Le sette e trenta.
Poteva fermarsi da Jhon per una rapida colazione.
Camminava lentamente tra gli edifici di New Orleans che con le loro mura grigie delimitavano gli stretti viali della città.
Si', una buona colazione era proprio quello di cui aveva bisogno.
Quella notte aveva dormito ininterrottamente fino alle sei, ma poi era rimasto sdraiato sul letto per oltre un'ora a fissare il soffitto bianco come il suo volto in quel momento.
Si era svegliato all' improvviso con un urlo, pieno di goccioline che gli sgorgavano rapide sulla pelle umida. Le lenzuola erano rivoltate da una parte e il cuscino giaceva a terra nell' angolo.
Inutile dire che aveva avuto un incubo. Chris pero' non ricordava minimamente cio' che aveva sognato.
Aveva passato la prima interminabile mezzora a cercare di ricordare quel sogno, fino a quando la sua mente non era stata improvvisamente invasa da un' immagine sfocata che spari' immediatamente dalla sua testa, come un lampo durante una tempesta.
Eccola.
Quel volto, quel volto pallido e delicato lo fissava, I lunghi capelli cadevano scomposti sul viso coprendo quegli occhi blu impregnati di un misterioso dolore.
Una lacrima scivolava lenta sulla pelle fino ad arrivare sotto il mento.
E, cosi' com'era arrivata, quell' immagine se ne ando' sprofindando nel buio, mentre al suo posto giungeva una voce lontana.
La strada in discesa che conduce al traguardo.
Si', ora se lo ricordava, quella donna era nel suo sogno e gli aveva parlato.La mezzora seguente invece, l' aveva trascorsa pensando a quella frase, a quell' immagine.
Ma era sicuro che fosse proprio lei? Mentre ci aveva pensato Chris aveva nutrito sempre più dubbi sul fatto che quella visione fosse la famosa ragazza dai capelli di pece.
E allora chi poteva essere? Chi aveva pronunciato quella frase tanto insensata?
Doveva assolutamente mettere in ordine quei pensieri, ma era ormai tardi e Chris si era alzato per dare inizio ad un'altra giornata.Svolto' l' angolo, il sole timido del mattino si rifletteva sulla superficie delle pozzanghere lucenti lungo la strada: unici segni rimasti della tempesta della notte prima.
Dimenticare... sembrava cosi' semplice.... Chris non riusciva proprio a capire perché dovesse esserci un abisso cosi' grande tra le parole e I fatti.
Decise di liberare la mente e una buona dose di pancakes era quello che faceva per lui.
Un' auto gli sfreccio ' davanti poco prima che Chris arrivasse in mezzo alla strada, senza preoccuparsi di rallentare alla vista dell' uomo.
- Attento! - Grido' lui, ma quello se n'era già andato a bordo della sua Cadillac e Chris lascio ' perdere.
Liberare la mente.
Ecco il bar di Jhon
-Ehila ' Chris!-.
Una voce risuono ' dall ' interno del locale.
-Ehi Jhon, come va?-
-Si campa- Fu la risposta. - Ora ti porto I tuoi pancakes-.
Erano anni che Chris frequentava quel bar, da piccolo suo padre ce lo portava ogni giorno per fare folazione con I soliti pancakes.
Solito bar, solita colazione, soliti amici, solita città. La vita di Chris non era mai stat particolarmente entusiasmante anzi era, secondo lui, più che monotona, se non fosse che....
Cio' che si poso' davanti ai suoi occhi in quel momento lacero' all' improvviso I suoi pensieri, come un coltello in mano a un assassino: frantumandoli e disperdendoli nella sua testa.
-Non è possibile- Penso'. Pur consapevole che cio'che stava vedendo era fin troppo reale.
Si strofino' gli occhi, come se con quel gesto potesse far scomparire magicamente quell' immagine ma, naturalmente, cio'non accadde.
Al tavolo in fondo sulla destra, nascosta fra I volti della gente, era seduta una ragazza.
La ragazza.
Sorseggiava tranquillamente una tazza di te', gli occhi persi aldilà del vetro sottile della finestra, a contemplare il panorama di edifici: sagome grigie dipinte su un'enorme tela da mani esperte e precise.
Un solo tavolo rimaneva libero, proprio accanto a quello in cui era seduta la donna.
Non gli rimaneva molta scelta, cosi' si avvio' verso di esso.
Arrivato al piano di legno però, si accorse di un particolare, ad esso mancavano le sedie.
-Venga-
Una voce lo scosse leggermente.
Oh... Quanto sperava che a parlare non fosse stata lei, ma sapeva che non poteva che essere cosi '.
Che strano. Aveva passato mesi a cercare informazioni su quella ragazza (anche se nessuno diceva di conoscerla) e ora che ce l'aveva proprio davanti agli occhi, desiderava solo evitarla. Scomparire in una nuvola di polvere, come quei maghi alla televisione.
-Puo' sedersi qui, è libero-.
Si giro' verso il punto dal quale proveniva la voce.
E poi la vide.
La voce! Aveva sentito la sua voce!
Era dolce e sensuale, proprio come se l'era immaginata.
-S-si' grazie- Mormoro', avvicinandosi a quel corpo tanto perfetto.
-Sa, qui è sempre pieno- Disse la donna, ma subito dopo si morse il labbro inferiore spostando lo sguardo verso il basso.
-Si', ha ragione, io vengo qui spesso-.
Fu spaventato dalle sue stesse parole: Chris andava in quel locale quasi ogni giorno e non aveva mai visto li' quella ragazza....Come faceva a sapere che era sempre pieno?
Lei si ricompose subito, come se gli avesse letto nel pensiero: -Io vengo più tardi solitamente, ma è sempre difficile trovare un posto libero.- Disse con una risatina sommessa, con quella sua voce candida e lieve.
-Capisco- Rispose lui rassicurato.
Rimase a fissare quella donna per un tempo che non riusciva a definire, I lineamenti del volto erano aggraziati, sinuosi, eppure...In quello sguardo c'era qualcosa di incomprensibile, qualcosa che Chris non riusciva ad interpretare. Quegli occhi pieni di un oceano gelato che nasconde segreti profondi, quegli occhi freddi, leggermente allungati, quegli occhi...
Un rumore alle sue spalle attiro' la sua attenzione facendolo sobbalzare.
-Ehi Chris, sono solo io, non pensavo di fare questa impressione alla gente!- Esclamo' Jhon ridendo di gusto mentre gli progeva I suoi pancakes.
Forse era fin troppo agitato, doveva veramente darsi una calmata, in fondo stava soltanto parlando con una ragazza, per quanto fosse raro per lui.
Rise da solo a quella constatazione e, alzando lo sguardo, vide la donna che lo osservava con aria interrogativa.
L' aggettivo imbarazzato era fin troppo minimalista per descrivere lo stato d'animo di Chris in quel momento.
- Sta bene?- Lo incalzo' lei.
- Si' certo... Solo... Pensavo... Noi non ci siamo già visti?-.
Forse aveva esagerato, forse non doveva azzardare subito quella domanda, ma moriva dalla voglia di sapere di più su quella ragazza, doveva cogliere l'occasione.
-Forse si', devo averla incrociata per strada-
-Comunque non ci siamo presentati, disse lui-
-Oh si' mi scusi, piacere, Margaret-.
Margaret... Suonava cosi' bene, e la sua voce era cosi' innocente.
Forse non c'era proprio niente di strano in quella ragazza, forse era sempre stato lui a cercare l' anomalia im qualsiasi cosa, per dare un briciolo di diversita' alla sua vita.
E ora provava piacere a parlare con lei... Margaret... Che dolce suono aveva quel nome... e fu proprio quel nome a stregare Chris.- E lei?- Chiese la donna. -Come si chiama?-
-Io sono Christopher, ma se preferisce mi chiami pure Chris-.
- Va bene Chris, a questo punto possiamo darci del tu-.
Suonava più come un' imposizione che come una domanda, ma nonostante questo, Chris non pote' che accettare.
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La ragazza dai capelli di pece
Mystery / ThrillerChris era un ragazzo introverso, non che non volesse conoscere nuove persone, solamente aveva paura di farlo. E poi arrivò lei. I suoi capelli di pece lo conquistarono, i suoi occhi e le sue labbra lo attirarono a sé. Ma chi era quella ragazza? Av...