Christoper

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« Mia, su svegliati! » urlò mia madre scuotendomi.
Ci potevano essere solo due motivi perchè mia madre stesse ancora a casa di sabato mattina: o c'era un'apocalisse di vampiri o dovevamo fare qualcosa di importante.
« Ti prego, dimmi che c'è una guerra tra forze del male » dissi assonnata.
« Ma quale guerra! Devi alzarti, muoviti...Fatti una doccia e preparati per bene »
« Mi spieghi cosa sta succedendo? »
Fece un sospiro per calmarsi. « Il mio capo ci ha invitato a pranzo nel suo mega villone! »
Sgranai gli occhi. « E che centro io? »
« Vuole conoscere la mia famiglia, quindi tu » e così dicendo corse a vestirsi.
Che palle. Ma questo tizio non poteva conoscermi un'altro giorno?
Già me lo immaginavo: alto, affascinante e, soprattutto, ricco sfondato.
Mi feci una doccia e cercai di asciugarmi i capelli meglio che potevo.
Presi il cellulare e mandai un messaggio a Nick per avvisarlo:

Per Nick:
Non so che programmi avevi per oggi ma il capo di mia madre ci vuole a pranzo nel suo "mega-villone".
Spero di liberarmi entro stasera.
P.S: Ti amo.

Decisi di mettere un vestito lungo, blu scuro, a stile impero con le solite ballerine bordeaux.
« Sei pronta? » urlò mia madre mentre cercavo di mettermi un filo di eyeliner.
« Arrivo! » presi la borsa e la raggiunsi fuori la porta.

« Allora, dov'è questa "mega-villona"? » le chiesi mentre eravamo in macchina.
« Si trova vicino le scogliere, non so se ci sei mai stata... »
Flash-back...Casa di Evelynn...Mani ovunque...
« Si, ci sono stata...Ci abita una mia amica »
« Oh, bene! »
Vibrò il telefono.

Da: Nick
Spero che tu abbia dormito bene.
Non preoccuparti, ci vediamo stasera.
P.S: Ti amo anch'io
P.P.S: Ci terrei a conoscere tua madre, che ne dici di stasera?

Rimasi un attimo esterrefatta. No, troppe emozioni in una sola giornata.

Arrivammo davanti un grande cancello dorato: tutt'attorno c'erano querce enormi che circondavano la proprietà.
Il portone si aprì automaticamente, invitandoci ad entrare, e davanti a noi apparì un viale alberato, così lungo da non riuscire a vedere la casa.
Lo percorremmo con la macchina, entrambe stupefatte.
« Wow » sospirai.
Ci vollero vari minuti per riuscire a vedere la casa e finalmente parcheggiammo nel viale, dove c'era una grande fontana che faceva da protagonista.
Era davvero enorme: sembrava un tempio greco con una porta in legno massiccio su cui vi era affissa una scultura di pietra; era dipinta color oro e le colonne che mantenevano il terrazzo del secondo piano erano bianche.
« Oh, Mrs Watson! La stavamo aspettando! » esclamò una signora paffuta che ci aspettava con la porta aperta.
Mi ero quasi dimenticata il mio cognome.
La signora era vestita in tutto e per tutto come una governante: un vestito azzurro a maniche lunghe che racchiudeva perfettamente tutte le sue forme e da sopra un grembiule bianco. Possibile che fossero rimasti ancora ai tempi delle governanti?
« Salve » disse mia madre sorridendo e le tese la mano. « Lei è mia figlia, Mia » continuò, indicandomi.
« Oh, la piccola Miss Watson, che bello conoscervi...Io sono Greta...Prego entrate, Mr Smith vi aspetta in giardino » disse, per poi farci accomodare.
Ah già, dimenticavo, il giardino con piscina.
All'interno le pareti erano per la maggior parte bianche o di colori tenui, i lampadari di cristallo, librerie, divani in pelle beige, il caminetto imponente nel salotto che comunicava con una grande vetrata al giardino che, come avevo pensato, aveva anche una piscina olimpionica, campi da tennis, e una palestra al coperto.
« Ricco sfondato, mi dicevano... » sussurrai a mia madre che ricambiò con una pacca sul sedere.
Usciti all'aperto, vidi un signore paffuto intento a giocare con un pastore tedesco e i suoi cuccioli.
« Cassandra! » disse ridendo. Mi ricordava il padre di Belle de "La bella e la bestia": aveva i capelli quasi tutti bianchi con i baffi e il nasone rosso, la pancia rotonda e un viso simpatico.
« Cassandra, che piacere! Vedo che hai portato anche tua figlia » esclamò non appena ci vide.
« Frederick! Ti presento Mia » rispose mia madre mandandomi avanti.
Il vecchio signore mi abbracciò. « Tua madre parla molto di te » disse sorridendomi.
« Ah si? » dissi ridendo.

Frederick ci portò a fare un giro per tutti gli ettari della sua tenuta e ci parlò dei suoi vari possedimenti. Era un uomo simpatico e, gran parte del suo denaro, lo condivideva con gli orfanotrofi.
Mi aspettavo di peggio.
Arrivata l'ora di pranzo, Greta ci fece accomodare in una grande sala con un tavolo lungo almeno 3 metri.
« Dovete perdonare la mia famiglia, ma purtroppo mia moglie è all'estero per affari e mio figlio dovrebbe arrivare a momenti » si scusò il proprietario mentre ci sedevamo a tavola.
Appena finì la frase, un ragazzo in smoking blu entrò nella stanza.
« Buon giorno e...Scusate il ritardo » disse con tono fermo, non appena vide che c'erano ospiti.
Aveva un'aria familiare, mi sembrava di conoscerlo. Aveva capelli scuri e occhi di un azzurro intenso.
All'improvviso mi tornò tutto in mente.
Mani ovunque...Mani su di me...Mani dentro di me...
Era il ragazzo che mi aveva violentato!
« Non preoccuparti, Christoper...Ti presento Mrs. Cassandra Watson con sua figlia Mia » disse il padre.
Il ragazzo strinse la mano a mia madre e, quando si avvicinò a me, si bloccò. Mi aveva riconosciuto.
« E' un piacere » disse, baciandomi la mano.
Disgustoso.
Cercai di mantenere un contegno, mentre tutti ci accomodavamo a tavola e Greta cominciava a portare le pietanze. I nostri genitori si sedettero ai capi della tavola ed io capitai, ovviamente, di fronte a lui.

Fu il pranzo più lungo della mia vita. Il padrone di casa non faceva altro che elogiare i dipinti di mia madre, suo figlio mi poneva solo domande inutili e mia madre, beh...Speravo solo che la pensasse come me.
L'unica cosa buona fu il cibo. Mi aspettavo tutte pietanze sofisticate che per mangiarle ci voleva una laurea, invece i piatti erano abbondanti e semplici. Le tipiche ricette della nonna.
Eravamo seduti in giardino a chiacchierare, e Christoper non smetteva di fissarmi.
Per disperazione, andai in bagno. Mi sciacquai viso e mani, sperando di calmarmi.
Sospirai. Sembrava che il mondo ce l'avesse con me. Come mi sarei dovuta comportare?
Uscii dal bagno e mi ritrovai due pettorali davanti.
Ebbi un sussulto.
« Mia » disse il ragazzo, divertito.
« Christoper » dissi seria.
« Tutto bene? » chiese, bloccandomi.
« Si « ero decisa. « Ora mi fai passare o vuoi finire il lavoro dell'ultima volta? » continuai quasi ringhiando.
Appoggiò un dito sulle mie labbra, facendomi tacere. « Zitta, biscottina » disse con un ghigno. « Non preoccuparti, ero ubriaco, non so come abbia fatto, fra tante ragazze, a scegliere proprio te » continuò ridendo malignamente.
Sgranai gli occhi, poi, scostandogli le braccia, tornai in giardino.
Il cuore mi andava a mille. Nulla mi avrebbe potuto calmare.
Volevo solo tornare a casa, tra le braccia di Nick.

Arrivata la sera, dopo i vari saluti, finalmente ce ne andammo.
« Che ne dici di Christoper? » mi chiese mia madre, mentre eravamo sulla strada del ritorno.
Ebbi un brivido. « Non credo che sia il mio tipo » conclusi cercando di rimanere calma.
« Mia, tra poco compi 18 anni, quando ti deciderai a trovare qualcuno? »
« Già ce l'ho » dissi, infine, esasperata.
Mi guardò con occhi sbarrati. « E quando avevi intenzione di dirmelo?! »
« Ora...Vuole conoscerti »
« Beh, anch'io! » era stranamente felice. Per me!
Arrivati a casa, corsi in camera e chiamai Nick.
« Perdonami! » dissi non appena rispose.
Rise. « E per cosa? »
« Per non essermi fatta sentire tutto il giorno »
« Non preoccuparti...Com'è andato il pranzo? »
Sospirai. « Il capo di mia madre è ricco sfondato...Ha un villone con campi da tennis, piscina olimpionica, soffiti alti e dipinti... » dissi esitante. Non volevo raccontargli di Christoper.
« E? Ti sento strana... »
Presi coraggio e parlai. « Il figlio si chiama Christoper...E...Ed è il ragazzo che mi ha violentata... »
<< Cosa?! >>
Sentii un forte rumore, poi silenzio. Aveva attaccato.

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