Chapter 30

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Quindi, raccontai tutto a Jeongin, lasciandolo stupito tanto quanto arrabbiato, proprio com'era successo a Felix quando glielo avevo detto.

Erano le prime due persone a cui lo raccontavo, fino ad allora non avevo ancora trovato la forza per farlo, perché per me era stato ovviamente un trauma grandissimo. Infatti non lo sapeva nessun altro, neanche i miei amici più stretti.

Chan era sempre stato un tipo violento, sapevo infatti dei brutti giri dai quali era uscito poco prima di mettersi con me, che lo mischiavano in faccende come risse e alcol. Tuttavia, da quando stavamo insieme, aveva promesso di essere cambiato, e all'inizio sembrava davvero così.

Come ho già detto, non avevo un bel passato in amore, e questo lui lo sapeva, quello che nessuno dei due sapeva però era proprio il fatto che io fossi sieropositivo, ma asintomatico, e potevo aver preso questa malattia soltanto dal mio ex ragazzo dato che ai tempi non ero stato a letto con nessun altro.

Il giorno dopo quella bruttissima scena Chan tornò a casa mia, e mi trovò addormentato a terra, esattamente nella posizione contro il muro della sera prima: da quando aveva finito di urlarmi contro e se n'era andato non ebbi la forza per alzarmi, o anche solo per cercare di realizzare quanto fosse successo, allora continuai a piangere, piangere disperato finché, esausto, non mi addormentai.

Da lì in poi iniziò il periodo più brutto della mia vita.

Chan non aveva avuto le palle di lasciarmi, ma nemmeno di tornare dolce com'era prima; io ero un codardo e non volevo rimanere solo dopo quello che avevo appena scoperto sulla mia salute, quindi non volli lasciarlo.

Era diventato molto più irascibile e quasi ogni giorno litigavamo, e mi picchiava.

Io sapevo che se qualcosa non gli andava bene finiva col prendermi a spintoni, a schiaffi, talvolta anche a calci se c'era l'aggravante dell'alcol.

Un giorno gli chiesi perché, perché mi faceva subire tutte quelle cose se mi amava, perché mi faceva soffrire così tanto. La sua risposta fu che era giustificato, lui mi aveva perdonato per avergli attaccato l'HIV ma questo era il prezzo che dovevo pagare.

E mi sentivo così tanto in colpa che pensavo fosse giusto, pensavo di meritarmelo.

Riuscii ad aprire gli occhi solo qualche mese dopo, quando lo lasciai e andai da uno psicologo. Fortunatamente Chan non ebbe una reazione eccessiva, inizialmente la prese male e iniziò a contattarmi continuamente, almeno le prime settimane, ma poi capì che erano sforzi inutili e non volle rovinare il gruppo di amicizia che avevamo con gli altri, quindi lasciò perdere.

All'inizio evitavo di uscire con loro quando veniva anche lui, ma col tempo iniziai a sviluppare un senso di apatia, e non mi importava più nulla.

Questa fu la conseguenza più grande di questo trauma: il non riuscire più a provare emozioni.

Non ce la facevo e basta, per quanto mi sforzassi, mi sembrava di vedere il mondo in bianco e nero.
Niente mi entusiasmava più, niente mi spaventava più, niente mi dava più alcun tipo di dolore mentale.

Mi sentivo vivo solo quando provavo del dolore fisico.

Questo però cambiò quella sera che rimasi a dormire a casa di Jeongin, non lo so per quale motivo, forse assistendo alla scena di lui che diceva di avere l'HIV avevo rivissuto quella sera; o magari la rabbia che avevo ormai sepolto verso di Chan venne di nuovo fuori tutta in una volta sapendo che aveva fatto del male anche a Jeongin.

Non lo so, ma comunque sia riuscii a piangere per la prima volta dopo anni, e mi sembrò surreale.

Non dissi niente a Jeongin della malattia del più grande perché davo per scontato che usasse il preservativo, come lo usava con Felix, ma a quanto pare non era così.

E non riuscivo a spiegarmi perché avesse voluto fargli del male in questo modo, non riuscivo a capirne il senso, ci vedevo soltanto una cattiveria senza limite dietro, nient'altro.

Ritenevo una fortuna per tutti quanti il fatto che se ne fosse andato, speravo non tornasse mai più.

Slave | JeongchanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora