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Tra gli stretti corridoi dell' ospedale regnava un collettivo silenzio, nonostante la moltitudine di persone che, nervose, camminavano tra di essi.
Durante il viaggio a piedi, Margaret non aveva fatto altro che tempestare di domande il ragazzo che, imperterrito, aveva continuato a camminare sui marciapiedi deserti che conducevano a quel grande e inquietante edificio di mattoni a vista.
-Dove stiamo andando?-
-Chi è Augustus?-
-Perché non ci siamo fermati al ristorante?-
-Chris! Rispondimi!-.
Chris aveva avuto una strana sensazione: quella ragazza che gli era sempre parsa così sicura di sé, cosí coerente di ció che faceva, cosí tranquilla, organizzata; ora gli sembrava persa, come se qualcosa avesse ostacolato I suoi fragili piani, come se quell' imprevisto avesse rotto l' equilibrio perenne della coscienza di Margaret e lei non riuscisse a capacitarsi del fatto che questa volta non aveva la situazione sotto controllo.
-Adesso vedrai- Le aveva risposto Chris più e più volte.
Proseguirono verso il bancone bianco della reception, dove una donna piuttosto alta in tailleur nero stava tenendo una discussione al telefono: -No signora Rita, il dottor Smith non può rispondere adesso, richiami più tardi per favore. Sí signora, capisco che è urgente ma il dottore sta visitando un paziente non... No mi dispiace ma non posso passarglielo adesso...-.
I due attendevano pazientemente guardandosi intorno.
Le pareti erano di un cobalto spento, le piastrelle bianche come gran parte delle persone intorno a Chris: le stanze erano cupe aldilà della loro luminositá, e le persone non contribuivano di certo a colorare questo quadro in bianco e nero.
Margaret aveva da tempo smesso di fare domande, probabilmente aveva accettato il fatto che Chris continuasse comunque a non rispondere.
La segretaria ripose delicatamente il telefono sulla base.
-Scusate l' attesa... Cosa desiderate?- Chiese con voce stanca, come se avesse ripetuto quella frase in loop per l' intera giornata come un disco che continua a ripartire daccapo per ogni persona che passa.
-Vorremmo vedere il signor Augustus Cooper, potrebbe darci la sua cartella clinica per favore?-
-Certo, voi siete...?-
-Christopher Cooper, il figlio- Chris le pose gentilmente la carta d' identità pur non sapendo se ce ne fosse bisogno - E lei è mia cugina-.
-Margaret Robinson- Si presentó lei.
Un fremito percorse Chris: sapeva il suo cognome. Quella donna che fino al giorno prima era stata per lui un mistero avvolto nell' ombra, ora aveva finalmente un nome e un cognome per lui e, per poco tempo, aveva avuto anche un numero di telefono.
La donna trafficó tra una serie di documenti finché non trovó un fascicolo rilegato in un foglio celeste, vi era scritto a grandi caratteri in stampato maiuscolo:
COOPER AUGUSTUS
CARDIOLOGIA
-Ecco tenete, la stanza è la numero 311, avete venti minuti, non affaticate il paziente-.

Chris spinse la maniglia di quella sottile porta che lo separava da suo padre.
Perché non poteva aprire anche la porta che avrebbe restaurato I loro rapporti? Sí, restaurato: come si fa con un' opera d'arte, perché in fondo anche loro due erano un' opera d'arte, perché non esiste opera più bella dell' amore tra genitori e figli.
Ma un' opera, quadro o scultura che sia, ha bisogno di essere curata e tenuta sotto controllo affinché non si rovini a causa di sostanze, aria, acqua.... o silenzio.

Il vecchio giaceva immobile, una serie di tubicini colorati gli bucava la pelle leggera in alcuni punti del corpo.
I suoi occhi esanimi si spostarono lentamente su Chris, e poi ebbero un sussulto alla vista della ragazza.
-Ciao, come ti senti?-.
Chris ruppe il silenzio nella stanza.
La sua voce era contaminata da un lieve imbarazzo, quell' imbarazzo che per tre lunghi anni aveva trasformato padre e figlio in due sconosciuti.
La tensione era quasi palpabile.
-Chi è lei?- Chiese il vecchio con un filo di voce riferendosi alla ragazza.
-Salve, mi chiamo Margaret, piacere di conoscerla... Sono... Sono la fidanzata di suo figlio-.
Le palpebre di Chris si sollevarono all' improvviso: non capiva se ció che aveva sentito era stato frutto della sua immaginazione o se quelle parole erano veramente uscite dalla labbra della donna.
Ma lei aveva uno sguardo così sereno, come se non fosse accaduto nulla di strano, e quando Chris provó a dire qualcosa, lei lo fulminó con quei suoi occhi enormi abbinati al colore delle pareti, e gli fece capire che sapeva ció che faceva.
Ancora una volta lei aveva assunto il controllo tra I due e ritornó d' un tratto la ragazza determinata che Chris aveva conosciuto.
Il vecchio parve rallegrarsi, per un solo, brevissimo istante sembró che la malattia gli avesse dato tregua... Solo per un istante.
-E bravo il mio ragazzo, avevo perso la speranza ormai, non avrei mai detto che saresti riuscito a portare una donna in casa alla bellezza dei tuoi trentun anni-.
Il volto di Chris divenne immediatamente paonazzo, mentre la donna gli lanció un' occhiata divertita.
Chris lo odió.
Lo odiava quando tentava di fare il simpatico, quando fingeva che tra di loro fosse tutto a posto, quando entrava nella parte del padre-amico e attivava la modalitá sarcasmo.
-Sai- Proseguí lui rivolto a Margaret -Non mi presenta una ragazza da quando aveva nove anni, e se ne stava sempre a giocare con quella bambina... Come si chiamava Chris?... Quella dell'orfanotrofio..-
-Amanda- Bofinchió lui.
-Oh sí certo, Amanda- Il vecchio ridacchió terminando con alcuni colpi di tosse.
-Vuole un bicchiere d' acqua?- Chiese Margaret cortesemente.
-No grazie, non disturabarti, l' acqua non mi aiuterá di certo a vivere più a lungo- Disse lui con un mezzo sorriso, ma le sue pupille erano colme di tristezza e rassegnazione.
-Quando mi faranno uscire di qui devi assolutamente venire a casa mia- Proseguí senza dar loro il tempo di rispondere -Cosí ci conosceremo meglio. Avrai tante cose da raccontare...-.
La ragazza si allarmó per un attimo, quella frase parve coglierla alla sprovvista.
-Ve-veramente non amo parlare di me stessa-.
-Eppure una ragazza bella come te avrá tanto da dire... Cosa fai nella vita? Dove abiti?- Chris lo interruppe: -Papá se non vuole non la devi obbligare-.
-Eh va bene, forse ho esagerato- Ammise lui.
La ragazza sembró sollevata, ma il suo sguardo era perso, gli occhi pieni di un misterioso vuoto, Chris si rese conto solo in quel momento che non sapeva niente di quella donna e che, probabilmente, sarebbe passata un' infinitá di tempo prima di conoscere i segreti che si celavano dietro a quel volto innocente.
-Peró verrai comunque per una cena vero?... Non vorrai dire di no ad un povero vecchio malato-.
Chris scosse il capo roteando gli occhi. Se suo padre voleva qualcosa, lo otteneva sempre. Ad ogni costo.
-Certo che sí- Rispose lei con entusiasmo -Mi farebbe molto piacere-.
Qualcuno bussó alla porta, e un' infermiera in divisa blu li avvertí che erano trascorsi venti minuti.
Dopo una serie di sbrigativi saluti, Augustus rimase solo nella fredda stanza.

La ragazza dai capelli di peceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora