Galway

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« Ce ne andiamo a Galway » mi disse mia madre, quando finalmente riuscii a mettere a posto tutti i libri sugli scaffali. Era una famosa pittrice, quindi i trasferimenti erano all'ordine del giorno. Quello era il 4° in cinque mesi. Non avevo mai il tempo di crearmi una cerchia di amici, ne, tanto meno, di affezionarmi alla città, che già cambiavo casa e stile di vita. Così mi abituai ad essere sola.
Ma quella volta fu diverso: mia madre ebbe un contratto di un anno, in una famosa azienda, quindi sarei stata stabile, per un anno...

Era un tiepido giorno d'agosto e l'aria condizionata nella nostra Jeep sembrava non fare effetto.
« Vedrai che ti piacerà la nuova casa, ho già spedito e sistemato i nostri mobili » mi disse mia madre, mentre eravamo ferme ad un semaforo.
Galway era una cittadina tranquilla ma affacciava sull'oceano, di cui io avevo il terrore, quindi la cosa non aiutava. Non ebbi brutte esperienze da piccola, semplicemente mi inquietava per non so quale motivo.
L'auto si fermò davanti una palazzina di 3 piani, verde, con le scale anti-incendio di lato. Mia madre aveva davvero gusto a scegliere le case, ma forse meno ad arredarle. Si sa come sono gli artisti: non ragionano come comuni mortali.
Scendemmo dalla macchina e lasciai che andasse lei avanti. Salì fino al terzo piano e aprì la porta sulla sinistra. La mia reazione fu un « Wow »
Come mi aspettavo, già all'entrata, nel salotto, c'erano varie sculture dipinte e quadri naif appesi alle pareti; un divano rosso faceva ad angolo nella stanza, con di fronte una libreria nera e un televisore. Dopo il salotto c'era un lungo corridoio con la continuazione dei quadri e, una dopo l'altra, la camera di mia madre: aveva il letto con la testata fatta a mosaico e un armadio a muro, bianco; la cucina, con il piano cottura e frigo bianco e il tavolo nero; lo studio aveva un tavolo antico in legno scuro con sopra pennelli e tavolozze, e vari cavalletti con tele ancora bianche; un unico bagno, quindi dovevamo dividercelo; e, infine, la mia camera: avevo chiesto a mia madre di conservare la mia vecchia libreria senza farla restaurare, le pareti erano verde pistacchio, il letto a una piazza e mezza con il piumone cucito a mano, l'armadio blu e la scrivania con il mio amato portatile.
Finita l'ispezione della casa, andai nel salotto giusto in tempo perchè mia madre mi dicesse: « Devo correre a lavoro, a pranzo mangio fuori, c'è della lasagna in frigo, ci vediamo stasera ».
Mi diede un bacio in fronte e uscì con la sua solita valigetta di cuoio scuro.
Alla fine la mia vita non era cambiata così tanto, anzi, ero sicura che non sarebbe mai cambiata.
Ma...Un attimo...Da dove era uscita la lasagna?!

-Spazio autrice-
Salve a tutti! Questa storia è un'esperimento che feci qualche anno fa, quando più o meno ero alle prime armi, e adesso ho deciso di condividerla con voi! È molto differente da Once Upon a Time, sopratutto per il modo in cui l'ho scritta. Spero vi piaccia! xoxo

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