Chapter 18

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Guidò verso casa sua alla velocità della luce ed in quel momento fui davvero grato del fatto che non avesse bevuto troppo.

«Sappi che siccome so che c'è la probabilità che poi ti penti e per mesi nemmeno mi guardi in faccia, sta volta non la spreco e ti porto in quella stanza, fine.»

«Fai quello che ti pare, basta che mi scopi per bene.» Avevo perso del tutto la ragione.

Una volta arrivato scese dall'auto venendo dalla mia parte e prendendomi in braccio. Unimmo le nostre labbra staccandole solo quando iniziò a scendere le scale, troppo impegnato a sussurrarmi frasi davvero sporche per poter continuare a baciarmi.

Successivamente accese la luce lanciandomi letteralmente sul letto.

«Accetto quel patto.»

Immediatamente si fermò.

«Stai dicendo sul serio?»

«Sì.»

«Aspettami qui, torno subito.» disse velocemente, correndo di sopra.

Ricomparse nella stanza dopo qualche secondo, con in mano un collare. Me lo porse ed io lo afferrai, leggendo inciso su di esso 'Christopher'.

«Questo lo indosserai durante i nostri rapporti, quindi ricorda di portarlo con te ogni volta che ti vengo a prendere. Sarò sempre e solamente io a mettertelo, quindi non farlo da solo e custodiscilo a casa tua.»

Annuii guardandolo negli occhi.

«Parole, tesoro.»

«Sì, va bene.»

Mi fece sedere su di lui girato di schiena e mi mise quel collare, baciandomi poi una parte del collo scoperta.

«Dobbiamo scegliere la tua safe word, è molto importante.» sussurrò al mio orecchio.

«Faremo anche la cosa del semaforo?» gli chiesi.

«Mh?»

«Intendo, in base al grado di tolleranza verde, arancione o rosso.»

«Ah sì, beh potremmo anche fare questo al posto della safe word, a me va bene tutto, scegli tu cosa ti è più comodo.»

«Per me è okay il semaforo.»

Annuì, riprendendo a baciarmi il collo.

«Stenditi sul letto mentre prendo delle cose che potranno servirci.» ghignò.

Feci come mi disse e lo guardai allontanarsi ed aprire una porta presente all'interno di quella stanza, dove c'erano probabilmente altri "giochi". Infatti, uscì dopo non molto, con in mano una benda, un oggetto per imbavagliarmi e una cinta.

«Non voglio usarli sin da subito, dipenderà da come ti comporterai tu.»

«Sì, Chan.»

Mi prese il mento con una mano, stringendo la presa.

«Chiamami padrone.»

«Sì, padrone.» mi corressi, deglutendo.

«Mettiti in ginocchio sul letto ed inizia a spogliarmi.» mi ordinò; la sua voce profonda mi penetrò l'anima, la sentii fin dentro alle ossa.

Malgrado la mia curiosità di vedere fin dove sarebbe stato in grado di spingersi in caso gli avessi disobbedito, decisi di non farlo, in quanto fosse la prima volta; quindi seguii il suo comando, ricevendo delle carezze tra i capelli.

«Togli anche quelli.» disse, guardando l'unico indumento che gli avevo lasciato addosso: i boxer.

I nostri sguardi si incrociarono per un attimo, il mio appena insicuro, che cercava nel suo, fermo, un'ulteriore consenso per lasciare libera la sua erezione.

«Muoviti.» quelle che prima erano carezze, stavano diventando strattoni: teneva fra le dita dei ciuffi dei miei capelli e li tirava, come ad invitarmi ad andare avanti.

Abbassai i boxer e Chan mi aiutò togliendoli.
Successivamente mi spogliò mi coricò sul letto, dopo aver abbassato le coperte.

Mi sovrastò col suo corpo muscoloso, iniziando a baciarmi lentamente ma profondamente, mandandomi ancora di più fuori di testa.

Dopo poco iniziò a lasciare strisce di piccoli baci sul mio collo, scendendo pian piano sempre di più, fino ad arrivare con la testa tra le mie gambe.

«Non fiatare.» disse, prima di prendere il mio membro in bocca.

Si mosse sin da subito con una velocità ed un'abilità che mi fece mancare il fiato: erano incredibili quelle sensazioni, sentivo il cuore battermi all'impazzata nel petto ed un grandissimo senso di piacere nel basso ventre.

Provai a tenere la bocca chiusa inizialmente, così da fare come mi aveva ordinato, ma non ci volle molto prima che iniziassi a perdere il controllo del mio corpo, il quale fece uscire dalla mia bocca un lungo gemito che stavo trattenendo.

Improvvisamente si fermò, e questa volta fu un lamento a lasciare le mie labbra.

«Cosa ti avevo detto?» mi guardò chiedendomi, senza però ricevere alcuna risposta: ero troppo impegnato a dimenarmi.

Subito dopo si alzò, avvicinandosi agli oggetti precedentemente presi, ed afferrò l'aggeggio per imbavagliarmi.
Era composto da una specie di cinturino nero in pelle e al centro aveva come una palla, immagino di plastica, che sarebbe andata dentro alla mia bocca.

Velocemente me lo mise, facendomi finire a novanta, con il sedere alzato e il petto schiacciato sul materasso. Senza avvisarmi entrò in me, causandomi del dolore, dovuto alla mancata preparazione con le dita, ma anche un immenso piacere.

Mi sarebbe piaciuto gemere, abbandonarmi ai mugolii e agli ansimi, ma nessun suono traspariva; uscii soltanto un urlo sommesso, poco dopo, quando colpì violentemente una natica con la cinta. Probabilmente quel gesto fu dovuto al fatto che non riuscivo a smettere di muovermi, nonostante più di una volta mi avesse detto di fermarmi.

I suoi fianchi spingevano spietatamente, facendolo affondare nelle mie carni rudemente. Le mie sopracciglia erano aggrottate, i miei occhi chiusi, rimanere lucido stava iniziando a sembrare impossibile.

Raggiunsi per primo l'orgasmo e la sovrastimolazione delle sue spinte che continuavano mi fece gemere, gemiti che ben presto si trasformarono in ringhi di frustrazione, dato che era come se nulla fosse in grado di uscire dalla mia bocca.

Non molto tempo dopo venne anche lui, dentro di me, riempiendomi con il suo seme caldo. Smise di spingere, trovai la tregua di cui avevo bisogno in quel momento e ripresi fiato, a fatica, sempre per colpa dell'oggetto che occupava la mia cavità orale.

Stava iniziando a diventare davvero fastidioso ma, come se avesse potuto leggermi nella mente, prima di fare qualsiasi altra cosa, Chan lo tolse.

«Va tutto bene?» mi chiese, con voce incredibilmente calma.

Non riuscii a rispondere, ero troppo preso dal cercare di far tornare il respiro regolare, quindi mi limitai ad annuire.

Appena tolse il suo membro da me, mugolai, sentendomi vuoto, e smisi di sentire il calore che fino ad un secondo prima il corpo di Christopher mi stava dando.

Tutto quello iniziava a crearmi dipendenza, e sapevo che ciò si sarebbe inevitabilmente trasformato in un problema.
In un problema davvero troppo grande.

Spazio autrice
SONO TORNATA, come promesso, ecco qui il nuovo capitolo<3

Slave | JeongchanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora