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È strano quanto io mi senta a disagio in questo momento, sebbene si parli di un momento totalmente innocuo. Penso di aver usato l'aggettivo giusto a descrivere l'incontro tra me e Monica in un bar. È solo che... è da un po' che non faccio questo. Pensavo di aver accantonato tutto una volta essermi sposato, perciò non credevo di ritrovarmici così presto. Ovvio, si tratta solo di un incontro di lavoro. Ne sono consapevole, certo. Tuttavia, avverto un nodo alla bocca dello stomaco appena mi avvicino al tavolo dove siede la mia nuova coach che subito spegne il display del tablet con un doppio click sullo schermo. "è da molto che aspetti?" lei agita la mano. "Qualche minuto, siediti". Lo faccio, sfilandomi la giacca per poi tornare a guardarla. "Bene, vuoi che ci giri intorno o preferisci che il cerotto venga strappato subito?" digrigno i denti. "è andata così male?". Monica scuote il capo. "Al contrario. Per essere uno scrittore alle prime armi ho letto cose davvero interessanti, ma... c'è un ma. Per quanto tu abbia battuto più di venticinquemila parole, ho trovato il lavoro sbrigativo. Penso che tu debba aggiungere più dettagli, essere prolisso però non in maniera esagerata altrimenti appesantiresti il romanzo e il lettore lo abbandonerebbe a metà". Faccio di sì con la testa e lei forza un sorriso. "Accetti qualche critica, vero?".

"Di solito no. Quando scrivo divento piuttosto presuntuoso".

"Lo capisco e, ti dirò: non è affatto un difetto. Lavoreremo anche su questo". Mi fido di lei. Devo farlo. La cameriera arriva da noi per prendere le ordinazioni e dopo averlo fatto, ci lascia da soli tornando alla macchinetta del caffè dietro al bancone. "Quando pensi che potremmo iniziare?" domando, leggermente turbato. "Dipende da te. Io preferisco sempre lavorare con uno scrittore alla volta, perciò sono libera". Rifletto, sorseggiando il mio caffè. Di solito scrivo meglio di sera ma c'è Jasmine a casa. Tranne sabato, se dovessi decidere di farla andare a questo benedetto White Tiger. "Che ne pensi di sabato sera, oppure hai altri impegni?". Monica annuisce, lasciando la tazza sul tavolo. "Il mio lavoro viene sempre al primo posto, perciò sabato va benissimo". Mi guardo le mani, la fede che ancora mi cinge l'anulare. Non oso toglierla. Mi reputo un uomo sposato, dopotutto. Mi chiedo quanto Monica sappia sul mio conto. È così distante, e allo stesso tempo gentile, socievole. Penso che faccia parte del suo lavoro. Chiacchieriamo ancora per un po' prima di salutarci, dandoci appuntamento per sabato a casa mia. È il crepuscolo e Jasmine è chiusa in camera sua a studiare. Busso piano con le nocche, aspettando di ricevere il permesso per entrare. "Avanti!". Spalanco la porta, trovandola seduta sul materasso. Gambe incrociate e occhi fissi sullo schermo del laptop, un libro aperto alla sua destra. "Tutto bene?" lei alza gli occhi al cielo. "Sono su questo paragrafo da due ore. Ho un compito, domani e non mi entra in testa".

"Che materia?" prende il libro, mostrandomi la copertina. "Storia dell'arte". Le chiedo se vuole una mano. "Tu te ne intendi quanto me di arte. Era la mamma a saperne più di noi due messi insieme" sogghigno. "Questo è vero, ma potrei provarci". Jaz scuote la testa. "Non importa. Studierò dagli appunti di un'amica. Lei si appunta sempre le cose più importanti".

𝐁𝐄𝐆𝐈𝐍 𝐀𝐆𝐀𝐈𝐍 | 𝘾𝙝𝙧𝙞𝙨 𝙀𝙫𝙖𝙣𝙨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora