UNO

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CAPITOLO UNO

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CAPITOLO UNO

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POV'S BENEDETTA

Viaggiare.
Io ho sempre amato viaggiare, più di qualsiasi altra cosa. Uscire, scoprire il mondo, altre culture ed usanze vedendo così come le funziona la vita al di fuori delle nostre quattro mura.
Viaggiare riduce lo stress, stimola la felicità e allontana la depressione, una vera e propria soluzione per svagare la propria mente e liberarsi della solita routine. Come dico sempre esplorare apre la mente e riduce i pregiudizi. Scoprire altro, cose nuove ed allontanarsi da ciò che già si conosce, allarga la testa ed incide in profondità sulla personalità.
Nell'ultimo anno avevo visitato non so quanti posti, avevo perso il conto: usavo il viaggio come terapia, come l'unico modo per distrarmi da ciò che mi aveva distrutta.
Infatti, in quel gelido primo pomeriggio di inizio novembre, mi trovavo su un treno diretto a Torino. Il vento soffiava forte, il cielo era coperto e scuro e fuori pioveva rendendo il paesaggio ancora più annebbiato.
Ero appena scesa dal treno ad alta velocità approdando nel capoluogo piemontese lasciando la mia amata Firenze. Una brezza fredda mi colpì e mi strinsi ancor di più nel mio lungo cappotto nero. Non mi ci volle molto a capire dove andare, d'altronde abitai parecchio in quella città e sapevo come muovermi, quindi impugnai saldamente la mia valigia grigia da viaggio e mi diressi verso l'uscita della stazione. Mi guardai attorno cercando con lo sguardo la mia migliore amica Thessa; ne approfittai anche per respirare, nuovamente, l'aria torinese. Bastò qualche solo sguardo intorno a me per far riaffiorare tutti quei mesi passati qui, per queste strade di questa città quando ancora ci abitavo, con lui.

« Benni! » Alla fine fu lei a trovarmi per prima. Avvolse le sue braccia attorno al mio corpo abbracciandomi calorosamente. « Dio mio, quanto mi sei mancata... »

Le sue parole mi fecero sorridere ampiamente e ne approfittai per ricambiare il suo gesto. « Anche tu, Thessa, davvero tanto. » Le stampai un bacio veloce sulla guancia per poi staccarmi dal suo corpo e osservare meglio il suo piccolo pancino che pian piano stava crescendo sempre di più. « Guarda qua come cresce! »

« Si. » Appoggiò una mano sulla sua pancia. « Tra non molto sapremo anche il sesso. »

Avvicinai la mia mano alla sua e le accarezzai la pelle da sopra il maglione pesante. « Ancora non ci credo... Sarò zia. » Borbottai incredula.

« Sarai la zia migliore del mondo e poi nemmeno io ci credo ancora, davvero. Mi sembra così surreale... Dai, dammi questa valigia. Hai fatto un lungo viaggio è il minimo portartela. » La prese non facendomi scomodare quando in realtà era lei quella che doveva stare più rilassata e comoda che mai: lei portava una nuova vita in grembo, non io. « Vieni: Manu ci sta aspettando in macchina nel parcheggio. »

AGAIN | FEDERICO CHIESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora