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Mi sono messo seduto sul divano, in attesa che Jasmine rincasasse dalla sua prima serata fuori. L'ho vista oltrepassare la porta prima di mezzanotte, e curioso le ho domandato com'è andata. "è stato magnifico. Mi sono divertita tanto". Le ho sorriso, e poi ho provato a capire se avesse conosciuto qualcuno. "Sono stata sempre con Nina e altre amiche. Abbiamo ballato tanto. Ho scoperto che mi piace. Mi piace davvero. Amo la musica. Vorrei dedicarle la mia vita".

"Quindi siamo già a quel punto? Vuoi parlare del tuo futuro, a soli undici anni?" Jasmine ha soffocato una risata. "Perché no?! È bene sapere quanto prima quello che si vuole fare della propria vita, ed io lo so".

"Credimi, tesoro, i tuoi gusti cambieranno. Alla tua età volevo fare il meccanico. Mi hai mai visto armeggiare con l'auto o altre cose? Non dovresti pensare già al tuo futuro. Goditi ancora l'infanzia. È il periodo che ti mancherà di più quando sarai grande..." Jasmine, a quel punto, ha posato lo sguardo sull'orologio a muro. "è davvero troppo tardi per affrontare questi discorsi profondi. Posso andare a letto?" ho annuito, lasciandola andare. E dopo è arrivata la domenica, che è trascorsa lenta, solitaria, pigra fino a quando Ian non mi ha raggiunto dopo pranzo, portandosi Nina che è subito salita in camera di mia figlia per lasciare noi adulti da soli. Ian mi ha guardato con certi occhi, tenendo le mani nelle tasche anteriori dei jeans. "Che c'è?" lui ha alzato le spalle. "Non hai niente da dirmi?" dal suo sguardo, ho compreso che si stava riferendo alla presenza di una donna in casa mia la sera prima. "Te l'ho detto. Lei è la mia coach. Non ne parliamo adesso. Jasmine non sa ancora nulla".

"E perché mai? Perché dovresti nascondere una collega a tua figlia se non ci fosse altro?" l'ho guardato storto. "Non ci pensare nemmeno, perché io non l'ho fatto". Ian ha aggrottato la fronte. "Ah no? Quindi non ti sei accorto che quella Monica è proprio uno schianto. Davvero. Non se ne vedono così tante in giro..." ho sospirato, ammettendo di trovarla piuttosto attraente.

"Ah menomale. Non hai completamente perso la testa, infondo".

"Ma solo questo, Ian. Lavoro con una bella donna. D'accordo. Potrebbe distrarmi però non ho secondi fini. È solo lavoro".

"Quindi non ti dispiacerebbe presentarmela?" ho scosso la testa. "Scordatelo!". D'un tratto Jasmine e Nina sono corse lungo le scale, chiedendo di qualcosa di dolce da stuzzicare. Ho offerto loro un budino, vedendole risalire al piano superiore. "Quando vi rivedrete?" ha domandato Ian, accettando del caffè. "Domani mattina. Devo incontrarla almeno una volta a settimana e lavorare con lei al romanzo per farlo uscire entro la fine dell'anno". Ian mi ha rivolto un'occhiata colma di malizia, quindi ho sogghignato. "Non fare quella faccia, amico. Ho intenzione di terminare il manoscritto e poi tornare a vedermela da solo. Non sopporto di ricevere aiuto da altri, ma il mio editore ha insistito. Ha detto che Monica è grandiosa nel suo lavoro e che sarà essenziale".

"Sono d'accordo... con quello che ha detto il tuo editore" ha proseguito lui, soffocando una risata. "Però adesso devo andare. Ho un impegno. Mi fai sapere come va domani?" – "Certo che no!" ho risposto, ironizzando ancora sull'argomento. Alle cinque, sono rimasto di nuovo da solo, a interrogarmi su come sarebbe andata il lunedì mattina. Al mio risveglio, oggi, sono pericolosamente vispo. Pronto ad intraprendere ogni sfaccettatura che mi si presenterà durante tutta questa giornata. Preparo la colazione per Jasmine, vedendola gustarsela con gioia e avidità. È ancora nella fase gestibile ma quando sarà al liceo, dovrò incorrere nei suoi cambi d'umore, affrontando l'idea di un nuovo ragazzo, delle cattive compagnie, del cambio di look. Non ci voglio pensare, non ancora. È troppo presto. "Vuoi che ti prepari qualcosa per pranzo?" – "Mmh, un sandwich?" glieli preparo, uno dolce con il burro d'arachidi e uno salato con prosciutto e formaggio, inserendoli in un sacchetto. Le chiedo se vuole qualcos'altro. "Va benissimo così. Grazie, papà". Alle otto va via, incamminandosi verso la fermata del pullman. Ci siamo. Riecco quella fastidiosa sensazione che mi ha afferrato lo stomaco solo due giorni fa, al pensiero che sarei stato da solo con Monica.

𝐁𝐄𝐆𝐈𝐍 𝐀𝐆𝐀𝐈𝐍 | 𝘾𝙝𝙧𝙞𝙨 𝙀𝙫𝙖𝙣𝙨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora