Capitolo 2

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Harry si materializzò direttamente nell'ingresso del suo appartamento. Avrebbe potuto comodamente vivere a Grimmaud Place, ma i ricordi legati a quell'abitazione era ben poco felici. Se voleva lasciarsi tutto alle spalle - e non essere facilmente ritrovato - bastava solo trovarsi un nuovo luogo in cui vivere.

Per qualche giorno era vissuto nell'antica dimora dei Black, giusto il tempo di portare via libri e oggetti magici che in un modo o nell'altro sarebbero potuti tornargli utili e, solo dopo aver raccolto tutto - debitamente rimpicciolito - in un borsone, si era trasferito nel nuovo appartamento. Era una casa semplice e normalissima: sul corridoio centrale di affacciavano la cucina e la camera da letto a sinistra, salotto e camera inutilizzata a destra. Esattamente opposto all'ingresso c'era invece il bagno.

La cucina, nonostante gli elettrodomestici apparentemente Babbani, era il regno di Kreacher: l'elfo abitava dentro un armadio che aveva reso piuttosto confortevole e passava la maggior parte del suo tempo a cucinare, pulire e tutte quelle mansioni a cui era abituato un elfo domestico.

Harry metteva piede in quella stanza malapena per mangiare.

Il salotto invece era un angolo di regno Babbano: facevano bella mostra di sé un grande televisore piuttosto antiquanto e una consolle per videogiochi acquistata per capriccio e quasi mai utilizzata. Non mancavano un computer, uno stereo e una sorta di armadietto degli alcolici pieno bottiglie di Burrobirra, idromele e, all'occorrenza, anche di whisky. Per quanto Harry si fosse allontanato dal Mondo Magico, Kreacher continuava a farne parte e acquistava tutto ciò che il ragazzo desiderava.

La camera da letto era piuttosto semplice: aveva un letto a baldacchino con pesanti tende rosse, due comodini, una poltrona, una scrivania e un armadio. I colori erano abbastanza tetri, ma ad Harry non importava molto. Una camera tutta sua senza inferiate alle finestre era molto di più di quanto avesse mai avuto.

La vera particolarità di quella casa era la stanza degli ospiti che, senza conoscere il giusto incantesimo, nessuno sarebbe mai riuscito ad aprire. Era come se quel luogo fosse diventato la sala dei ricordi. Era la camera più grande di tutto l'appartamento e Harry, aiutato da Kreacher, aveva ricreato il degno studio di un mago: libreria piena di vecchi tomi ingialliti e ammuffiti che un tempo erano appartenuti alla famiglia di Sirius (molti contenevano anche incantesimi oscuri, e il ragazzo era riuscito a trovare una versione più antica dell'Incanto Fidelius e decisamente più efficace), una scrivania coperta da pergamene, manufatti magici e alcuni Spioscopi, e alle pareti aveva appeso la sua vecchia scopa da corsa e la sua divisa di scuola e quella della squadra di Quidditch. Aveva anche messo pesanti tende rosse alle pareti e una tappezzeria molto simile a quella della Sala Comune dei Grifondoro. Persino la scrivania e le poltrone erano in linea con l'arredamento prediletto dalla Casa a cui era appartenuto. Aveva invece lasciato libero il Boccino d'Oro lasciatogli da Silente che non cessava mai di svolazzare per la stanza, ronzandogli nelle orecchie.

« Il padrone sta bene? Kreacher non ricordava che Harry Potter, signore, sarebbe arrivato a casa così tardi »

Harry fu quasi immediatamente raggiunto dalla voce di Kreacher.

« Ho avuto un contrattempo, ma va tutto bene. Sono solo stanco, puzzolente e affamato. Vado a farmi una doccia e dormirò un poco, O forse fino a domattina prima di andare al lavoro ».

« Per che ora il padrone desidera essere svegliato? » gli domandò l'elfo servizievole. Harry tante volte faticava a riconoscere in Kreacher l'elfo domestico che aveva incontrato molti anni prima a casa Black, quando Sirius era ancora vivo e Grimmaud Place il quartier generale dell'Ordine della Fenice.

« Per le sei e un quarto... Anzi, sei e mezza, a quell'ora posso materializzarmi nel vicolo dietro il negozio » rispose il ragazzo mentre appendeva giacca e borsa e metteva le scarpe da ginnastica nella piccola scarpiera dell'ingresso.

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