QUATTRO

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CAPITOLO QUATTRO

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CAPITOLO QUATTRO

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POV'S FEDERICO

Parcheggiai l'auto nel parcheggio di casa mia, uno di quel palazzi altissimi e modernissimi di Torino pieni di attici.

« Arrivati. » Dissi spegnendo il motore della macchina e mi slacciai la cintura di sicurezza. Lucia, senza dire nulla, sospirò solamente ed uscì iniziando già ad incamminarsi verso l'entrata del palazzo.
Alzai un sopracciglio e la guardai confuso. C'era qualcosa che non andava nel suo comportamento e lo si poteva percepire senza alcun problema.
Alzai la zip della giacca chiudendola e la raggiungi estraendo le chiavi del portone dalla tasca destra dei jeans.

« C'è qualcosa che non va? » Domandai inserendole nella toppa ed aprendo la serratura.

« No, tutto perfetto. » Rispose chiamando l'ascensore con insistenza e mostrando tutta la sua frustrazione.

« Non mi pare. »

Lei sbuffò ancora senza proferire parola. Le porte dell'ascensore si aprirono ed entrammo osservando le nostre sagome nello specchio dell'ascensore.
Mi passai una mano nei capelli per provare ad aggiustarli: sembravo devastato e, forse, era anche così per davvero. Le serate in discoteca mi distruggevano, per recuperare le energie spese dormivo più del dovuto. Stasera era anche stato abbastanza strano ritrovarsi nel privée con la mia ex ragazza che rendeva il tutto ancora più imbarazzante, non pensavo che sarebbe mai potuto succedere. Era tutto così irreale.

Io e la mia ragazza restammo muti per tutta la durata del piccolo viaggio che ci portò fino a casa mia, si sentivano solamente i suoi tacchi a spillo ed i suoi sospiri rumorosi che non stavano facendo altro che infastidirmi. Poteva semplicemente parlare invece che fare la stizzita?

« Si può sapere che ti prende oggi? » Domandai insistendo chiudendo la porta alle mie spalle togliendomi la giacca pesante e beandomi dell'aria calda di casa.

« Cosa prende a me? Davvero, Federico? » Chiese a sua volta incominciando a svestirsi togliendosi prima i tacchi che le indolenzivano i piedi e successivamente il lungo cappotto che le avvolgeva il corpo.

« Ma che ho fatto stavolta? »

Lei rise nervosamente manifestando tutta la sua frustrazione e si passò una mano nella chioma dall'agitazione. « Stranamente stasera mi stavi sempre appiccicato, non la smettevi mai di baciarmi. » Lanciò letteralmente la giacca sul divano facendomi sgranare gli occhi per il gesto inaspettato.

« E ti lamenti? » Scossi la testa non capendo. « Non ti do attenzioni e ti lamenti, te le do e mi sbraiti contro lo stesso. Dimmi: cosa devo fare? »

« Tu non capisci. » Mi dileguò con la mano e camminando verso camera mia.

« No, Lucia, io non capisco. Non ci capisco proprio più nulla! » Ed era così: ero in una situazione estremamente strana. Benedetta era piombata a Torino senza alcun motivo facendo riaffioriate tutto il passato, proprio quando tutto sembrava tranquillo ed andare per il meglio. « Dove cazzo ho sbagliato questa volta? » Alzai il tono inseguendola.

AGAIN | FEDERICO CHIESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora