Capitolo. 26 Non è mai abbastanza.

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Futura.

Arrivammo davanti ad un luogo a noi, molto famigliare

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Arrivammo davanti ad un luogo a noi, molto famigliare.
Io ero sorpresa, anche la piccolina faceva versetti così dolci.
Lui, sorrise soddisfatto e uscì dall'auto aprendomi la portiera.
:<<Signorina, prego.>> disse simpatico.
:<<Dai, Futù, andiamo.
Prendo io la bambina.>> disse ridendo.
:<<Perché mi hai portato al Faro?>> chiesi scioccata.
:<<Dai scendi, ragazza occhi cielo.>> mi disse prendendomi per mano.

Poi prese il nostro piccolo miracolo in braccio.
Era innamorato perso di Sole.
E anche lei gradiva la presenza del padre.

:<<Perché mi hai portato nel nostro posto?
Perché ci sono le valigie?>> chiesi titubante.
:<<Non volevi vivere in un Faro, come Nicky di Scusa ma ti chiamo amore?!?
L'agge fatt pe te.>> mi disse, mentre eravamo diretti all'ingresso del Faro.

Io, rimasi immobile.

:<<Futura, dai.>> mi disse convincente.
:<<No voglio andare via.>> dissi correndo lontano da lui, ma Ciro come sempre mi strinse forte il braccino.
:<<Dai, l'agge fatt pe te.
Voglio farti sorridere.
Per favore seguimi.
Altrimenti ci godremo il faro, solamente io e Sole.>> disse dolcemente.
:<<Non voglio!>> dissi capricciosa.
:<<Dai muoviti.
Sei testarda.>> disse prendendomi per mano ma io mi divincolai.
:<<Pensi di risolvere tutto in questo modo?>> chiesi antipatica.
:<<Lo so che trovi il Faro romantico.
Mi ha fatto vedere il film.>> disse esasperato.
:<<Non mi piace più, ora.>> dissi tagliente.

Ciro, sbuffò nervoso.

:<<Dai vieni.>> disse dolcemente.
:<<Sai solo dare ordini.>> dissi nervosa, seguendolo.

Ciro

Entrammo nel Faro

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Entrammo nel Faro.
E avevo allestito per lei, un percorso con i petali di rose, un mazzo di girasole, le luci soffuse e le candele aromatizzate accese.
Sul tavolo, c'erano dei muffins al cioccolato e la pizza che tanto amava.

:<<Vuoi chiavare?
Perché non vai da Milù...ah giusto è morta!>> disse tagliente, mentre allattava la piccola.
:<<Non mi conosci, bambina mia!>> dissi scrutandola attentamente.
:<<Hai ragione, perché se ti conoscevo.
Col piffero che te l'avrei data.
E niente di tutto questo sarebbe accaduto.>> disse acida.
:<<Dai, mangia.
Lo so che adori i muffin.
Sacc tutt cos ij.>> dissi.
E lei fece una smorfia imitandomi.
:<<Pensi di risolvere così il torto subito?>> mi chiese, irritata.
:<<Non capisci sto facendo qualcosa per te.>> dissi serio.
:<<Non devi fare niente per me.
Hai già fatto danni.
Non osare portarmi nel tuo appartamentino da single, che è anche peggio!
Ti ho dato me stessa, abbiamo oltrepassato il limite.
Ti ho dato la mia purezza.
Il mio cuore.
Me stessa.
Le promesse sono state tutte mancante.>> mi disse dura.
:<<Nu ne over.
Le ho mantenuto tutte.>> dissi adirato.
:<<Mi hai lasciato sprofondare nel nulla.
Non hai mantenuto nulla.
Da quel giorno, non riesco a vedere la luce.
Ti odio.
Ti odio dal più profondo del cuore.>> mi disse in lacrime.

Alzandosi diretta verso il passeggino.

Ma io la bloccaì.

Futura

:<<Non andare via.
Non ti lascerò andare via.>> mi disse Ciro.
:<<Perché?>> chiesi disperata.
:<<Non chiedermi il motivo.
Nu te lass maje.>> disse, guardandomi negli occhi.
:<<Ti sei pentito vero?
Ti sei pentito di quello che hai fatto?
Dillo.
Avanti.
Dillo "mi dispiace" e "mi sono pentito".
Dimmi che il male che mi hai fatto, ti fa bruciare l'anima.
Dillo che non riesci a guardarmi negli occhi.
Dillo che non riesci a guardarti allo specchio e che aspetti il mio perdono.
Dillo.
Non ci riesci?
Perché sei l'unico e solo, Ciro Ricci.
Il padrone di Napoli.
Non chiedi scusa a nessuno, non ammetti l'errore.
Tu bruci tutto e fai tabula rasa.
Ma non chiedi perdono.>> urlai mentre piangevo.
:<<Statt zitt.>> urlò a sua volta, con gli occhi lucidi.
Mentre tratteneva a stento, le lacrime.
:<<A casa tua, hai detto che non sai amare.
Davvero non lo sai fare?
Nel tuo cuore, c'è solo l'odio.
Non imparerai mai ad amare.
Pertanto non sarai mai amato da me.>>

Ciro, disperato mi prese dai polsi sbattendomi al muro, furioso.
Menomale che la piccola, dormiva!

:<<Statt zitt!
Statt zitt!>> mi urlò disperato.
:<<Che c'è non riesci a sopportare, la verità?
Perché dovrei tacere?>> dissi in lacrime provocandolo.

Così mi afferrò per i fianchi, stringendomi e pote sentire il suo respiro sul mio collo.

:<<Stamm à sentì.
Ij parl sulament na vot.
Ij e te, tinimm o stess pensier.
Ossaje.
Io non so amare.
Ma quello che faccio per te come lo chiami?
Io non devo insegnarti niente, nonostante sia il più grande.
Sei tu che mi hai insegnato e anche tanto.
Sei arrivata così dal nulla, non per prendere o lasciare ma per dare.
Mi hai dato anche solo per una volta, una bella emozione che ha lasciato spazio all'amore, che si è moltiplicato con Sole.
Mi rendi ogni giorno che passa migliore, inconsapevolmente, insegnandomi ad amare con l'anima.
Il tuo profumo, mi fa tremare ogni volta che sei vicina a me.
Come lo chiami questo?
Come lo chiami?
Nu so romantico, ossacc.
Futura, io...>> disse sincero, mentre mi prese la testa fra le mani, accarezzandomi le guancie, per poi sfiorarmi le orecchie, disegnandomi con le dita il contorno delle labbra, scendendo con le sue grandi mani verso il collo, l'altra mano continuava a sfiorare il contorno delle mie labbra.

Mi guardava così intentesamente, che riuscì a leggere tutte le sue emozioni e la sua eccitazione.

Era uno sguardo colmo di amore.

Così contro ogni aspettativa disse

:<<Ti amo Futura.
Lo so non è mai abbastanza.>>

𝑨𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒑𝒓𝒐𝒊𝒃𝒊𝒕𝒐. 𝑪𝒊𝒓𝒐𝑹𝒊𝒄𝒄𝒊 𝒆 𝑭𝒖𝒕𝒖𝒓𝒂𝑫𝒊𝑺𝒂𝒍𝒗𝒐.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora