Capitolo 7

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Il mattino successivo alla serata trascorsa con Malfoy, Harry si svegliò sul divano con i vestiti indossati la sera precedente e un mal di testa da Guinness dei primati. Strizzò gli occhi e vide la bottiglia di whisky completamente vuota. Per quanto l'ex Serpeverde avesse potuto bere, dubitava fortemente che fosse stato il biondo a finirla. Il suo mal di testa era un indizio inconfutabile sulla fine del contenuto della bottiglia.

« Kreacher... » rantolò Harry e l'elfo domestico apparve all'istante davanti ai suoi occhi.

« Si, padrone? »

« Che ore sono? »

« Le dieci e un quarto, padrone. Harry Potter, signore, deve essere al lavoro per le undici » gli disse l'elfo con un inchino, mentre Harry ancora rantolava sul divano.

« Pozioni Antisbornia non ne abbiamo, vero? » domandò il moro speranzoso

« No, signore » rispose l'elfo « Kreacher ne comprerà alcune nel pomeriggio ».

Harry annuì e gli domandò se potesse preparargli la colazione, mentre lui andava a farsi una doccia. Era tutto indolenzito per aver dormito sul divano e, con quel cerchio alla testa, l'idea di chiudersi in un negozio brulicante di voci e persone non era la migliore prospettiva.

Uscì dal bagno perfettamente asciutto – essere un mago aveva la sua utilità, soprattutto se si era diventati bravi con gli incantesimi asciuganti – e si vestì velocemente. Andò in cucina e trovò una tazza di caffè nero e fumante, alcuni toast e diverse fiale con dentro un liquido rosso che Harry riconobbe come Pozioni Antidolorifiche monodose. Addentò un pezzo di toast e bevve un sorso di caffè amaro prima di mandare giù il contenuto di una fiala. Ne mise in borsa le altre dopo averle protette con un incantesimo Infrangibile. Era certo che in giornata ne avrebbe avuto nuovamente bisogno.

Prima di smaterializzarsi gettò un'occhiata allo specchio e vide nel riflesso il suo volto marchiato da profonde occhiaie. Avrebbe dovuto dare qualche spiegazione al lavoro ma, se non altro, il mal di testa aveva cominciato ad affievolirsi. Poteva dirsi se non altro felice di non soffrire più nel momento della Smaterializzazione.

Probabilmente le sue scarse facoltà mentali dovevano avergli giocato un brutto scherzo, perché si ritrovò all'interno dell'unico gabinetto rotto del negozio. Con due semplici incantesimi, aprì e si richiuse la porta alle spalle, raggiungendo poi gli spogliatoi maschili. Appoggiò la fonte alla fredda anta di metallo del suo armadietto, conscio che quel giorno avrebbe fatto meglio ad andare in metropolitana. Lasciò la giacca e la borsa all'interno e si mise il gilet dei dipendenti, non prima però di aver fatto scivolare in una tasca una fiala di Pozione. Era meglio non esagerare, ma non era certo che sarebbe riuscito a resistere fino alla pausa. Prima di uscire nell'area adibita alla vendita controllò lo stato del bancale a loro riservato. Quella mattina erano arrivati pantaloni e stivali e diversi erano anche già stati caricati sul lineare. Lui in compenso doveva ancora finire di leggere i curriculum e prendere una decisione su chi convocare per un colloquio.

« Ciao Harry! Non ti ho visto entrare » lo salutò Helena con un sorriso.

« Ciao, tutto bene? » domandò lui cortesemente.

« Stanca e affamata. Vado in pausa » disse lei, sciogliendosi i capelli.

« Buona pausa, allora! »

« Grazie e buon lavoro a te. C'è Abby che ti aspetta in reparto, tra l'altro ».

Harry fece una smorfia divertita e raggiunse la ragazza.

« Ma buongiorno... Abbiamo fatto le ore piccole, ieri? » domandò lei divertita.

« Sì, ma ancor peggio è stato finire la bottiglia di Vecchio Ogden e smaterializzarsi per venire al lavoro. Ho un mal di testa tremendo » spiegò il ragazzo senza fare molto caso alle sue parole.

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