Capitolo. 1 Che profumo ha la libertà?

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Era un freddo giorno di inverno, quando i cancelli si aprirono per me.
Ero diventato un carcerato a soli tredici anni ed ero uscito a soli trentatré anni.

Condannato a trent'anni di reclusione, per omicidio efferato, di stampo cammoristico.

Era questa la mia condanna.
In seguito ad una rivolta finita male, organizzata da me, nei confronti dell'ultimo dei Di Salvo e di un chiattillo del Nord, ero riuscito ad ottenere uno sconto di pena.
Ero stato per un anno e mezzo circa, in un sonno profondo, sognando angeli dagli occhi azzurri.

Le pecore avevano cercato di ammazzare il lupo, ma non avevano fatto conto, con il fatto che io ero una pantera.
Una pantera nera.

Ho trascorso la mia adolescenza, in un posto che puzzava di sigarette, sudore, ansia e malinconia.
Ero un capobranco, con i sentimenti anestetizzati.
Ogni tanto, mi veniva a trovare Milù, la mia prostituta personale che negli anni era diventata una confidente più che una patner.

Aveva gli occhi azzurri, ma di un tonalità spenta, non era come la ragazza che avevo sognato in quel lungo anno in cui mi ero addormentato.

:<<M'arracumann mo si omm.>> disse Lino, ormai anziano e convinto che io fossi stato rieducato, all'interno di quel postaccio e pronto per la vita legale.

Ricci non era sinonimo di legalità.

:<<C'è verimm Linù.
Statt bon.>> dissi, con il mio borsone, pronto per la vita da libero.

Pronto per governare, fuori dai cancelli arrugginiti del carcere.

Che profumo aveva la libertà?

La libertà profumava dello smog, cittadino, dell'odore della salsedine, del profumo invitante proveniente da una pasticceria del paese e del ronzio delle moto che sfrecciavano veloci.

Una vespa color rosso, con una ragazzina selvaggia, catturrò la mia attenzione, facendomi tornare indietro nel tempo, quando ero io il folle con il mio Sh nero opaco per le strade napoletane.

Raggiungo la mia famiglia, in un locale famoso di Napoli.
Ritrovandomi, le mie nipotine già maggiorenni.

Non avevo vissuto negli anni la loro crescita, non mi ero goduto la mia famiglia e l'amore di una donna, che mi avesse preso per quello che ero.

:<<Solo noi, abbiamo uno zio figo come te!>> disse Anna, giocherellando con i miei ricci neri.
:<<Se ti vedessero le nostre amiche, morirebbero davanti a così tanta bellezza.>> disse Clarissa, l'altra gemellina.
:<<Pur vuje, sit bellissim.>> dissi, sorridendo.

Durante la sera, mi preparai, per partecipare alla serata dedicata alla mia scarcerazione, in una delle discoteche più famose di Napoli.

Gli occhi delle donne, si soffermavano su di me, alcune lo facevano perché conoscevano chi fossi e il ruolo che avevo nella mia Bella Napoli.
Io divertito, mi limitavo a lanciare sguardi maliziosi e divertiti, a quelle quattro papere che non aspettavano, altro, che passare una notte con me.

Lo facevano per soldi e perché si illudevano che uno come me, si potesse innamorare.

Ero consapevole del mio fascino, già da quando ero adolescente e per farsi che non si soffermassero sulla mia bellezza, mi feci un taglietto al sopracciglio, per incutere terrore, come a voler dire "io non sono un sex simbol, ij te magn o core."

𝑨𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒑𝒓𝒐𝒊𝒃𝒊𝒕𝒐. 𝑪𝒊𝒓𝒐𝑹𝒊𝒄𝒄𝒊 𝒆 𝑭𝒖𝒕𝒖𝒓𝒂𝑫𝒊𝑺𝒂𝒍𝒗𝒐.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora