VITTIMA

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"Camminoaffiancato da Shina per una strada sterrata circondata da folta vegetazione.E' piena notte e l'oscurità abbraccia ogni cosa impedendomi di vedere ciò che ho davanti. Mi limito a seguire in silenzio Shina che sembra brillare di una luce propria. La pelle diafana è lucente come se fosse pieno giorno e gli occhi rossi somigliano a due fari illuminati in una tempesta pronti a dare rifugio a che ne ha bisogno. Mi volto verso di lei in cerca di qualcosa, non so bene cosa, e quando mi rivolge un sorriso di incoraggiamento e mi guarda con quegli occhi profondi comincio a percepire l'adrenalina scorrermi nelle vene. Affrettiamo il passo e come per magia usciamo dal basco, ritrovandoci su una strada acciottolata che costeggia una scogliera a picco sul mare. Un vento freddo si alza all'improvviso e onde scure cominciano a frustare violentemente la scogliera. Brezza marina si posa sul mio viso e io respiro profondamente come inebriato da quell'odore. –Vieni, Hiro, è ora di prenderti la tua vendetta-. Dice sommessamente Shina rompendo il silenzio tra noi e prendendomi per mano. Io annuisco e la seguo. La sua stretta sicura placa per qualche momento il subbuglio di emozioni che si susseguono dentro di me. Al solo sentire la parola "vendetta" qualcosa si è risvegliato dentro di me, e si agita come un animale in gabbia che lotta per uscire.

Comincia a cadere una fitta pioggia e l'aria diventa ancora più fredda, un fulmine squarcia il cielo e in lontananza riesco finalmente a vedere la nostra meta. Una casupola vecchia e dismessa che sembra disabitata giace silenziosa e oscura sul finire della scogliera. Sembra sul punto di essere risucchiata dal mare in tempesta.

Un brivido mi attraversa facendomi tremare ma Shina aumenta la stretta per incoraggiarmi e così proseguiamo. –Siamo vicini. A breve il fuoco della vendetta spazzerà vai tutto questo freddo-. Dice Shina e io cerco di tenere duro. Dopo un tempo che sembra infinito arriviamo alla casa, che da vicino sembra più una capanna, ed entriamo senza esitare. Dentro è caldo e l'aria è satura dell'odore di fumo. Delle braci illuminano flebilmente l'angusta abitazione, composta da un'unica stanza. Al centro c'è il braciere semispento, sulla sinistra una misera cucina mentre sulla destra, sotto una piccola finestrella c'è una lettino dove un uomo molto robusto dorme russando sonoramente.

Shina fa una risatina euforica e lasciando la mia mano si avvicina silenziosa come un ombra. Subito la seguo animato dalla stessa euforia. Il fulmine fa entrare per qualche secondo una fascio di luce dalla finestra che illumina l'uomo che giace immobile all'oscuro della nostra presenza, e qualcosa cattura la mia attenzione. Mi avvicino ancora di più e un altro fulmine mi permette di vedere chiaramente il corpo e il volto dell'uomo. Ciò che però attira la mia attenzione è il suo braccio e il tatuaggio leggermente sbiadito. Quel tatuaggio io l'ho già visto, lo riconoscerei tra mille, e riesco a riconoscerlo anche adesso nonostante la poca luce. Un moto di rabbia mi attraversa così stringo forte i pugni e guardo Shina, ma lei non c'è più. Mi accorgo che sul comodino c'è un piccolo specchio polveroso, lo prendo e lo osservo incuriosito. Un altro fascio di luce entra nella stanza e vedo il mio volto riflesso, ma non sono io, è Shina nello specchio che mi guarda sorridendo, uno dei sui sorrisi malefici. Rimetto a posto lo specchio dove lo avevo preso e riprendo ad osservare di nuovo l'uomo. "Questo vecchio si merita di morire, deve morire adesso" penso tra me e me, e nel preciso momento in cui quel pensiero si fa largo nella mia mente sento qualcosa di freddo nella mia mano segnata del marchio. La alzo e anche con la fioca luce delle braci riconosco il coltello di ombra di Shina. I ricami oro risplendono ad intermittenza mentre muovo piano il coltello tra le mie mani, sembrano stelle in una notte oscura. –Adesso...- sento sussurrarmi all'orecchio ed istintivamente, animato dalla rabbia e dell'euforia sferro un colpo deciso alla gola dell'uomo. Sangue caldo schizza fuori dal profondo taglio e mi insudicia mani e faccia. L'uomo spalanca gli occhi e un lampo di terrore gli attraversa le pupille, si porta le mani alla gola cercando di fermare il continuo flusso di liquido bruno ma viene velocemente abbandonato dalla vita prima di riuscirci. L'odore di sangue mi inebria i sensi e mi spinge ad inferire ulteriormente sul cadavere. Continuo a colpire e tagliare, specialmente sul braccio, vorrei potergli estirpare quel tatuaggio, ma non posso, così lo copro di tagli. Adesso c'è sangue ovunque ed io mi sento finalmente appagato. Mi lecco le labbra e un sapore metallico mi invade la bocca. Il sapore della vendetta è così buono penso e comincio a ridere compiaciuto. Il coltello sparisce dalla mia mano e così riprendo lo specchio. Un tuono squarcia il cielo e io mi vedo riflesso nello specchio macchiato di sangue nell'angolo. Sono io che sorrido, ma i miei occhi non sono più color nocciola ma rosso rubino, demoniaci e ipnotici. Scaglio lo specchio contro il muro facendolo frantumare in mille pezzi ed esco fuori dalla casa. Il tempo e peggiorato ma a me non importa, io sono felice. Rido fragorosamente mentre la piaggia mi bagna e lava via il sangue che mi ricopre. Sono felice!".

Mi sveglio di soprassalto con ancora quella risata demoniaca, la MIA risata demoniaca che mi rimbomba nella testa. Respiro affannosamente e sono sudato fradicio. Allarmata si sveglia anche Nami che mi scruta con aria preoccupata. –Hiro, va tutto bene?-. Mi dice e prende la sua maglia da terra cominciando ad asciugarmi la fronte e il collo. Non riesco a calmarmi. –Hiro? Cosa hai sognato? Sembri un cadavere!-. Aggiunge Nami e io non riesco più a trattenermi dopo aver sentito quella parola. Corro in bagno a vomitare. Dopo essersi vestita arriva anche Nami che mi aiuta a ripulirmi e mettermi l'accappatoio. Ho la faccia quasi gialla, profonde occhiaie nere sotto gli occhi e il viso sembra più scavato del solito. Aggrappato a Nami mi trascino di nuovo a letto e tremando mi metto sotto le coperte, mentre lei mi accarezza i capelli con fare protettivo.

Cosa ho fatto! Continuo a ripetermi. So già che non si è trattato di un sogno, ma di qualcosa di reale, ho realmente ucciso un uomo nel suo letto. –Non era un uomo qualsiasi, Hiro. Lui meritava di morire e tu meritavi la tua vendetta!-. Shina compare dal nulla sul mio letto e mi osserva con sguardo confuso. Perché non riesce a capire per quale motivo mi sento così, mi domando mentre i miei occhi si riempiono di lacrime. Non posso sopportare che sia Shina sia Nami mi guardino in questo stato così mi butto la coperta sulla faccia e mi rannicchio con le ginocchia contro il petto. –Sembri un bambino!- Sento dirmi da Shina, e dal suo tono capisco che è infastidita. –Vado a preparare del thè-. Mi informa con voce sconsolata Nami e si avvia verso la cucina. Sento i suoi passi allontanarsi ed esco da sotto le coperte. Shiro salta sul letto e viene a mettersi vicino al mio viso facendomi le fusa. Mi metto a sedere, asciugandomi le lacrime dal viso, e lo prendo tra le mie braccia, quando queste cominciano a bruciare. Metto Shiro sul letto e mi tolgo l'accappatoio. La macchia nera si è espansa ancora di più lungo il braccio con il marchio arrivando fin quasi al collo, e ansioso noto che anche l'altra mano è completamente annerita. La vendetta mi sta consumando dentro e questi sono dei chiari segni. Sconsolato mi rimetto l'accappatoio e in quel momento arriva Nami con il thè. Appoggia il vassoio con le due tazze sul comodino e me ne porge una, ma io rifiuto scuotendo la testa. –Hiro, cosa hai sognato?-. Mi chiede apprensiva Nami, ma io abbasso semplicemente lo sguardo restando in silenzio. –Sei strano Hiro, cosa ti sta succedendo? Un giorno sei allegro l'altro triste... Sai che puoi parlarne con me, sono la tua ragazza, puoi dirmi qualsiasi cosa-. Mi incoraggia Nami prendendomi una mano e accarezzandomi il volto, ma io non ho né la forza né il coraggio di parlare, così continuo a tenere lo sguardo basso. Restiamo così per lungo tempo, e Nami non mi chiede più nulla, semplicemente mi tiene la mano e mi osserva di tanto in tanto. Lei è la tua ancora di salvezza, lei è la tua ancora di salvezza mi dico, ma la vigliaccheria ha la meglio, facendomi tacere. Poco prima dell'ora di pranzo Nami mi prepara qualcosa da mangiare e poi torna a casa. Vado in cucina ma il solo odore del cibo mi fa tornare la nausea così me ne ritorno a letto dove trovo Shina intenta a giocherellare con il suo coltello. Cerco di guardarlo il meno possibile per non ricordare che con quel coltello ho tagliato la gola di quell'uomo, e scaccio dalla mente tutte le immagini che riaffiorano a poco a poco. –La tua prima vera vittima, Hiro. Forse posso dire che finalmente stai cominciando a capire quanto sia necessario porre fine alla vita di esseri indegni come quello-. Dice Shina sollevata rivolgendomi un sorriso. Ripenso a quanto intensamente un tempo avessi desiderato quella vendetta, con la stessa intensità con cui la desideravo durante il sogno e una stretta allo stomaco mi costringe a sedermi sul letto. –Va via-. Sibilo tenendomi la testa tra le mani. –Lo sai che ho ragione, adesso lo senti, vero?-. Aggiunge Shina e viene a mettersi accanto a me avvolgendomi le spalle con il braccio. Anche se non sopporto la sua vicinanza non riesco a scacciarla via, e resto seduto, immobile, ripensando al passato e al modo in cui ho "conosciuto" quell'uomo. 

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