lettera scritta a caratteri sbrigativi.
-Dove l' hai trovata quella?- Chiese tranquillo.
-Era qui sullo scaffale- Il foglio cadde dalle sue mani e lei lo ripose sulla mensola nell' angolo.
-Bene- Esordí lei -Si è fatto tardi, è meglio che vada-.
-Sí- Rispose Chris -Ti aspetto in macchina-.
Uscí dalla stanza ancora leggermente scosso lasciando la ragazza sola con I suoi misteri.
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La ragazza dai capelli di pece
Mystery / ThrillerChris era un ragazzo introverso, non che non volesse conoscere nuove persone, solamente aveva paura di farlo. E poi arrivò lei. I suoi capelli di pece lo conquistarono, i suoi occhi e le sue labbra lo attirarono a sé. Ma chi era quella ragazza? Av...