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La zia Rose piangeva silenziosamente mentre stringeva la mano pallida di Augustus.
-Condoglianze- Disse tristemente il vecchio, e lo stesso fecero tutti I presenti.
Chris era appoggiato al muro: incapace di muoversi, incapace di parlare, incapace persino di piangere.
Margaret lo fissava. Sembrava impassibile, come sempre del resto, e Chris non riusciva a capire come riuscisse a celare cosí bene I suoi sentimenti.
Non sembrava nemmeno assorta. Era semplicemente immobile ma il suo sguardo era gelido.
Per un attimo Chris pensó che il motivo della sua perenne indifferenza fosse la reale mancanza di emozioni, ma sapeva di mentire a se stesso.
Quella era la stessa Margaret che l' aveva ascoltato con le lacrime agli occhi mentre lui raccontava la storia dell' azienda, che con I suoi sorrisi e le sue risate aveva acceso un fiammifero luminoso nella vita di Chris....
Quella era la stessa identica Margaret....
Oppure no?

-Lo vuoi vedere?- Chiese piano suo padre.
-No, non ce la faccio. Andiamo-.

Fu un sollievo tornare a casa, scappare da quell' atmosfera di tensione e imbarazzo.
Sí. Imbarazzo.
Perché erano mesi, forse anni, che Chris non metteva piede in quella casa, e tutto per colpa di quel maledetto litigio.
Non riusciva a sostenere gli sguardi di tutte quelle persone che una volta erano state parte della sua vita, e che adesso avevano scrutato con rabbia e rancore il viso di suo padre.
Ma nei loro occhi c' era anche un velo di tristezza, di rimpianto, e forse anche loro erano stanchi di quell' odio costante.
Eppure in quella stanza risuonavano ancora le grida dello zio Jeremi mentre veniva accoltellato da mani che solo lui conosceva.
Lui: unico testimone di quell' assurda storia, e adesso il volto del misterioso assassino era scomparso con lui nella tomba.
Nessuno riusciva a spiegarsi chi e perché avrebbe dovuto compiere un atto del genere.
-Non aveva nessun nemico- Era la frase che gli agenti si erano sentiti dire da tutti gli interrogati.
Sembrava tutto uno strano sogno, ma quella era la realtà, che forse spesso riesce ad essere più strana e ridicola di qualunque sogno.

Qualcuno suonó il campanello.
Era Margaret.
Chris andó ad aprire, e il profilo sottile della ragazza si fece strada tra le stanze dell' appartamento, lo stesso appartamento da dove Chris aveva visto quel corpo sinuoso aggirarsi tra le gocce di pioggia molto tempo prima.
-Come stai?- Chiese lei con la sua voce bassa e lieve.
-Bene, credo... Beh, forse no...
Non saprei nemmeno io... É che é tutto cosí confuso, non capisco piú niente-.
-Vai a sdraiarti, ti preparo qualcosa da mangiare-
-Grazie ma non ne ho voglia - Disse Chris, consapevole del fatto che era tutta la giornata che non metteva in bocca cibo e ora stava morendo di fame.
-Nessuno ti ha chiesto se hai voglia o no. Ora sdraiati, ne hai bisogno-.

La minestra era bollente, ma aveva un ottimo sapore, e Chris era contento di poter finalmente mangiare qualcosa, anche se ci metteva tutto il suo impegno per nasconderlo alla ragazza.
-Ti va se stanotte mi fermo qui a dormire?- Chiese piano Margaret.
-Certo, sai dove trovare le cose-.

Per minuti e minuti, Chris fissó la donna stesa sul suo letto, voleva sapere di piú su di lei, voleva sapere la sua storia, voleva sapere perché era sempre cosí sicura di sé, organizzata e incorruttibile, ma ancora di più desiderava sapere perché appariva ogni volta in quel sogno piangendo, e cosa significavano le parole che pronunciava. Voleva sapere anche cosa significasse quella lettera, chi era Sarah... Ma era possibile che fosse tutto collegato? La lettera, il sogno, il comportamento di Margaret?
Ma ora Chris voleva soltanto dormire e cancellare tutto per una notte. Perché la notte era l' unica amica che aveva, l' unica capace di togliergli ogni dubbio, ogni incertezza per qualche ora.
E cosí fece anche questa volta.

La ragazza dai capelli di peceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora