Chapter 7

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«Jeongin non devi azzardarti ad andarci.» mi disse Hyunjin.

«Sarà per l'ultima volta, poi fingerò che non sia mai esistito.»

«La fai facile ma non è così automatico, farà solo crescere i tuoi sentimenti ancora di più, però fai come vuoi.»

Chan mi aveva mandato in crisi, volevo seriamente tanto andarci, ma gliel'avrei data vinta e non mi andava, per niente.

Ripensavo però continuamente alle sue parole:

«Stasera, o una di queste sere, insomma quando avrai deciso, troviamoci in quel locale, passiamo l'ultima notte insieme, come se tutto il resto non fosse successo, poi, torneremo come eravamo prima di conoscerci: due esatti sconosciuti.»

Non riuscivo a togliermele dalla testa.

«Credo di voler andare...» sussurrai dopo una lunga riflessione.

«Scelta tua, poi se starai peggio non ti lamentare.»

«Perché dovrei stare peggio? È stato chiaro sin da subito, non mi illuderò.» ed infondo, a pensarci era davvero così.

«Vai stasera?» mi chiese il ragazzo seduto accanto a me sul divano.

«Sì, adesso gli scrivo.» e così feci, ricevendo una risposta dopo neanche due minuti.

Alle dieci e mezza di sera sarebbe venuto a prendermi, in quel momento era primo pomeriggio, eppure mi venne già l'ansia.

Appena Hyunjin uscì da casa mia entrai in doccia, iniziando a pensare a come sarei potuto vestirmi, ricordandomi poi della gonnellina rosa che avevo comprato solo qualche giorno prima, abbinata ad un maglioncino sempre rosa, che mi andava largo. Faceva abbastanza freddo ma ne sarebbe valsa la pena.

Mi truccai leggermente, con un po' di matita sotto agli occhi, del blush, illuminante e del rossetto rosa, che si distingueva a fatica dal colore delle labbra.

Per cena mangiai un panino al volo, nonostante non avessi per niente fame a causa del nervosismo.

Poi, al preciso orario stabilito, mi fece uno squillo, dicendomi che mi stesse aspettando in macchina parcheggiato sotto casa mia - sapeva dove abitavo perché, quando avevo accettato di uscire, gli avevo mandato la posizione.

«Ciao.» dissi, appena entrai.

«Sei bellissimo.» sussurrò, squadrandomi.

«Grazie, stai molto bene anche tu.» ricambiai il complimento, arrossendo.

Iniziò a dirigersi verso quel locale mettendo una mano sul mio interno coscia, spedendomi in un altro pianeta.

«Oggi non ho fatto altro che pensarti.» disse, stringendo la presa.

«Anche quando stavi con Felix?» chiesi, riferendomi alla foto che quest'ultimo aveva pubblicato qualche ora prima.

Ridacchiò, e nemmeno capii il perché, poi improvvisamente divenne serio e rispose: «Non pensare che stanotte potrai permetterti di parlarmi con questa sfacciataggine, te ne pentiresti dopo un secondo nemmeno.»

Rabbrividii, non avendo più il coraggio di dire nulla.

Una volta entrati dentro al locale e presa una camera ci dirigemmo verso quest'ultima.

«Avrei voluto usare degli oggetti, ma sarebbe la tua prima esperienza non vanilla* quindi eviterò, però questo non significa che sarò calmo o che non dovrai rispettare tutto ciò che ti dirò.» mi disse.

Annuii, stendendomi sul letto e guardandolo, poi continuò a parlare, chiedendomi prima se fossi informato sull'argomento BDSM, ed iniziando a spiegarmi le cose più importanti in generale, passando poi a quelle che piacciono di più a lui, essendo molto più specifico.

«Quindi, ti è tutto chiaro?» mi chiese guardandomi negli occhi.

«Sì.»

«Bene, direi che possiamo passare ai fatti ora.» disse con un ghigno, togliendomi il maglioncino rosa, scoprendo il mio fisico.

D'istinto mi coprii con le mani, troppo timido per quella situazione.

«Fa il bravo e non coprirti, lasciati vedere e toccare piccolo.»

Inizialmente pensai di non rispondere, ma prima mi aveva detto che voleva che il sub seguisse le regole, facendo ogni cosa che lui dettava di fare e avevo seriamente tanta voglia di farlo incazzare, per vedere fino a dove sarebbe stato capace di spingersi.

«Perché dovrei?» risposi, guardandolo negli occhi.

«Forse non hai capito come funzionano le cose qua.»

«Illuminami allora.»

Improvvisamente mi tirò uno schiaffo, forte, lasciandomi la guancia dolorante, ed iniziando poi a baciarmi, impedendomi di dire qualsiasi cosa in risposta al suo gesto.

Nel mentre di quel bacio mi strappò via la gonna ed io rabbrividii davanti alla violenza con cui lo fece.

«Ora appartieni a me, non hai più alcun controllo sul tuo corpo, smettila di pensare di averlo.» disse serio, stringendomi forte il collo.

A quel punto iniziai a tremare, annuendo appena, cominciando anche ad avere quella paura che però mi eccitava solo di più.

Quella notte amai qualsiasi cosa che successe, mi misi completamente a sua disposizione, facendomi usare; mi aveva trattato, letteralmente, come uno schiavo sessuale, dandomi in cambio tanto piacere.

Una volta aver finito mi abbracciò da dietro, lasciandomi dei dolci baci sulla spalla.

«Non posso credere che questa è stata l'ultima volta...» sussurrò dopo un po' al mio orecchio, facendomi rabbrividire.

Avrei dovuto ignorarlo, scostarlo dal mio corpo ed andarmene, ma tutto quello che riuscii a fare fu stringermi di più a lui e dire: «Neanche io...»

Non riuscimmo ad addormentarci prima dell'alba, restammo a coccolarci, consapevoli del fatto che il giorno dopo saremmo dovuti tornare sconosciuti come eravamo prima della sera del mio compleanno, per il bene di entrambi e per quello del mio migliore amico.





Spazio autrice
*sesso vanilla= termine usato per intendere il sesso senza kink

SCUSATEMI PER L'ASSENZA, SONO TORNATA, AMATEMI.

Slave | JeongchanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora