Capitolo 3

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La notte tra mercoledì e giovedì Harry non ebbe il benché minimo problema a dormire. Nonostante la delusione iniziale per la reazione di Malfoy, in quel momento si sentiva tranquillo, rilassato e soprattutto realizzato. La notte tra venerdì e sabato invece non riuscì a chiudere occhio. Era riuscito in qualche modo ad allontanarsi dall'l'ultimo legame ritrovato e non richiesto del suo passato, ma questo l'aveva costretto a rivedere con occhio più maturo e meno avventato le proprie azioni. Fuggire dal Mondo Magico era stato liberatorio, ma il prezzo che aveva dovuto pagare era stato alto. Aveva cessato di essere il famoso Harry Potter diventando uno dei tanti signor nessuno. Era quello che aveva sempre desiderato ma in qualche modo questo l'aveva riportato alle origini, quando ancora non sapeva di essere un mago. Certo, non c'era nessun Dudley a picchiarlo o zio Vernon a punirlo quando compiva una magia involontaria. Aveva avuto qualcuno al suo fianco e al lavoro c'erano delle persone che si erano affezionate a lui e con cui ogni tanto usciva, ma non era la stessa cosa che avere degli amici. Con i compagni del corso che aveva frequentato per ottenere un diploma non aveva mai legato paticolarmente: ai tempi era appena scappato ed era troppo diffidente per socializzare con degli estranei e i ricordi felici e spensierati che aveva di quel periodo erano davvero pochi.

Si rigirò esausto nel letto: il giorno successivo avrebbe iniziato il turno all'una e finito alle otto di sera e, dopo essere andato a letto alle due di mattina, all'alba delle cinque mezza non era ancora riuscito a chiudere occhio. Odiava Malfoy come sentiva di non averlo mai odiato in vita sua, neanche quando... Non era il caso di tornare ulteriormente su ricordi che si era ripromesso di cancellare. Non voleva obliviarsi - anche se era stato più volte tentato, la cosa era comunque impraticabile - perché per quanto dolorosi o negativi, i ricordi possono tornare utili. Era stata una delle tante lezioni che Silente gli aveva dato durante il suo sesto anno.

Agitò nervosamente le gambe, scalciando coperta e lenzuolo in fondo al letto e si tirò su a sedere aprendo di scatto le cortine del baldacchino. Afferrò la bacchetta dal comodino e richiamò a sé i pantaloni della tuta sotterrati da un cumulo di vestiti in qualche angolo della stanza. Quando uscì la bagno sibilò l'incantesimo di apertura per la porta della stanza dov'erano custoditi i ricordi della sua vita precedente. Aveva trovato tempo fa un grazioso incantesimo che gli aveva permesso di aggiungere un finto camino alla parete. Il fuoco non bruciava ma scaldava e non aveva bisogno dell'apertura reale di un camino; era anche a prova d'acqua e trasportabile e non ché uno dei tanti incantesimi utili di Hermione. Harry si sedette alla scrivania sgombrando grossolanamente con un braccio lo spazio sufficiente per avere un piano d'appoggio. Da un cassetto estrasse un grosso pezzo di pergamena, una piuma e una boccetta d'inchiostro.

Rimasse a fissare la superficie immacolata per mezzora finché non scrisse di getto qualche riga e, senza neanche rileggerle, sigillò con un incantesimo la pergamena e chiamò Kreacher, ordinandogli di portare immediatamente il messaggio all'ufficio postale di Diagon Alley e farlo recapitare a Draco Malfoy con la massima urgenza.

Non è facile fidarsi, soprattutto di un Serpeverde.

Forse hai ragione: morirò solo e questa cosa mi fa davvero paura. Molto più che Voldemort.

Non pensavo che avrei mai detto a un Serpeverde - e più nello specifico a te - ma mi dispiace, anche se non capisco cosa tu voglia da me.

Non rispondere via gufo. Sai già dove lavoro e come trovarmi.

Harry

Era un messaggio che diceva tutto e niente, ma un modo come un altro per riallacciare il minimo rapporto con il ragazzo.

Malfoy aveva ragione: aveva deciso di scappare probabilmente sarebbe rimasto solo fino alla fine dei suoi giorni.

Non poteva crearsi dei sinceri rapporti d'amore o d'amicizia quando da anni era costretto a nascondere a tutti chi era davvero.

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