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Ian mi richiama, suonando il clacson alle dieci in punto. Jasmine ha deciso di andare al compleanno a piedi e così sono stato da solo per la maggior parte del tempo, accantonando il manoscritto. Lo riprenderò domani mattina, a mente lucida. Preferisco sempre scrivere di notte, però. È in quel momento della giornata che l'ispirazione raggiunge il picco massimo e non ho più di tanto bisogno di lambiccarmi il cervello alla ricerca di un ricordo archiviato da qualche parte nel mio cervello. Svogliatamente indosso una camicia boscaiola, jeans e anfibi e dopo mi avvio lungo il marciapiede. Ian china il capo, sorridendomi con un certo entusiasmo. Appena siedo accanto a lui, mostra un ghigno soddisfatto. "Finalmente!". Dalla radio risuona una di quelle canzoni commerciali del momento che le mie orecchie non riescono a sopportare. Ian fa caso alla mia smorfia, così allunga la mano per poter cambiare stazione. "Tutto bene?" chiede in seguito, tirando su col naso. I finestrini sono abbassati e lui sembra leggermente raffreddato. Gli occhi lucidi e le narici arrossate. 

"Penso di sì. Ho scritto". Strabuzza gli occhi, sorridendo. "Oh, che notizia! Ci sei riuscito. Sono certo che sia stata la mia visita a invogliarti". Soffoco una risata, grattandomi dietro la nuca. "Ho anche parlato con Jaz, più o meno. Le ho chiesto di passare del tempo insieme e mi è sembrata pensarci su. È un enorme traguardo". Ian mi sorride, e con la mano sinistra spinge il pulsante sulla maniglia. Il suo finestrino si alza, eliminando la leggera brezza autunnale nell'abitacolo. In meno di cinque minuti accostiamo in una stradina, e subito dopo raggiungiamo l'ingresso di un locale dove non sono mai stato. Scopro che è aperto da sette anni e comprendo il perché ne ignoravo l'esistenza. Anche da sposato, ero solito incontrare Ian e altri amici almeno una volta alla settimana ma per lo più restavo a casa con la mia famiglia. Ero felice solo con loro. Alla sera, mi bastava mettere a letto Jasmine e dopo farmi un calice di vino con Clara, che mi stava seduta vicino sul divano difronte al camino. Parlavamo per ore, ci guardavamo, ridevamo. Come li rimpiazzi questi momenti? È raro trovare qualcuno che è capace di leggere dentro di te con un solo sguardo. Per tutta la tua adolescenza, vivi con degli ideali. Non sai cosa fare, lasci tutto in mano al destino e dopo ti viene portata via la persona più importante, e quelli ideali si sgretolano. Mentre supero la porta, mi ritrovo ad indietreggiare di un passo, pronto a ritornare a casa ma ho fatto una promessa. 

Non voglio deludere Ian e non voglio che nessuno mi ricordi come una persona che si piange addosso. A casa, a quest'ora sarei ugualmente da solo quindi tanto vale restare con il mio migliore amico, in mezzo alla gente. Ci avviciniamo al tavolo, mi presenta ai suoi colleghi che subito mi sorridono, alzando la mano per richiamare il cameriere. "Quante birre vi porto?". Serro le labbra, timoroso. Non bevo più così tanto. Dopo l'incidente, per molto tempo avevo bisogno di spostare la colpa su qualcosa e quella sera avevo bevuto, non tanto da avere la mente annebbiata ma abbastanza da ritenermi responsabile della morte di mia moglie. "Cinque!" dichiara uno di loro dai capelli brizzolati che penso si chiami Chad. "Una analcolica" aggiungo, facendo ricadere su di me i loro sguardi scettici. Il cameriere se ne va. Nessuno commenta la mia scelta. Presumo che Ian abbia accennato alla mia situazione. Odio essere così, la persona con il muso che alle feste diventa una palla al piede. Mi mancano i tempi in cui ero sorridente, vivace, sempre pronto a fare bisboccia con gli amici. Sono consapevole che quei giorni non ritorneranno. 

𝐁𝐄𝐆𝐈𝐍 𝐀𝐆𝐀𝐈𝐍 | 𝘾𝙝𝙧𝙞𝙨 𝙀𝙫𝙖𝙣𝙨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora