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Si era fatta sera. Che giornata era stata quella.
Prima quella ragazza, e poi suo padre.
Suo padre...
Era rabbrividito quando l'aveva visto steso sul grande divano di velluto rosso: pallido e inerme, come un fiocco di neve così fragile, che lento si avvia verso il suo destino: per sciogliersi e scomparire nell'aria.
Aveva avuto un altro dei suoi attacchi di cuore, anche se questa volta era stato meno forte.
Le sirene dell' ambulanza avevano squarciato il silenzio del vialetto che portava alla grande villa di suo padre.
Quello che era successo dopo non era stato altro che un susseguirsi di immagini confuse: medici, macchine diagnostiche, vicini preoccupati che pensavano probabilmente di rendersi utili standosene a guardare il vecchio malato che in barella passava davanti ai loro occhi incuriositi, come una reliquia esposta ai fedeli.

Aveva iniziato ad avere quei suoi attacchi poco dopo la morte di sua madre.
La saggia, forte, autorevole ma dolce Belle.
Era lei che tirava avanti la famiglia: figlia di imprenditori, aveva sposato suo padre, che invece era di famiglia povera, in segreto: poiche' I suoi genitori non approvavano il matrimonio.
Per amore aveva rinunciato a tutto: affetti, denaro, casa; ed erano andati a vivere in un piccolo appartamento malandato preso in affitto.
Quando Belle aveva saputo della morte dei suoi genitori però, aveva automaticamente ereditato l' azienda e da allora aveva guadagnato così tanto che erano riusciti a comprarsi quella bellissima villa.
Era sempre stata l' idolo di Chris fin da quando era piccolo. -La donna dalle mille risorse- La chiamava scherzosamente suo padre.
Fino a quando quelle maledette fiamme non avevano invaso il suo ufficio al tredicesimo piano, consumando tutto l' edificio nella loro incandescente morsa.
Quanto avrebbe voluto averla con sé adesso, mentre suo padre si lasciava lentamente cadere verso un buio senza fine.
Ma sua madre non c' era piú e il vecchio ora non era di certo in grado di lavorare, tutto era nelle mani di Chris.

Suo padre... Doveva andarlo a trovare.
Oh no! Se n' era completamente dimenticato!
Quella mattina era riuscito a rimediare una cena con Margaret per la sera. Ma quando il vecchio era stato male, la sua mente aveva cancellato quel pensiero sostituendolo con un misto di tristezza e preoccupazione.
Cosa poteva fare ora?
Probabilmente quell' appuntamento sarebbe stata la sua unica possibilitá di conoscere quella donna, ma non poteva abbandonare suo padre in un letto d' ospedale in compagnia del tic delle macchine.
Cercó il foglietto con il numero di Margaret nel portafoglio: era certo di averlo messo lí.
Non c'era.
Non è possibile... Pensó.
Guardó nella tasca dei pantaloni, della giacca, sparito.
Non aveva un nome, un indirizzo, tutto ciò che aveva su quella ragazza stava in quelle cifre sbilenche scritte in inchiostro blu su un pezzo di carta che chissà dov' era finito.
Doveva sicuramente averlo perso quando aveva pagato il panino durante la pausa pranzo, anche perché a pensarci bene quella era stata l'unica volta in tutta la giornata (a parte il mattino) in cui aveva tirato fuori dalla valigetta di pelle il portafoglio.
Se non si fosse presentato a quella cena avrebbe rischiato di perdere tutto ciò che aveva conquistato la mattina, avrebbe rischiato di perdere Margaret: l' unica donna che accendeva la sua voglia di vivere che ormai aveva dato da tempo per persa.
Il suono ovattato delle campane di Saint Louis interruppe violentemente il flusso dei suoi pensieri facendogli notare che erano già le otto. Doveva vedersi con Margaret alle otto e trenta davanti a quella trattoria di fronte a Royal Street.
Si alzó di scatto dalla sedia e si alzó per uscire di casa.
Suo padre poteva aspettare.

Camminava a passi lenti e tranquilli sotto la sommessa luce del tramonto, lungo I viali vuoti ed esanimi che gridavano in silenzio attorno a lui.
Era giusto un po' in ritardo, ma non se ne preoccupava. Voleva godersi quella breve passeggiata che lo conduceva al piccolo ristorante.
Quanto gli piaceva camminare da solo.

Chris era l' unica anima presente tra quelle strisce d'asfalto, a fissare le sagome degli edifici che si offuscavano sempre di più sotto uno sfondo di caldi colori che invadevano il cielo.
Caldi come l' aria di quella sera.
Gli alberi erano scossi solo da una brezza leggera che ne accarezzava le fronde come una madre affettuosa che coccola tra le braccia il suo bambino.
Il ricordo di sua madre lo assalí all' improvviso dipingendo I suoi occhi con un pennello tinto d' argento rendendoli lucidi.
Ma non piangeva.
Non aveva mai pianto da quando sua madre lo aveva lasciato in balía della solitudine, piuttosto, aveva sempre provato un vago senso di rabbia, che aveva però conservato in fondo alla sua anima.
Non sapeva contro di chi.
Forse contro il destino, il mondo, la vita, Dio, o qualsiasi cosa potesse aver provocato la sua morte.
Forse era proprio quello il motivo della sua rabbia: la mancanza di un vero e proprio colpevole, di qualcuno contro cui puntare il dito, qualcuno da punire e di cui vendicarsi.
Da quell' orribile 14 Luglio, tra lui e suo padre non c' era piú stata comunicazione: un silenzioso distacco regnava perennemente tra loro, e nessuno dei due era mai stato disposto a tradire il proprio orgoglio.
Ecco l' insegna. Era arrivato.
Una coppia di giovani per mano entró nel locale.
Si guardó intorno finché non vide quei famosi capelli spuntare da dietro l 'angolo.
Margaret indossava un bellissimo vestito di raso a mezza manica che le arrivava alle ginocchia, di un blu scuro, quasi a confondersi tra il buio che lento calava sulla città.
Il vestito era abbinato ad un paio di scarpe alte grigie che Margaret portava divinamente e a una borsetta del medesimo colore.
Un grande fiocco legava in una lunga treccia I suoi capelli più neri di una notte senza luna, lasciando fuoriuscire solo quel ciuffo che le nascondeva l' occhio sinistro.
Si avvicinó a lei porgendole un mazzo di tulipani recuperato in un negozio lungo la strada. A dire il vero non sapeva se I tulipani erano adatti a quella circostanza, ma le rose gli erano sembrate una scelta troppo azzardata.
- Grazie, non dovevi- Disse lei con quel suo sguardo inimitabile e un sorriso fin troppo sincero per esserlo.
-Cambio di programma- Annunció lui ignorandola.
-Ti faccio conoscere il vecchio Augustus-.

La ragazza dai capelli di peceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora