ESAMI

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E' arrivato il periodo degli esami ed io non sono ancora psicologicamente pronto ad affrontare il mondo fuori dalla porta di casa mia. Il pericolo è dentro non fuori dalla porta mi dice una voce nella mia testa e proprio in quel momento appare Shina.

-Oggi finalmente usciamo da questa gabbia!- afferma emozionata e salta giù dal tavolo dove si era seduta. Io annuisco sconsolato e vado a prepararmi. –Tu sei libera di andare quando vuoi, demone-. Le dico prima di chiuderle la porta in faccia.

Mi avvio verso casa di Nami con al fianco Shina, che è appena riapparsa raggiante in volto. In quel momento mi passa per la testa un frammento di ricordo. Mentre eravamo sul tetto prima che succedesse tutto Kenta ha visto Shina, so che l'ha vista, e anche se questo è solo un dato del tutto superfluo e inutile, devo dire che ci ho pensato più volte in questo ultimo mese. –Si mi ha vista. Sai come si dice "vedere la morte con gli occhi"- mi spiega Shina dopo aver letto nei miei pensieri. –Chiunque sia in grado di vedermi è destinato a morire- aggiunge e scompare. In quel momento riesco ad essere felice del fatto che sono l'unico a vederla, e mi riprometto che non mi sentirò più solo per questo.

Trovo Nami ad aspettarmi fuori casa sua, e dopo averle dato un bacio sulla fronte le prendo la mano e in silenzio ci avviamo verso l'istituto. Io quest'ultimo mese ci siamo completamente isolati, non solo io e la mia ragazza, ma tutto il gruppo di amici. Ognuno ha deciso di metabolizzare il dolore a modo suo, ma io non avevo solo il dolore con cui fare i conti, dovevo anche affrontare i miei demoni e i sensi di colpa. Nami si è buttata sul canto, si è preparata al meglio per il prossimo concerto che si terrà a breve, che potrebbe fruttarle una vantaggiosa opportunità. Ai e Makoto si sono dati da fare con lo studio, hanno degli esami molto difficili da superare quest'anno. Naoki e Hiroki hanno cercato di andare avanti concentrandosi sia sullo studio che sulla fotografia. Si è tenuto un discorso in onore di Kenta nel teatro due settimane dopo la sua morte e Nao e Hiroki hanno preparato un video in suo onore, mostrando tutti i sui migliori scatti. Quella forse è stata l'unica volta in cui sono uscito di casa, e mi è costato una notte di incubi e ancora più rimorsi.

Io altre allo studio, che è stata la mia sola distrazione, inutile, in tutto questo tempo ho dovuto fare i conti con Shina e tutto il groviglio di sentimenti che attanagliavano la mia anima. Mangiavo poco, dormivo meno, i rimorsi si fondevano con la paura, il dolore con la rabbia e la presenza di quel mostro non faceva che aumentare la voglia di vendicarmi per quello che mi stava facendo e mi stava portando via.

Quando arriviamo fuori all'istituto c'è molta gente, quasi tutti mi guardano con aria stranita, spiazzati dalle pessime condizioni in cui mi sono ridotto. Sarò dimagrito di almeno cinque o sei chili, mi sono rifiutato di pesarmi, guardarmi allo specchio è già abbastanza difficile. –Guarda c'è Nao-. Dice Nami e indica un gruppetto di ragazzi. Ci avviciniamo e solo allora lo vedo, e lui vede me.

Anche Naoki è dimagrito di qualche chilo, ha il volto più scavato, e sembra molto stanco. Quando mi vede un misto di emozioni gli percorrono il viso. Vedo delusione, sgomento e risentimento, e non lo biasimo per quello che prova nei miei confronti, né ha tutte le ragioni del mondo. Sono stato un vigliacco e un pessimo amico per non essere stato con lui nel momento in cui aveva più bisogno. Di sicuro adesso non è più invidioso di me.

Nao congeda tutti i ragazzi che erano con lui e ci viene incontro. Si ferma a pochi centimetri da me e Nami e mi osserva, con sguardo tagliente, poi fa l'ultima cosa che mi sarei aspettato: si avvicina e mi abbraccia. Io per un momento resto fermo, incredulo, poi lascio la mano di Nami e ricambio l'abbraccio del mio migliore amico. Incuranti degli sguardi degli altri restiamo così per qualche momento. –Mi dispiace per non esserti stato vicino. Mi dispiace per tutto-. Dico mentre mi sciolgo dall'abbraccio e cerco di nuovo la mano di Nami. –Si, dispiace anche a me-. Risponde Nao con gli occhi leggermente lucidi, dandomi una pacca sulla spalla. –Dove hai lasciato la tua ragazza?- chiedo indicando il suo petto dove di solito porta la sua macchina fotografica, cercando di cambiare argomento. –In questo stato nelle mie foto riverserai tutti i miei sentimenti negativi, ma le fotografie sono fatte per immortalare la bellezza e la felicità, non il dolore-. Mi spiega Nao, e io gli do una pacca sulla spalla in segno di incoraggiamento. –Presto tornerai a fare foto con la stessa passione di prima, ne sono sicuro-. Gli dico e lui annuisce accennando un sorriso. –Lo spero- aggiunge e insieme ci dirigiamo verso le aule dove si terranno gli esami.

Dopo due settimane e mezzo di sessione d'esame il mio stato emotivo è decisamente peggiorato. A completare un periodo già nero si sono aggiunti anche gli esami da schifo. Su tre ne ho superato solo uno, e con un voto basso per giunta. Peggio di così non poteva andare. –In realtà si, potevi essere bocciato a tutti e tre gli esami-. Mi dice Nami mentre torniamo a casa cercando di risollevarmi il morale. –Forse sarebbe stato meglio-. Le dico abbattuto. –Dai Hiro, quest'ultimo periodo è stato molto difficile, e studiare è stata la nostra ultima priorità. Egli esami non sono andati male solo a te. Ti rifarai, tranquillo-. Mi incoraggia, ma intanto lei e Nao hanno superato due esami su tre e con ottimi voti. E' la prima volta che una sessione d'esame va così male è la sensazione di fallimento è dura da digerire. Mentre camminiamo vedo di sfuggita Shina in mezzo alla folla di gente che c'è per la strada, mi sorride malefica, ma nessuna brutta sensazione. Un minuto prima è lì ad osservarmi con i suoi brillanti occhi rossi e un momento dopo non c'è più. Non voglio tornare a casa, non voglio vederla ancora ridere di me né tanto meno sorbirmi uno dei suoi discorsi. –Ti va di andare da qualche parte?-. Chiedo improvvisamente a Nami interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Lei si volta e mi guarda con aria sorpresa. Non si aspettava una proposta simile, forse già da un pò tempo non si aspettava più qualcosa da me. -Dovevamo andare in quei nuovi ristoranti un mese fa, se non sbaglio, ma viste le circostanze non siamo più andati. Che ne dici di una bella cena fuori per festeggiare?-. Aggiungo e le sorrido sperando che non abbia impegni e accetti. –Per festeggiare cosa?-. Chiede lei incuriosita. –I nostri fallimenti, mi sembra ovvio-. Le rispondo divertito. –Questa non l'avevo mai sentita!-. Esclama e comincia a ridere contagiandomi. Prendo la risata come un si e tenendola per mano la guido dalla parte opposta a dove stavamo andando.

Scegliamo il ristorante italiano e mangiamo due buonissime pizze. Erano secoli che non né mangiavo di così buone, e in qualche modo quella cena mi risolleva il morale.

Quando usciamo siamo entrambi un po' brilli per l'eccessiva birra che abbiamo bevuto, ma ci sentiamo finalmente spensierati dopo tanto tempo. E' una bella sensazione, che quasi avevo dimenticato. Quando accompagno Nami ci tratteniamo per un po' fuori casa sua, e io ne approfitto per baciarla con più passione del solito. –Ho bisogno di te-. Le sussurro all'orecchio e lei mi abbraccia forte. –Dammi cinque minuti-. Mi dice e come una furia entra in casa. Dopo esattamente cinque minuti la vedo tornare con una borsa in mano. Le sorrido e lei ricambia allegra porgendomi la mano. Io la afferro con veemenza e insieme cominciamo a correre verso casa mia.

Prima facciamo la doccia insieme e poi l'amore. Stretti l'uno all'altra ci abbandoniamo al sonno, sereni come un tempo. Dopo tanto mi sento finalmente bene, ma è una sensazione che non è destinata a durare, perché ogni volta che sono ad un passo dal raggiungere l'agognata felicità questa mi viene brutalmente sottratta, e anche questa è una di quelle volte.

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