SHINA

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Quando mi sveglio sono mezzo stordito. Ricordo il fumo, il fuoco, il caos ma oltre a questi pochi stralci di memoria il resto è il buoi assoluto. Comincio a domandarmi perché Shiro non sia ancora venuto a darmi il buongiorno o perché non abbia sentito la sveglia quando capisco di non essere nella mia stanza. Mi alzo di scatto e quasi svengo di nuovo. –Hiro!-. Mi volto e vedo che nel letto di fianco a me c'è Nami. Osservo bene il posto in cui mi trovo e a malincuore realizzo di essere in ospedale. –Che mal di testa... ma cosa è successo?- chiedo mentre aggiusto i cuscini del mio scomodo lettino. –Bhe dovresti essere tu a dirlo a me- mi risponde Nami –Passami quel telecomando-. Quando sto per prenderlo mi accorgo di avere una mano bendata. Provo a slacciare le fasce ma Nami di ferma. –Lasciale, Hiro. Il dottore verrà dopo a pulire la ferita-. Sospiro e le porgo il telecomando. Lei con una mano accende il piccolo televisore di fronte a me e con l'altra mi stringe forte. Per fortuna i nostri letti sono vicini e riusciamo facilmente a tenerci. Fare uno sforzo anche se minimo mi risulta alquanto impossibile in questo momento. Ancora tenendoci per mano guardiamo insieme la TV e la prima cosa che vedo è la mia faccia al telegiornale. Io che entro nel teatro della scuola, io che esco con Nami tra le braccia, io mezzo svenuto su una barella. Sono scioccato. Mentre ascolto le parole di uno dei pompieri comincio a ricordare tutto. –Se non fosse stato per quel ragazzo le sei persone intrappolate sarebbero di sicuro morte-. Afferma l'uomo, e la giornalista conviene con lui. Sullo schermo compare una mia foto in primo piano, e la scritta sotto "Hiro Watanabe, l'eroe di Shibuya!" . –Wow...- è l'unica cosa che riesco a dire. Nami mi stringe più forte la mano e mi sorride. –Grazie per avermi salvato la vita-. Io abbasso lo sguardo imbarazzato e le chiedo di spegnere il televisore. Bene adesso vengo addirittura considerato un eroe. Il fatto che abbia salvato delle vite è innegabile, sono fiero di me stesso, ma dentro di me so che da solo non c'è l'avrei fatta. Per tutta la giornata nella nostra camera d'ospedale ci fu un via vai di persone, fiori e regali di ogni genere. Nel pomeriggio i miei e Naoki vennero a trovarci. Mia madre cominciò a piangere ed elogiarmi. Prese tutti i bigliettini e le lettere che mi avevano mandato e li lesse TUTTI ad alta voce. "Al nostro eroe, Hiro", "Hiro il ragazzo di fuoco", "Sei l'orgoglio dell'intero paese!". Mi sentivo un po' in imbarazzo stando al centro dell'attenzione, ma ancora non sapevo cosa mi aspettava una volta uscito dall'ospedale. Quando tornai a casa trovai fiori e altri regali fuori dal mio appartamento, all'università tutti si fermavano a congratularsi con me e mi chiedevano come stavo, per la città tutti mi lusingavano con complimenti e due ristoranti non vollero farmi pagare il conto. Ero diventato una specie di star in poche parole, e non era finita qui. Un mese dopo l'incidente del teatro fu organizzata nella mia università una cerimonia di premiazione in mio onore. Stentavo a credere che tutto questo stesse davvero succedendo a me.

La sera della premiazione salii sul palco insieme a Nami e dopo un lungo discorso fatto dal preside e dal capo dei pompieri di Shibuya mi fu consegnata una medaglia. Sopra c'era scritto il mio nome e sul retro "Per il grande coraggio e la fede dimostrata". Una volta ricevuta la medaglia ringraziai tutti e sperai con tutto il cuore che il mio gesto potesse significare qualcosa di più, uno stimolo per tutti quei ragazzi che erano rimasti indifferenti quella volta in mensa ma anche per tutte le persone presenti.

Il pomeriggio seguente, dopo un lunga e impegnativa giornata all'università vado in ospedale per togliere definitivamente i cinque punti che mi ero procurato nel palmo della mano. Mi rimarrà davvero un bella cicatrice penso mentre torno a casa. Sono stanco ma anche teso, mi sento stranamente agitato. Il rimedio migliore per scaricare tutto questa tensione è una bella corsa. Vado spesso a correre, ma nell ultimo periodo a causa di tutto quello che è successo, mi è capitato di andare solo un paio di volte, bisogna rimediare. Arrivato a casa do da mangiare a Shiro, mi cambio ed esco.

Sono le sei del pomeriggio, ma il parco Yoyogi è quasi deserto. Corro e cerco di non pensare a niente. Per fortuna nell'ultimo mese sono stato molto indaffarato e non c'è stata occasione in cui sia stato da solo e abbia avuto la possibilità di pensare a cose come le ombre in quel vicolo. Sono state tutto frutto della tua immaginazione Hiro mi continuo a ripetere, deve essere così. Però quell'orribile sensazione che ho provato, il presentimento di guai in arrivo, si è rivelato vero. Vuol dire che sei un sensitivo! Anche i miei pensieri si prendono gioco di me. Se così fosse ho finalmente trovato un lavoro da poter fare se mai non riuscissi a diventare medico, potrei diventare un sensitivo! Rido di me stesso e dei ridicoli pensieri che a volte mi passano per la testa e continuo a correre.

Improvvisamente di nuovo quella sensazione di panico. Mi fermo senza fiato e cerco di prendere aria, ma è inutile. Le forze cominciano a venire meno e provo a rimanere in piedi aggrappandomi ad un albero. Mi guardo intorno per chiedere aiuto, ma anche volendo non ci riuscirei, quando poi le vedo, di nuovo le ombre. Ancora più numerose scivolano velocemente verso di me, come una nebbia oscura, ma non sono sole. In mezzo all'oscurità riesco a distinguere una figura, una ragazza. E' bassina, capelli corvini lunghi e mossi, completamente vestita di nero e attorno alle braccia ha tanti bracciali che tintinnano ad ogni passo. Ha il viso coperto da un cappuccio e sempre più velocemente si avvicina a me.

Una volta che mi ha raggiunto le ombre, lentamente, cominciano a svanire e io riesco a riprendere fiato. Mi sento sfinito. Nel frattempo la ragazza resta immobile di fronte a me. E questo cos'è un sogno, un'allucinazione, pazzia?! Tutte queste domande mi frullano per la testa quando finalmente quella si abbassa il cappuccio e si scopre il volto. E' dannatamente bella, è io sono totalmente impazzito! Ha delle labbra rosse e sottili, zigomi alti, pelle bianchissima ma di sicuro ciò che si nota maggiormente sono i due grandi occhi rosso sangue. Non può essere, è impossibile! La ragazza deve vedere chiaramente l'incredulità dipinta sul mio volto e questo la fa sorridere. –Non stai diventando matto, è tutto questo non è né un sogno né un'allucinazione- dice con voce profonda come si mi avesse letto nel pensiero. –Chi sei?- le domando cercando di mostrarmi il più coraggioso possibile, ma dentro di me comincio ad avvertire un leggero senso di paura. La brutta sensazione mi avverte che ci sono altri guai in arrivo e adesso temo seriamente le conseguenze.

-Tu sfortunatamente non mi conosci, ma io invece ti conosco molto bene Hiro Watanabe, o forse preferisci che ti chiami "l'eroe di Shibuya"?!"- continua a sorridermi con fare rassicurante, ma riesce ad ottenere l'effetto contrario, infatti mi risulta alquanto inquietante. –Sai il mio nome, molto bene, ora posso sapere qual è il tuo?- Chiedo sprezzante, ma la parte non mi riesce bene perché ancora senza forze perdo l'equilibrio e cado in ginocchio ai suoi piedi. Lei inizia a ridere di gusto. –Sai visto così non hai l'aspetto di un eroe-. Afferma e incrocia le braccia sul petto. –Un eroe non deve necessariamente avere un mantello e dei super poteri per essere tale-. Ribatto. –Si, così come un mostro non deve necessariamente avere un'aria inquietante e le zanne-. Risponde lei inchiodandomi con lo sguardo. –Ancora non hai risposto alla mia domanda-. Le faccio notare e cerco di rimettermi in piedi. –Perché non mi hai posto la domanda giusta, mio caro Hiro, infatti la vera questione è chi sei tu, non io...-. Cosa sono questi discorsi strani, non ho ancora colto il punto, e sinceramente comincio a domandarmi se voglio realmente capire cosa vuole da me questa pazza. –Bhe senti io non so chi tu sia a cosa voglia da me, ma devo andare...-. Non faccio nemmeno in tempo a finire la frase che lei alza un braccio e dalla terra sorgono di nuovo quelle oscure ombre che come tentacoli si attaccano intorno ai miei piedi e alle braccia impedendomi ogni minimo movimento. Ribellarsi è inutile. –Bene finalmente una domanda interessante, eroe. Mi chiedi cosa voglio da te, è molto semplice, si da il caso che tu abbia dimenticato chi sei e io, che so essere gentile e premurosa, sono qui per rinfrescarti la memoria-. Mi gira in torno e mi parla con quel suo tono profondo ma distaccato. –Non so di cosa stai parlando!- Le urlo contro. Questa qui è matta davvero. Le ombre cominciano a salire e si avvolgono anche introno al mio collo, stringendomi più forte. –Presto lo capirai, mio dolce Hiro-. Mi accarezza delicatamente la guancia e continua a sorridermi. –Basta così-. Aggiunge e le ombre cominciano a svanire, o così credo fino a quando non le vedo confluire tutte nella mia mano che comincia a bruciare come se l'avessi messa sul fuoco. Urlo dal dolore, è insopportabile. –Falle smettere!- le grido ma lei mi guarda apatica fino a quando la tortura non finisce e le ombre spariscono lasciandomi sulla mano un'altra cicatrice. Somiglia molto di più ad una tatuaggio e raffigura un teschio dagli occhi rosso fuoco. –Il marchio è  per ricordarti che tutto questo non è un sogno, ma la pura realtà, che né io né tu siamo pazzi è che tu non sei un eroe-. Dice la ragazza indicando il segno nel palmo della mia mano. Non ho la forza di rispondere. Mi accascio di nuovo a terra, con la schiena contro l'albero e chiudo per qualche secondo gli occhi.  Quando sento il tintinnio dei suoi bracciali li riapro e la vedo che si sta allontanando. –E comunque io sono Shina-. Dice senza nemmeno voltarsi e così come è apparsa dalla nebbia nera scompare nell'oscurità della sera.

Il dolore alla mano non è passato anche se quella ragazza, Shina, è andata via da un bel po'. Non posso credere che sia tutto vero, che mi stai davvero succedendo tutto questo, ma poi osservo quel brutto teschio nero che mi inchioda con i suoi occhi brillanti in mezzo alla mano. E' tutto dannatamente reale mi dico sconsolato. Ripenso alle cose che mi ha detto quel demone dagli occhi rossi "Si da il caso che tu abbia dimenticato chi sei e io sono qui per rinfrescarti la memoria..". Cosa avrà voluto dire con queste parole mi chiedo senza trovare risposta, l'unica cosa di cui sono convinto è che da adesso in poi la mia vita cambierà, è non sarà affatto piacevole.

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