Capitolo 5

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Sento il rumore della sveglia rimbombare nella stanza, alzo un braccio verso il comodino per spegnerla e dare un po' di conforto alle mie orecchie, ma dopo letteralmente due secondi, sento mia madre urlare dall'uscio della porta

«Amelie, alzati! È tardi, sono le sette!»

Guardo l'ora dalla sveglia. Le sei del mattino.

Mia mamma ha un'esagerazione sproporzionata per quanto riguarda la puntualità.

Mi alzo e mi dirigo verso il bagno per farmi una doccia, che mi aiuta a svegliarmi e poi vado in cucina, dove mi attendono una bella tazza di caffè latte e biscotti nel tavolino. Il sorriso di mia mamma di prima mattina rende tutto più dolce e bello.

Sono contenta di vederla così spensierata e attiva, finalmente ha trovato una serenità che non pensavo le appartenesse.

La vedo togliersi il grembiule e sedersi di fronte a me, tira fuori il telefono e mi mostra un annuncio

«Ho già contattato, questa mattina alle dieci ho un colloquio» mi dice mostrandomi un altro sorriso.

Finalmente, ha l'opportunità di riscattarsi, di iniziare di nuovo.

Le sorrido dolcemente

«Sono contenta per te, mamma. Sono sicura che andrai alla grande»

«Grazie tesoro, ora però aiutami a ritirare prima di andare in facoltà»

La aiuto a sistemare tutto, poi afferrò la borsa controllando se dentro c'è tutto ciò che mi occorre e poi corro fuori.

L'aria freschina di ottobre inizia a farsi sentire, mi stringo la giacca a me ancora di più quando ad un tratto mi sento toccare leggermente la spalla.

«Ehi, buongiorno»

Il viso di Sara mi regala l'ennesimo sorriso della giornata.

«Buongiorno!»

«Allora, pronta a tre lunghe ore di lezione?»

«Onestamente? No»

La sento sbuffare, poi prende il pacchetto di Marlboro dalla tasca, sfila una sigaretta e l'accende con estrema lentezza.

«Credo che prima ho bisogno di un caffè, vieni?»

Decido di accettare l'invito, dato che mancano ancora venti minuti prima dell'inizio della prima lezione. Ci dirigiamo al bar della facoltà, io ordino solo un caffè e un bicchiere d'acqua, mentre Sara si prende una colazione intera. Quando ci arriva ciò che abbiamo ordinato, i suoi occhi si illuminano, inizia ad inzuppare il cornetto al cioccolato nel cappuccino, e nel farlo è talmente assorta ad ammirarlo, che per poco si sporca i pantaloni bianchi che indossa.

Mi scappa un risolino, e vedendomi ridacchia anche lei, abbassa il viso per nascondersi leggermente, e nel farlo, una ciocca dei suoi capelli lisci e biondi le ricade davanti.

«Allora, parlami un po' di te»

Inizia  a parlare mentre continua a mangiare di gusto.

«Non saprei, mi chiamo Amelie e vivo insieme a mia mamma, sono tornata qui a Firenze, luogo dove sono nata, ma ho abitato da quando ero piccola a Roma»

«E come mai sei tornata?»

Per ricominciare

Alzo le spalle restando in silenzio. Non mi va di rispondere e non riesco a inventare una scusa così su due piedi.

«Cavolo, scusami. Non avrei dovuto chiedere»

Le sorrido

«Tranquilla... tu invece? Hai sempre abitato qui?»

«Io sì, nata e cresciuta qui purtroppo»

«Come mai "purtroppo"? Firenze è incantevole»

Fa spallucce «mi piacerebbe girare il mondo»

«Sei una sognatrice eh»

Continuiamo a ridacchiare per il resto del tempo che ci resta a disposizione, poi prendiamo tutto, paghiamo e usciamo dal bar per dirigerci nell'aula insieme.

La sua compagnia mi rincuora, mi fa spensieratezza e leggerezza, non so perché.

Mi innervosisce il fatto che non riesco a spiegare la vera motivazione per cui io sia qui, forse non la so nemmeno io.

Ricominciare, si, ma da me stessa? Oppure è stato solo un modo per scappare dal dolore?

Credo che prima di dare una spiegazione agli altri, dovrò prima donarla a me stessa.

Passo le tre ore di lezione senza seguire nulla, ho la testa per aria e sicuramente, Sara se ne è accorta, perché ogni tanto la vedevo che mi lanciava sguardi furtivi.

Quando rientro a casa, sento la testa gonfia come un pallone e non a causa delle lezioni, dato che non ho sentito mezza parola.

Ho tanta fretta di trovare una risposta, che mi sto perdendo il mio obbiettivo principale: lo studio.

Fortunatamente Sara, prima di separarci, mi ha dato in prestito i suoi appunti di oggi, così questo pomeriggio posso andare e trascrivermeli tranquillamente in biblioteca.

Chissà se oggi ci sarà...

Inevitabilmente tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora